• 18 Aprile 2024 4:30

Corriere NET

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La resurrezione popolare delle ultramaratone negli Stati Uniti

Set 20, 2022

AGI – Nel 2021 l’organo di governo delle corse podistiche ha deciso di cancellare molte gare della durata di più giorni dal proprio calendario sportivo. Il motivo è che le corse podistiche spalmate su di più giorni consecutivi, dette anche “ultramaratone”, sono il punto limite di uno sport che è già di per sé marginale, i cui praticanti – spesso – si sentono obsoleti e con scarsa visibilità, ma tuttavia si considerano anche come gli ultimi depositari e custodi delle origini e della storia di questo sport.

Le gare di sei giorni e le sfide su più giorni, ricostruisce il New York Times, “risalgono al XVIII secolo e sono rinate negli Anni ’80 del secolo scorso come mezzo inclusivo per dar vita a sfide e primati personali”, tant’è che quando nel 1983 ebbero inizio le prime competizioni si pensò che le corse di più giorni potessero diventare persino mainstream, di moda.

Però questo genere aveva una sua propria controidicazione: uno sport i cui i tempi venivano calcolati in miglia orarie anziché in minuti per miglio non poteva sfondare tra l’opinione pubblica in genere e le masse in particolare. Troppo residuale.

Ultramarathon Runners Won’t Give Up Their Sport – The New York Times https://t.co/zkjwz4LlAd Ultramarathon Runners Won’t Give Up Their Sport The New York Times

— Jae R Love (@JaeRLove1)
September 19, 2022

Cosicché a settembre di un anno fa molti eventi strutturati su più giorni sono stati cancellati dall’Associazione Internazionale dei maratoneti, ma questa stessa decisione ha fatto sì che gli incalliti aficionados di questo genere sportivo, in un impeto di orgoglio e protesta, si siano creati il proprio gruppo e la propria organizzazione su misura, la Global Organization of  Multiday Ultramarathonewrs, con l’idea di creare un torneo per poter incoronare il Campione del mondo di questo particolare settore sportivo. Una sfida dell’uomo sull’uomo. E così è nato il Campionato del Mondo di 48 ore. 

La gara, iniziata il 3 settembre, ha attirato ben 47 corridori, sette dei quali sui 70 anni, tre sugli 80, molti poi si sono iscritti “non per rivendicare la vittoria ma per scalare la classifica”. Scrive il NYT: “Nato da un’idea di Nick Marshall, l’elenco della longevità è racchiuso in un enciclopedico foglio Excel e classifica le carriere degli ultrarunner in base all’intervallo di tempo dalla loro prima corsa di 50 o 100 miglia fino alla più recente. Alcuni corridori hanno 40 anni di carriera e altri, come lo svizzero Willi Furst e il tedesco Werner Hohl, hanno più di 53 anni di gare certificate”.

Il nuovo campionato ha così attirato molti appassionati che hanno pensato che attraverso di esso gli sarebbe stata restituita la possibilità di ottenere un’altra possibilità per poter affermare i propri record e performance.

Nel raccontare le storie di alcuni atleti di 82 o 84 anni, il giornale sottolinea che al momento “non è ancora chiaro se la creazione della gara di 48 ore e della Global Organization of Multiday Ultramarathoners rappresenti la fine di un’era o l’inizio di un’altra”. Chi correrà, vedrà…

AGI – Nel 2021 l’organo di governo delle corse podistiche ha deciso di cancellare molte gare della durata di più giorni dal proprio calendario sportivo. Il motivo è che le corse podistiche spalmate su di più giorni consecutivi, dette anche “ultramaratone”, sono il punto limite di uno sport che è già di per sé marginale, i cui praticanti – spesso – si sentono obsoleti e con scarsa visibilità, ma tuttavia si considerano anche come gli ultimi depositari e custodi delle origini e della storia di questo sport.
Le gare di sei giorni e le sfide su più giorni, ricostruisce il New York Times, “risalgono al XVIII secolo e sono rinate negli Anni ’80 del secolo scorso come mezzo inclusivo per dar vita a sfide e primati personali”, tant’è che quando nel 1983 ebbero inizio le prime competizioni si pensò che le corse di più giorni potessero diventare persino mainstream, di moda.
Però questo genere aveva una sua propria controidicazione: uno sport i cui i tempi venivano calcolati in miglia orarie anziché in minuti per miglio non poteva sfondare tra l’opinione pubblica in genere e le masse in particolare. Troppo residuale.

Ultramarathon Runners Won’t Give Up Their Sport – The New York Times https://t.co/zkjwz4LlAd Ultramarathon Runners Won’t Give Up Their Sport The New York Times — Jae R Love (@JaeRLove1)
September 19, 2022

Cosicché a settembre di un anno fa molti eventi strutturati su più giorni sono stati cancellati dall’Associazione Internazionale dei maratoneti, ma questa stessa decisione ha fatto sì che gli incalliti aficionados di questo genere sportivo, in un impeto di orgoglio e protesta, si siano creati il proprio gruppo e la propria organizzazione su misura, la Global Organization of  Multiday Ultramarathonewrs, con l’idea di creare un torneo per poter incoronare il Campione del mondo di questo particolare settore sportivo. Una sfida dell’uomo sull’uomo. E così è nato il Campionato del Mondo di 48 ore. 
La gara, iniziata il 3 settembre, ha attirato ben 47 corridori, sette dei quali sui 70 anni, tre sugli 80, molti poi si sono iscritti “non per rivendicare la vittoria ma per scalare la classifica”. Scrive il NYT: “Nato da un’idea di Nick Marshall, l’elenco della longevità è racchiuso in un enciclopedico foglio Excel e classifica le carriere degli ultrarunner in base all’intervallo di tempo dalla loro prima corsa di 50 o 100 miglia fino alla più recente. Alcuni corridori hanno 40 anni di carriera e altri, come lo svizzero Willi Furst e il tedesco Werner Hohl, hanno più di 53 anni di gare certificate”.
Il nuovo campionato ha così attirato molti appassionati che hanno pensato che attraverso di esso gli sarebbe stata restituita la possibilità di ottenere un’altra possibilità per poter affermare i propri record e performance.
Nel raccontare le storie di alcuni atleti di 82 o 84 anni, il giornale sottolinea che al momento “non è ancora chiaro se la creazione della gara di 48 ore e della Global Organization of Multiday Ultramarathoners rappresenti la fine di un’era o l’inizio di un’altra”. Chi correrà, vedrà…

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