di Andrea Ramazzotti
sabato 17 settembre 2016 10:09
MILANO – L’Inter non può essere questa. E Frank De Boer non può essere questo. Fatte salve queste due premesse, il momento che la squadra nerazzurra e il tecnico olandese stanno vivendo è complicato. Tremendamente complicato. L’ex allenatore dell’Ajax, una vittoria, un pari e due ko nelle prime quattro gare ufficiali, si avvicina al primo big match della sua avventura italiana (quello di domani alle 18 contro la Juventus) con uno score tutt’altro che positivo e soprattutto con addosso una pressione notevole.
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IL GIOCO
Il suo calcio si è visto solo 20′ a Pescara
In campo l’Inter che Frank De Boer ha in mente non si è ancora vista. O meglio, si è vista nei primi 20′ del match contro il Pescara alla terza di campionato, l’11 settembre scorso, prima della debacle in Europa League: la formazione di Oddo fu costretta nella propria metà campo, quasi incapace di uscire, dal pressing alto e dall’aggressività nerazzurra. E’ stato l’unico “assaggio” perché la rimonta finale è stata perfezionata più con i nervi e la rabbia che con il gioco.
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L’EUROPA INDIGESTA
Deve riuscire a sfatare presto il tabù Coppe
L’Europa non è più la casa dell’Inter e di… Frank De Boer. Se il club nerazzurro, che nel 2010 ha alzato la Champions League a Madrid (l’indimenticabile anno del Triplete), ha perso le ultime 3 gare di Europa League (2 nel 2014-15 contro il Wolfsburg più quella di giovedì contro l’Hapoel Be’er Sheva), anche il tecnico olandese ha una tendenza preoccupante nelle coppe internazionali. Gli anni delle vittorie da calciatore sono lontani e da quando si è seduto sulla panchina dell’Ajax, non è mai riuscito a superare la fase a gironi di Champions League: si è infatti classificato al terzo posto nel proprio raggruppamento nel 2010- 11 (era subentrato), nel 2011-12, nel 2012-13, nel 2013-14 e nel 2014-15. Nel 2015-16 è addirittura andato fuori in estate, al terzo turno preliminare.
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IL DIALOGO E LA LINGUA
Manca il feeling anche calcistico con il gruppo
Non è una questione di lingua perché su questo aspetto, nulla da dire, De Boer si sta applicando non poco per imparare l’italiano che tra l’altro già capisce. Il problema qui è la lingua… calcistica perché l’olandese e la squadra ancora non parlano la stessa.
De Boer viene da un campionato diverso, quello del suo Paese, dove ha allenato l’Ajax. Anzi,è proprio cresciuto e si è formato professionalmente in una realtà diversa. Ha vinto in patria, ma, almeno per ora, non ha il carisma e l’appeal di Mancini o di Mourinho.
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