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La crisi gela i laureati: occupazione giù del 9% rispetto al 2019

Giu 11, 2020
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Meno annunci di lavoro

Dal trend degli annunci di lavoro sulla bacheca della stessa AlmaLaurea arrivano ulteriori conferme della “gelata” in atto. Sebbene con effetto ritardato rispetto ai curricula forse perchè le aziende programmano in anticipo l’uscita delle inserzioni. A gennaio 2020 sono stati pubblicati 5.920 annunci (+6,5% rispetto a 2019) e anche a febbraio i risultati sono stati superiori all’anno precedente (+3,5%). Da marzo in poi si è aperto il baratro: -31,0% , che ad aprile è diventato -53,2 per cento. Stavolta senza alcun effetto-ripartenza, considerando che a maggio 2020 si è arrivati a -64,2 per cento.

Più disoccupati rispetto a un anno fa

Passando alle categorie tradizionalmente investigate da AlmaLaurea emerge il terzo e definitivo indizio sull’aumento della disoccupazione, causa Covid-19, anche tra i laureati. Nei primi cinque mesi del 2020 il tasso di occupazione a un anno dal conseguimento del titolo è stato del 65,0% tra i giovani in possesso di un titolo di primo livello e al 70,1% tra quelli di secondo livello.Con una diminuzione rilevante rispetto al 2019: rispettivamente, -9% e -1,6 per cento.

Penalizzati soprattutto le donne e i giovani del Sud

Come spesso accade, a pagare il conto più salato della crisi sono le categorie più deboli: giovani e donne. Le differenze di genere risultano addirittura cresciute rispetto a 12 mesi fa. Più nel dettaglio, tra i laureati di primo livello il tasso di occupazione è stato del 69,1% per gli uomini e del 62,4% per le donne (contro il 77,2% e il 72,2% del 2019); tra quelli di secondo livello il tasso di occupazione è stato del 75,5% per i ragazzi e del 66,2% per le ragazze (mentre l’anno scorso era risultato del 76,5% e del 68,2%).

In aumento anche i divari territoriali, specialmente tra i laureati di primo livello. Al Nord il loro tasso di occupazione si è attestato sul 71,4%; al Mezzogiorno al 56,5% (nel 2019 erano, rispettivamente, 80,6% e 64,8%). Chissà che questi numeri non facciano dell’università e del lavoro dei giovani una delle priorità in vista degli imminenti Stati generali voluti dal governo.

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