• 19 Gennaio 2025 21:52

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

“Io, italiano da un anno, chiedo una nuova legge sulla cittadinanza: favorite i ragazzi che crescono e studiano qua”

Mag 6, 2019

“Sono follemente innamorato della mia Toscana e del Bel Paese. Dopo anni lo Stato italiano mi ha riconosciuto cittadino: un’enorme vittoria”. Bruno Leka, 22enne originario dell’Albania, è tra gli animatori del movimento “Italiani senza cittadinanza” e segretario dei Giovani democratici di Quarrata, vicino Pistoia. In questi giorni festeggia il suo primo compleanno da italiano: un anno fa infatti ha ottenuto la cittadinanza tricolore. “È stato un viaggio lungo e travagliato – spiega Bruno – che non vorrei facessero gli altri ragazzi in situazioni analoghe alla mia, ma che sono comunque orgoglioso di aver fatto perché per il Bel Paese ne è valsa la pena. Certo però ora spetta all’Italia permettere ad altri come me di poter diventare cittadini prima e con modalità diverse. A prescindere dalla questione legale e politica: viva l’Italia”. Bruno ha deciso di scrivere una lettera aperta ai politici di ogni schieramento, alla viglia delle elezioni europee, per chiedere una nuova legge sulla cittadinanza. E proprio per una riforma che introduca lo ius culturae, i figli e le figlie di immigrati si sono dati appuntamento giovedì prossimo a Roma, davanti a palazzo Montecitorio, per una simbolica “marcia dei diritti”.

Nato in Albania, innamorato dell’Italia. “Per conto mio – scrive Bruno – italianità significa amore per l’Italia, per la sua storia, per i suoi paesaggi, per il suo patrimonio artistico e culturale, amore per una delle culle dell’arte europea e mondiale e per un Paese che ha fatto cultura in Europa e nel mondo dai tempi dei tempi. Mi pare ovvio quindi analizzare me stesso e cercare di capire se e da quando posseggo l’italianità: io che sono nato a Shkoder in Albania e sono cresciuto a Quarrata in Toscana, trasferendomici all’età di 3 anni e poco più. Ho fatto qui l’asilo, le scuole elementari, l’istituto tecnico-tecnologico statale Fedi-Fermi e dopo aver fatto un tentativo a Giurisprudenza, oggi studio Scienze umanistiche della comunicazione a Firenze. Mi sembra scontato dire che sono follemente innamorato della mia Toscana, del Bel Paese e invidio chi ha avuto nonni partigiani che hanno lottato per i diritti in questo Paese e per quella che posso chiamare la nostra Repubblica”.

Dopo anni d’attesa, la cittadinanza. “Lo Stato italiano finalmente mi ha riconosciuto come cittadino italiano e per me è stata un’enorme vittoria. Non che serva un pezzo di carta per sentirsi italiano, ma solo quel pezzo di carta mi permette oggi di poter votare e quindi di poter direttamente scegliere i miei rappresentanti. Certo di ragazzi come me ce ne sono tantissimi e molti purtroppo non hanno la possibilità di poter scegliere a causa di una legge fatta nel 1992, aggravata oggi anche da alcuni decreti, che non permette loro di aver quello che io definisco il diritto per eccellenza”.

Chi è davvero italiano? “La domanda che mi pongo e che vorrei si ponessero anche tutti i politici di qualsiasi schieramento è: cos’è che rende veramente italiani? È davvero il babbo o la mamma italiana? A parer mio, come la brava o la cattiva persona la fa il credere in certi ideali di giustizia piuttosto che in altri e l’attaccamento a certe idee piuttosto che altre, in egual modo l’italiano lo fa l’attaccamento agli ideali della nostra Repubblica e l’attaccamento a questo Paese. In una parola sola: la cultura”.

Un appello ai politici. “Non credo nello ius soli, né tantomeno nello ius sanguinis, credo fortemente nello ius culturae, ovvero il diritto di cultura, quella regola per la quale è la cultura che stabilisce l’essere italiano o meno. L’appello quindi che mi sento di fare a tutte le forze politiche, a quelle che non hanno mai creduto nella riforma della legge 91 del ’92 e anche a quelle che non hanno avuto il coraggio di portare una battaglia giusta fino in fondo, è di chiedersi quanto è importante la cultura oggi e se questo non è il parametro più importante per definire l’italianità o meno. Ma vi chiedo anche: si può impedire di scegliere i propri rappresentanti a dei giovani che vivono in Italia, che vivono per l’Italia, e che hanno fatto dell’Italia la propria madrepatria?”.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close