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La Bce si veste da colomba: non tocca i tassi, ma apre a nuovi interventi ed evoca il Qe

Lug 25, 2019

MILANO – Non arriva ancora il taglio della Bce ai tassi d’interesse, ma il messaggio è chiaro: i tassi resteranno ai loro livelli minimi per un periodo più lungo e non è escluso che scendano più in basso (diretta Twitter). Inoltre, Mario Draghi è pronto a mettere in campo altre misure (anche un nuovo Quantitative easing) per rimettere l’inflazione europea, finora troppo bassa, in carreggiata.

La Banca centrale europea ha ufficializzato che lascerà i tassi invariati ai livelli attuali (il tasso principale è 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%) o inferiori fino “almeno alla prima metà del 2020 e comunque per tutto il periodo di tempo necessario” per far risalire l’inflazione. Nella consueta nota dopo il Consiglio direttivo, Francoforte apre dunque una tempistica più ampia in cui è escluso un rialzo (prima era fino a metà 2020), e segnala anzi un possibile taglio.

Il mercato era ormai convinto da tempo che un intervento ci sarebbe stato, entro il termine del mandato di fine ottobre e l’arrivo di Christine Lagarde: settembre è il mese più gettonato. Il Consiglio odierno ha confermato l’intenzione di “continuare a reinvestire, per intero, i principali pagamenti derivanti dalla maturazione dei titoli” acquistati nell’ambito del programma di Quantitative easing, “per un periodo di tempo prolungato” oltre la data in cui prenderà il via il rialzo dei tassi di interesse e “in ogni caso per il tempo necessario a mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”.

Quel che ha spostato la reazione dei mercati è la postilla successiva. La Bce si dice infatti “determinata ad agire se le prospettive d’inflazione nel medio termine continuano ad essere inferiori al suo obiettivo” vicino al 2% nel medio termine. Ribadendo di voler ricorrere a tutti gli strumenti per raggiunger l’obiettivo, il Consiglio “ha dato mandato ai relativi comitati dell’Eurosistema di esaminare le opzioni” sul tavolo. Il riferimento è a strumenti per rafforzare la cosiddetta “forward guidance” – ovvero le indicazioni sulle future traiettorie dei tassi – e a sistemi che permettano di proteggere le banche dagli effetti negativi dei tassi negativi (ovvero ‘caricare’ i depositi delle banche a diversi livelli di tasso a seconda del loro ammontare). Ma quel che più fa rumore è il cenno allo studiare “le dimensioni e la composizione di nuovi acquisti di titoli”: è il Quantitative easing, il piano straordinario di acquisti sul mercato secondario, che torna a profilarsi all’orizzonte.

Nella consueta conferenza stampa, Draghi ha spiegato come l’economia europea sia resiliente, ma il clima generale e le tensioni internazionali (su tutte, il protezionismo) stanno pesando sull’economia europea e in particolare sulla manifattura, abbassando le prospettive di inflazione. “Non ci piace quello che vediamo sul fronte dell’inflazione”, ha detto Draghi. Proprio sull’obiettivo di raggiungere inflazione inferiore, ma vicina, al 2% nel medio periodo – che è il cuore del mandato della Bce – il governatore ha spiegato che c’è stata una discussione tra i banchieri centrali sull’opportunità di ragionare di possibili modifiche a questo obiettivo.

Un richiamo è arrivato poi ai governi: “Se continuasse questo peggioramento economico nell’Eurozona, il ruolo della politica di bilancio diventerebbe essenziale”, ha detto Draghi dopo aver notato che il settore manifatturiero in Germania e in Italia sta soffrendo uno “shock idiosincratico”.

Non solo di politica monetaria si è parlato al consiglio Bce. In mattinata, il board ha fatto sapere che “non ha obiezioni sul proposto candidato Christine Lagarde”, dando di fatto il via libera alla direttrice del Fmi per il post-Draghi, dal prossimo novembre. Il consiglio ha sottolineato che la francese “è una persona di riconosciuta reputazione ed esperienza professionale in materia monetaria o bancaria”.

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