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La Cassazione: il clan Casamonica di Roma è una mafia

Apr 30, 2019

Il clan Casamonica un’associazione di stampo mafioso secondo i criteri stabiliti dall’articolo 416 bis del codice penale. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, che ha rigettato i ricorsi dei difensori dell’organizzazione. Tra gli affiliati, rilevano gli “ermellini” nelle motivazioni fresche di deposito e relative alla convalida di diciotto arresti nell’udienza svoltasi alla Terza sezione penale lo scorso nove gennaio, c’ un solido vincolo familiare, sono persone interscambiabili nei ruoli e accomunati dal fine comune di commettere svariati reati.

La sentenza numero 1785

Secondo la Cassazione, gli elementi d’indagine raccolti dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, sono idonei a dimostrare, non solo la sussistenza dell’associazione di stampo mafioso, ma anche la partecipazione dei singoli indagati al sodalizio medesimo. La Corte ha spiegato che i collaboratori di Giustizia (…) hanno concordemente ricostruito l’organizzazione del sodalizio criminoso e hanno identificato i ruoli svolti all’interno dello stesso da ciascun componente, segnalando talvolta lo svolgimento di una mansione specifica e imputata (si pensi a Giuseppe Casamonica, vertice del sodalizio).

Reati con modalit mobili e interscambiabili

Inoltre, aggiunge la Cassazione, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia in ordine alla posizione associativa di Massimiliano Casamonica, Enrico Casamonica, Giovannina Casamonica, Antonietta Casamonica, Giovannina Casamonica (detta Romina), Guerino Casamonica, Ottavio Spada e Domenico Spada, sono state abbondantemente riscontrate dalle dichiarazioni rese dalle vittime del clan. I collaboratori, infatti, non hanno mai operato meri riferimenti alla perpetrazione di singoli reati da parte del medesimo soggetto, ma hanno descritto episodi di criminalit generalizzata posti in essere con modalit “mobili” e “interscambiabili” da parte di tutti gli indagati a seconda delle specifiche circostanze che il sodalizio si trovava a dover fronteggiare.

Un unico nucleo associativo ben noto alla popolazione

Dagli elementi richiamati, infatti, emerge chiaramente che tutti gli indagati erano parte di un nucleo associativo familiare fortemente radicato nel territorio romano e ben noto alla popolazione. Avevano una base logistica comune all’interno della quale tenevano le armi e la sostanza stupefacente e nei pressi della quale le varie persone offese erano convocate da diversi membri dell’associazione. Inoltre disponevano di una cassa comune, svolgevano la propria attivit con metodo fortemente intimidatorio, ponevano in essere condotte di aiuto e di reciproca sostituzione e ricuperavano le somme di denaro conseguenti al reato di estorsione o di traffico di sostanze stupefacenti nell’interesse del sodalizio.

La fortezza: droga dalla n’drangheta

Sulla “fortezza” nel vicolo di Porta Furba tra le rovine dell’acquedotto romano, si accertato che vi era un notevole andirivieni di soggetti, tra cui Pasquale Casamonica e Ottavio Spada, che prelevavano la droga per portarla all’esterno e smerciarla a clienti nuovi o abituali, i quali si recavano indifferentemente da tutti i venditori, proprio perch questi ultimi agivano in comune come emissari del clan. I supremi giudici aggiungono che ingente il quantitativo di droga commercializzato dai Casamonica che lo acquistavano dalla n’ndrangheta, trattando con Domenico Strangio. Non meno rilevante, il ruolo delle “vedette” che avevano il compito preciso di allertare l’intero vicinato in caso di arrivo delle forze dell’ordine o di soggetti estranei alla famiglia.

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