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La banca del Giappone è l’unica a non alzare i tassi 

Set 22, 2022

AGI – Tokyo mostra i muscoli e interviene per rafforzare lo yen in caduta libera. È la prima volta che succede dalla fine degli anni ’90.

La valuta nipponica stamane è crollata ai minimi di 24 anni in seguito all’impegno della banca centrale di mantenere la sua politica ultra-accomodante, in controtendenza con gli altri istituti come Fed e Bce che stanno invece rialzando i tassi per fronteggiare l’inflazione.

L’intervento del governo ha fatto schizzare lo yen da 145,83 a 142,39 yen sul dollaro nel giro di pochi minuti. 

La Fed ha ieri deciso il terzo aumento consecutivo dei tassi di 0,75 punti percentuali, cui ha fatto seguito la Banca svizzera che ha rialzato i tassi in ugual misura.

La Banca del Giappone invece, la Boj, ha mantenuto i tassi di interesse overnight a -0,1%: il governatore Haruhiko Kuroda, ha fatto sapere che lascerà invariata la sua forward guidance per i prossimi due o tre anni e ha dichiarato che effettuerà acquisti giornalieri di obbligazioni a 10 anni a un rendimento dello 0,25%. 

In effetti il Giappone non ha un’emergenza-prezzi come gli Usa o l’Eurozona: ad agosto sono aumentati del 2,8% e anche se si tratta del ritmo più rapido in quasi otto anni, è comunque più blando rispetto alle altre regioni.

L’inflazione insomma sta salendo a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime e dell’indebolimento dello yen ma sembra sotto controllo al punto che nonostante la domanda resti debole, la Boj prevede che tornerà presto sotto il 2%. 

“Potete aspettarvi che non ci saranno cambiamenti alla nostra forward guidance per circa due o tre anni”, ha detto Kuroda in una conferenza stampa, anche se ha aggiunto che potrebbero esserci piccole modifiche a seconda degli sviluppi economici e dei prezzi.

“Con chiare differenze nella situazione economica e dei prezzi, non è necessario che il Giappone elimini i tassi negativi perché altri lo hanno fatto“, ha aggiunto, ribadendo che la BoJ deve continuare a sostenere l’economia con misure di allentamento monetario finché non si riprenderà completamente dalla pandemia.

L’impatto sullo yen non si è fatto attendere: per questo motivo, a suo sostegno, Tokyo è intervenuto unilateralmente sul mercato valutario per la prima volta dal 1998, sulla scia della decisione della banca centrale di mantenere i tassi d’interesse ultra-bassi che hanno fatto scendere la valuta.

“Abbiamo intrapreso un’azione decisiva (nel mercato dei cambi)”, ha dichiarato ai giornalisti il vice ministro delle Finanze per gli Affari Internazionali Masato Kanda, rispondendo affermativamente quando gli è stato chiesto se ciò significasse un intervento. Subito dopo, lo yen è balzato del 2,2% rispetto al dollaro statunitense ma c’è da ricordare che quest’anno ha perso il 22% del suo valore. Stamattina, anzi, la valuta ha toccato un minimo di 24 anni a 145,90 contro il dollaro.

Secondo gli analisti, non è il caso di dormire però sugli allori: a giudizio di Oru Suehiro, della Daima Securities, “se il rialzo dei tassi da parte della Fed dovesse accelerare, il rischio di un ulteriore indebolimento dello yen rimarrebbe”.

Pessimista invece Ben Laidler, strategist di Etoro, secondo cui “il primo intervento valutario giapponese in quasi un quarto di secolo è un passo significativo, ma in definitiva destinato a fallire, per difendere lo yen. Quest’anno lo yen è stata la valuta più drammatica, perdendo oltre il 20% del suo valore rispetto al dollaro.

Ma il fenomeno è stato determinato dai fondamentali, con i tassi d’interesse giapponesi ai minimi e la crescita economica lenta. Finché la Fed rimarrà sul piede di guerra e alzerà i tassi, qualsiasi intervento sullo yen probabilmente rallenterà, e non fermerà, la sua corsa”. Sulla stessa linea, Jane Foley, di Rabobank: “Questa mossa avrà successo nell’invertire la rotta del dollaro/yen? Non credo“.

Secondo Simon Harvey, capo di Fx Analysis al Monex di Londra, “la capacità dei politici di far scendere il dollaro-yen nel medio termine è soggetta a un maggiore scetticismo a causa dell’atteggiamento aggressivamente falco della Fed e della natura limitata delle riserve valutarie del Giappone. Per ottenere uno yen più forte nel medio termine, continuiamo a ritenere che la BoJ dovrà abbandonare la sua politica ultra-allentata, in quanto gli sforzi di intervento sul mercato valutario si riveleranno insostenibili.

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