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La tattica di Di Maio: Salvini vinca le politiche se vuole governare da solo – Corriere della Sera

Apr 20, 2019

ROMA — Si naviga a vista, in acque tempestose e sempre pi inquinate da sospetti e veleni. I leghisti scalpitano, hanno fretta di bruciare gli ultimi punti che ancora li collegano alla terraferma del governo, eppure sanno di dover resistere almeno fino al 26 maggio.

Quel giorno, ha promesso Matteo Salvini ai luogotenenti del Carroccio, si cambia la Storia d’Italia e d’Europa. Ma se il leader si interroga su quando e come gettare a mare l’alleanza gialloverde, i 5 Stelle preparano le barricate. Giuseppe Conte sul Corriere ha sfidato Salvini con toni ultimativi, ha invitato il pretendente a Palazzo Chigi a mettersi comodo, perch ha una vita davanti a s e non sar premier in questa legislatura.

Parole che in via Bellerio sono arrivate come una sferzata. Le regole d’ingaggio erano altre — lamentano i dirigenti leghisti in rivolta — Conte si schierato, non pi il punto di equilibrio. Dicono che Salvini ne abbia piene le scatole degli alleati—avversari, eppure l’ordine di scuderia ignorare polemiche, insulti e provocazioni e concentrarsi sulle cose da fare.

Sul fronte opposto, la resistenza del capo del governo ha rassicurato i pentastellati, intenzionati ad alzare ancora l’asticella su immigrazione e conflitto di interessi. Niente prove di forza — l’avvertimento che Luigi Di Maio ha messo a fuoco con i collaboratori — Il voto di maggio serve a eleggere il Parlamento europeo. Se Salvini vuole governare da solo, deve vincere le politiche. Ai ministri della Lega, che pretendono un tagliando al governo sulla base del verdetto elettorale, Di Maio risponder con un drastico non esiste, il governo va avanti cosi, se vogliono rompere se ne assumano la responsabilit. Il timore che Salvini stia soppesando ogni schema possibile per liberarsi di un alleato ingombrante forte, ma nel giro ristretto del capo politico la mettono cos: Il 4 marzo abbiamo vinto noi, tanto che Di Maio doveva fare il premier e Salvini lo ha impedito. La maggioranza in Parlamento nostra e i ministri 5 Stelle sono pi dei loro. Non pensino di sostituirci, n di riformulare il governo sulla base di un voto europeo.

L’incubo della sostituzione in corsa si materializzato tra Camera e Senato prima della pausa pasquale. C’ chi si convinto che Salvini voglia andare al voto a ottobre e chi invece d forza e fiato ad altri scenari. Il pi accreditato tra i leghisti vorrebbe il ministro dell’Interno attratto dall’idea di continuare la navigazione da capo del governo, senza passare per le urne. Come? Rimpiazzando in autunno l’ala dura e pura, vicina al presidente Roberto Fico, con la formazione repubblicana che nascerebbe dalle nozze tra Giorgia Meloni (FdI) e gli azzurri di Giovanni Toti. Di Maio resterebbe in maggioranza, alla guida dei suoi parlamentari filogovernativi. Al quartier generale del capo stellato l’ipotesi di restare in un governo ancora pi a destra viene smentita con sdegno, ma il solo fatto che continui a girare rivela il livello di allarme.

La paura che serpeggia tra deputati e senatori, terrorizzati all’idea di ritrovarsi senza scranno e senza lavoro, induce i fedelissimi di Di Maio ad alzare ancora i toni, spargendo moniti e altol. Insinuano che Salvini abbia perso la testa per via dei sondaggi, lo accusano di non avere rispetto di Conte, lo appellano come doge o podest, gli rimproverano sconfinamenti e fughe in avanti. E insistono nell’invocare le dimissioni di Armando Siri. Conte chiamer il sottosegretario indagato per corruzione solo dopo Pasqua, ma secondo i leghisti non affatto scontato che gli chieda un passo indietro per salvare la nave in tempesta. Il senatore intenzionato a resistere, pur spogliato delle deleghe: Io faccio quello che dice Salvini. L’inquilino del Viminale determinato a difendere il suo consigliere economico, perch si fida di lui e perch la resa di Siri suonerebbe come un’ammissione di colpa. Ma anche qui i 5 Stelle seminano zizzania e rivelano che il sottosegretario leghista a Palazzo Chigi, Giancarlo Giorgetti, va dicendo che si deve dimettere.

Il M5S non moller la presa. Anzi, continuer a diffondere allusioni e interrogativi maliziosi: Paolo Arata, il faccendiere indagato, ha finanziato la Lega?. A Pasquetta la tregua forzata sar finita. Marted in Consiglio dei ministri si rischia la resa dei conti sul decreto crescita. Se i leghisti votano contro il “Salva Roma” sar crisi, avvertono gli spin 5 Stelle. E azzardano una previsione: I ministri della Lega diserteranno il cdm.

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