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La crisi del microchip aumenta il prezzo delle auto usate

Lug 24, 2021

I dati della società Moody’s Analytics parlano chiaro: c’è una crisi dei semiconduttori, nello specifico la produzione di questi componenti ha subito un forte rallentamento le cui conseguenze stanno toccando i mercati dell’automotive e dei device elettronici.

Per quanto riguarda il segmento delle vetture, la quotazione delle auto usate è salita del 34% nel 2020 e nella prima metà del 2021 al 10%. Le cause della mancanza di questi componenti sono varie, a partire dalla pandemia e il conseguente lockdown. L’innalzamento della domanda di componenti elettronici ha causato un’impennata nella richiesta di microchip. Una necessità nel momento in cui le aziende si apprestavano a tagliare la produzione a seguito dell’emergenza.

Un impatto che ha colpito duramente il settore automotive, costretto a rallentare o bloccare la produzione proprio per assenza di semiconduttori. Per questo motivo alcune case automobilistiche hanno deciso di tornare alla strumentazione analogica. Non è un caso, del resto, che il vintage sia tornato di moda. Tuttavia il problema è diventato ancora più lampante quando sono state allentate le misure sugli spostamenti: la domanda di vetture è tornata a salire.

Il mercato dell’auto inizialmente è stato il primo a beneficiare della situazione. I prezzi infatti, sono continuati a lievitare, aumentando di molto rispetto all’epoca pre-Covid. Sempre secondo l’analisi di Moody’s negli USA una Toyota usata con 30mila chilometri vale quasi quanto la stessa auto nuova di fabbrica. Un’altra tendenza è la rivalutazione dei veicoli ancora più vecchi, con più di 150mila chilometri: a quanto pare il loro valore è fino al 30% in più.

La crisi dei microchip non tocca solo il mondo auto, ma anche quello degli smartphone. La produzione acquista i componenti per i cellulari con un semestre di anticipo, quindi in un primo momento la flessione non aveva toccato questo ambito. Tuttavia adesso le riserve stanno finendo, le spedizioni sono più lente ed alcuni produttori non stanno presentando i nuovi modelli. Le conseguenze? Gli utenti vedono i prezzi salire.

Alcuni esempi sono Samsung, (nel mentre sta producendo una super batteria per auto) che prevede un calo del 20% delle spedizioni nel prossimo trimestre. Alphabet (proprietà di Google) invece, distribuirà il nuovo Pixel 5a 5G solamente negli Stati Uniti e in Giappone. Xiaomi con il modello Mi 11 Ultra sta subendo dei ritardi che vanno fino a fine luglio ed il Redmi Note 10 si vende a l’8% in più del listino.

Apple (che sta pensando alla loro prima auto con Kia) invece resiste: con il suo ascendente sulla catena di approvvigionamento è riuscita a non rimanere vittima del colpo. Stesso discorso per alcuni modelli di Samsung. Tuttavia è certo che l’80% del segmento sta accusando l’emergenza in un momento in cui la domanda è in crescita, dopo il lockdown infatti, le persone stanno tornando a consumare.

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