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La figlia di un ex Nar e sua zia, quei legami mai interrotti tra Muraro e la destra

Ott 5, 2016

ROMA. Come Pulcinella in mezzo ai suoni, l’assessora all’ambiente Paola Muraro continua a ripetere a ogni legnata un autistico “vado avanti con il pieno appoggio della sindaca”, tenendosi alla larga da un proscenio di cui ormai sono nitidi i contorni e da un’indagine penale in cui risponde di reati ambientali e concorso in abuso di ufficio con l’ex Presidente di Ama Franco Panzironi e l’ex dg Giovanni Fiscon, l’uno e l’altro imputati nel processo Mafia Capitale. Quelli che consentono di dire che la Muraro è la cruna dell’ago attraverso cui un sistema di relazioni e interessi nato, cresciuto e battezzato dalla destra post-fascista romana, ha rimesso le mani su Ama, la municipalizzata dei rifiuti.

È una storia che si può documentare con le intercettazioni telefoniche (storia della scorsa settimana) tra la Muraro, Fiscon e Panzironi. Dunque, con il legame ora sentimentale, ora di business (1 milione e 350 mila euro di consulenze) che legava la prima agli altri due. Ma anche con quel reticolo familista proprio della città e di quel clan che in gioventù portava la celtica al collo. Si tratta di una storia minore, forse, eppure esemplare, che lega la Muraro a una famiglia “nera”, i Di Pisa, che ha avuto una parte nelle vicende della destra romana. E che documenta la microfisica e la vischiosità del Potere che si è saldato intorno alla giunta M5S.

Accade infatti che nello staff dell’assessora Muraro lavori oggi, quale dipendente comunale distaccata, Maria Paola Di Pisa, educatrice di asili nido, e già precedentemente “in distacco” (era il 2010) nello staff dell’allora sindaco Gianni Alemanno. Maria Paola ha una sorella più giovane, Serena, come lei già attivista di destra, cresciuta nel quartiere “nero” Trieste, già militante di Terza Posizione, e con un ex compagno dal nome e la storia pesanti. Pasquale Belsito, un ex Nar oggi all’ergastolo dopo una lunga latitanza a Londra (nel febbraio scorso, ha tentato l’evasione dal carcere di Secondigliano). Serena Di Pisa e Pasquale Belsito hanno due figli: un maschio, Giulio, e una figlia, Elena, entrambi non riconosciuti dal padre. E anche per questo “adottati” da quella famiglia di ex camerati che, negli anni 2000, dopo aver deposto la celtica e indossato la grisaglia della classe dirigente, comandano a Roma.

Mentre Serena Di Pisa lavora nella segreteria di Andrea Augello, senatore Ncd e all’epoca coordinatore delle campagne di Alemanno, la figlia Elena, ingegnere ambientale, viene assunta in Ama dalla coppia Panzironi-Fiscon in quella che sarà battezzata come la più macroscopica delle Parentopoli dell’era Alemanno. E, coincidenza, viene messa a lavorare agli impianti TMB di Rocca Cencia e Salario con Paola Muraro, allora consulente ricchissima e potentissima dell’Azienda, la “favorita” di Fiscon, il ventriloquo di Panzironi. Dura finché dura la destra al potere, perché con l’arrivo di Daniele Fortini e Filippi in Ama, 41 degli assunti della Parentopoli vengono licenziati. E tra loro c’è Elena Di Pisa. La Muraro propone allora all’Azienda di riassumerla con un contratto di collaborazione, ma Fortini si oppone. E ne avrà a pentirsi. Perché sia lui che l’allora direttore generale Alessandro Filippi diventano il bersaglio politico del senatore Andrea Augello e di un altro pezzo da novanta della vecchia destra romana, il deputato Vincenzo Piso (nel frattempo anche lui transfuga dal Popolo della Libertà al gruppo Misto).

Raggiunto telefonicamente, il senatore Augello spiega di “non aver avuto alcun ruolo nei rapporti tra Elena Di Pisa e l’assessore Muraro, conosciuta per la prima volta in occasione della sua audizione in Parlamento”. È un fatto che nessuno sia in grado di spiegare per quale motivo sia stata tirata a bordo della nuova giunta una donna, la Muraro, che dichiarava pubblicamente di aver votato a sinistra, ma i cui legami e incroci con la destra romana appaiono sempre di più saldi come la gomena di una nave. Come anche la vicenda della famiglia Di Pisa dimostra. Del resto, nel festival delle ricorrenze “nere”, come svelato quando ancora la campagna elettorale non aveva incoronato la Raggi sindaca, balla anche il nome di un’altra donna, Gloria Rojo. Anche lei in Ama con Parentopoli. Anche lei per questo licenziata. Era amministratore delegato della società di recupero crediti che finanziava la fondazione di Alemanno, la “Hgr” fondata da Panzironi, di cui era Presidente, per conto dello studio Sammarco, la giovane “praticante di studio” Virginia Raggi. Come la Muraro oggi, anche la sindaca, allora, liquidò la faccenda come un irrilevante dettaglio, senza spiegare mai, tuttavia, perché avesse eliso dal suo curriculum quell’esperienza in “Hgr” che la legava, insieme, allo studio Sammarco e all’imputato di Mafia Capitale Franco Panzironi.

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