È ancora una volta una questione territoriale. Le difficoltà di gestire la risorsa idrica, e, ancor più nel dettaglio, gli sprechi nella distribuzione dell’acqua sono determinate anche da un disequilibrio tra nord e sud. Istat lo fotografa nel suo ultimo report in occasione della Giornata mondiale dell’acqua. Emerge in modo chiaro come la situazione delle perdite sia meno grave laddove i gestori dell’acqua investono e monitorano di più sulle infrastrutture.
Sono 3,4 miliardi di metri cubi l’anno, ovvero il 42,2 per cento del totale, quelli che vengono persi nella fase di distribuzione. In un solo giorno si sprecano 157 litri d’acqua per abitante: moltiplicato per 365 giorni, si tratta di un volume tale da poter soddisfare le esigenze annuali di 43 milioni di persone. Le cause di questo spreco sono da ricercare sul territorio, e in particolare nelle azioni dei singoli gestori, molti dei quali comunque hanno avviato iniziative per migliorare le capacità di misurazione dei consumi di acqua. Nonostante ciò, il fattore determinante, nonché lo svantaggio, è che questi gestori sono moltissimi (nel 2020 erano ancora più di 2 mila), il che rende disomogenea la modalità di gestione dell’acqua nel paese.
Le perdite maggiori sono concentrate al centro e al sud. In queste stesse zone d’Italia, inoltre, la situazione dei gestori è più frammentata: soprattutto in Calabria, Campania, Molise e Sicilia (con le eccezioni a nord di Valle d’Aosta e le due province autonome di Trento e Bolzano). Un quadro che si riflette nei valori degli sprechi, che si accumulano anche per l’inefficiente manutenzione degli acquedotti. Si legge nel report di Istat che in Sicilia e in Sardegna la percentuale di acqua persa è pari rispettivamente al 52,5 e 51,3 per cento di quella immessa. Mentre lo spreco minore si ha nella zona del Po e coincide con il 31,8 per cento del totale.
Dal rapporto si evince inoltre che le perdite idriche sono in aumento: nel 2020 – anno al quale si riferiscono i dati – sono cresciute in 14 regioni su 21. Anche se, in questo caso, i numeri elevati potrebbero in parte essere dovuti a misurazioni delle perdite di acqua più accurate e dettagliate. E. se è innegabile che in un comune su quattro durante la distribuzione si perde più della metà dell’acqua, è altrettanto vero che nei 109 comuni dove i gestori hanno investito di più e migliorato i monitoraggi gli sprechi sono il 36,2 per cento del totale, sei punti percentuali in meno del dato nazionale. Di fronte quindi a una moltitudine di gestori, con proprie specifiche caratteristiche, sembra farsi largo l’esigenza di una riforma, o anche solo della piena attuazione di quella del 1994, l’anno in cui è stata avviata la transizione al servizio idrico integrato. Quasi trent’anni fa.