“Sono follemente innamorato della mia Toscana e del Bel Paese. Dopo anni lo Stato italiano mi ha riconosciuto cittadino: un’enorme vittoria”. Bruno Leka, 22enne originario dell’Albania, è tra gli animatori del movimento “Italiani senza cittadinanza” e segretario dei Giovani democratici di Quarrata, vicino Pistoia. In questi giorni festeggia il suo primo compleanno da italiano: un anno fa infatti ha ottenuto la cittadinanza tricolore. “È stato un viaggio lungo e travagliato – spiega Bruno – che non vorrei facessero gli altri ragazzi in situazioni analoghe alla mia, ma che sono comunque orgoglioso di aver fatto perché per il Bel Paese ne è valsa la pena. Certo però ora spetta all’Italia permettere ad altri come me di poter diventare cittadini prima e con modalità diverse. A prescindere dalla questione legale e politica: viva l’Italia”. Bruno ha deciso di scrivere una lettera aperta ai politici di ogni schieramento, alla viglia delle elezioni europee, per chiedere una nuova legge sulla cittadinanza. E proprio per una riforma che introduca lo ius culturae, i figli e le figlie di immigrati si sono dati appuntamento giovedì prossimo a Roma, davanti a palazzo Montecitorio, per una simbolica “marcia dei diritti”.
Nato in Albania, innamorato dell’Italia. “Per conto mio – scrive Bruno – italianità significa amore per l’Italia, per la sua storia, per i suoi paesaggi, per il suo patrimonio artistico e culturale, amore per una delle culle dell’arte europea e mondiale e per un Paese che ha fatto cultura in Europa e nel mondo dai tempi dei tempi. Mi pare ovvio quindi analizzare me stesso e cercare di capire se e da quando posseggo l’italianità: io che sono nato a Shkoder in Albania e sono cresciuto a Quarrata in Toscana, trasferendomici all’età di 3 anni e poco più. Ho fatto qui l’asilo, le scuole elementari, l’istituto tecnico-tecnologico statale Fedi-Fermi e dopo aver fatto un tentativo a Giurisprudenza, oggi studio Scienze umanistiche della comunicazione a Firenze. Mi sembra scontato dire che sono follemente innamorato della mia Toscana, del Bel Paese e invidio chi ha avuto nonni partigiani che hanno lottato per i diritti in questo Paese e per quella che posso chiamare la nostra Repubblica”.
Dopo anni d’attesa, la cittadinanza. “Lo Stato italiano finalmente mi ha riconosciuto come cittadino italiano e per me è stata un’enorme vittoria. Non che serva un pezzo di carta per sentirsi italiano, ma solo quel pezzo di carta mi permette oggi di poter votare e quindi di poter direttamente scegliere i miei rappresentanti. Certo di ragazzi come me ce ne sono tantissimi e molti purtroppo non hanno la possibilità di poter scegliere a causa di una legge fatta nel 1992, aggravata oggi anche da alcuni decreti, che non permette loro di aver quello che io definisco il diritto per eccellenza”.
Chi è davvero italiano? “La domanda che mi pongo e che vorrei si ponessero anche tutti i politici di qualsiasi schieramento è: cos’è che rende veramente italiani? È davvero il babbo o la mamma italiana? A parer mio, come la brava o la cattiva persona la fa il credere in certi ideali di giustizia piuttosto che in altri e l’attaccamento a certe idee piuttosto che altre, in egual modo l’italiano lo fa l’attaccamento agli ideali della nostra Repubblica e l’attaccamento a questo Paese. In una parola sola: la cultura”.
Un appello ai politici. “Non credo nello ius soli, né tantomeno nello ius sanguinis, credo fortemente nello ius culturae, ovvero il diritto di cultura, quella regola per la quale è la cultura che stabilisce l’essere italiano o meno. L’appello quindi che mi sento di fare a tutte le forze politiche, a quelle che non hanno mai creduto nella riforma della legge 91 del ’92 e anche a quelle che non hanno avuto il coraggio di portare una battaglia giusta fino in fondo, è di chiedersi quanto è importante la cultura oggi e se questo non è il parametro più importante per definire l’italianità o meno. Ma vi chiedo anche: si può impedire di scegliere i propri rappresentanti a dei giovani che vivono in Italia, che vivono per l’Italia, e che hanno fatto dell’Italia la propria madrepatria?”.