Da stanotte, 5 luglio 2016, Giove, il gigante del sistema solare, ha 68 satelliti che gli girano intorno, uno pi di ieri. Juno, la sonda spaziale Nasa che alle 5.35 italiane ha effettuato la delicatissima manovra di inserimento in orbita dopo 5 anni di viaggio e tre miliardi di chilometri percorsi. Manovra complessa e difficile, molto a rischio, dato che Juno, coi suoi oltre 3.000 chili al decollo, arrivato nei pressi di Giove alla bella velocit di 250.000 chilometri all’ora e aveva solo mezz’ora per manovrare, rallentando, in modo da arrivare in orbita attorno al grande pianeta.
L sonda Juno in orbita attorno a Giove
Delicata la manovra anche perch il satellite ha dovuto cavarsela da solo, la distanza attuale di 800 milioni di chilometri infatti impone un’ora di tempo per far arrivare un segnale alla sonda, niente controllo in tempo reale dalla Terra insomma. Ora lo attende una serie di 37 orbite, in un anno circa, in cui studier il pianeta con i suoi molti strumenti, di cui due fra i pi importanti sono italiani di concezione e costruzione. Siamo dentro, siamo in orbita! Giove ha finalmente catturato Juno dopo un viaggio lungo 5 anni. Tutto bene secondo le attese. Tutti gli strumenti sono stati spenti durante l’inserzione in orbita.
Adesso dobbiamo attendere il 10 luglio che JIRAM si svegli per darci la prova finale che tutto andato bene, il messaggio entusiastico che Alberto Adami ci ha mandato pochi minuti dopo la conferma della riuscita dell’operazione dal centro di controllo Nasa di Pasadena, dove si trova l’equipe italiana dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Planetologia Iaps/Inaf. Jram lo strumento di cui responsabile Adami, composto da una camera fotografica e uno spettrografo, per analizzare l’atmosfera di Giove e studiare il fenomeno delle imponenti aurore boreali che vi si formano. Giove racchiude molti segreti importanti anche per noi, con la sua enorme massa, che equivale a pi di quella di tutti gli altri pianeti ed asteroidi che conosciamo messi assieme, il regolatore delle orbite dei pianeti pi interno, come Marte, Venere e la nostra Terra.
lui, con la sua spaventosa azione gravitazionale, a tenerci nell’orbita giusta, non troppo vicina al Sole, troppo caldo, n pi lontana, troppo freddo. Si pensa che il pianeta si sia formato assieme al Sole, alle origini del sistema solare, racchiuderebbe insomma il segreto della formazione del nostro condominio cosmico. Un secondo strumento italiano, sviluppato dall’Universit La Sapienza di Roma, fornir una mappa precisa della gravit del pianeta, per sciogliere un altro interrogativo: se c’ o meno un nocciolo interno solido, che ruotando col pianeta crea il fortissimo campo magnetico che sappiamo esistere. Ora comunque tempi duri attendono il satellite Juno: si avviciner infatti molto al pianeta, 5.000 chilometri, sar investito da vortici di particelle molto energetiche e flussi consistenti di radiazione.
Probabilmente qualche problema ci sar, come fu anni fa per l’altro satellite Nasa che orbit attorno al pianeta, Galileo, anche se le parti pi delicate e sensibili ai disturbi, come il computer di bordo, sono racchiuse entro un sarcofago da 200 chili di metallo.
I primi quattro satelliti di Giove – Io, Europa, Ganimede e Callisto – furono scoperti da Galileo Galilei il 9 gennaio 1610 dalla sua casa di Padova, mentre usava il suo approssimativo cannocchiale con cui peraltro rivoluzion la scienza moderna, riportando la Terra al suo posto di periferia e non di centro dell’universo. Speriamo che altri italiani oggi ci aiutino a capire quando e come si formato Giove, e anche il nostro bel pianeta, che ora Juno vede come un piccolo puntino blu sperso nel cielo.
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