• 17 Aprile 2024 0:27

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Il ritorno di Marcell Jacobs, un fulmine azzurro nella notte bavarese

Ago 17, 2022

AGI – Trecentottanta giorni dopo, il ritorno di Marcell Jacobs. Un fulmine azzurro nella notte bavarese sotto l’Olympiaturm che corre in 9″95 e vince l’oro europeo dei 100 metri, la gara più corta, più breve, più emozionante, più incerta fino all’ultimo centimetro dell’atletica leggera.

Marcell ha vinto perché ha imposto la legge del più forte. Jacobs, secondo italiano della storia a vincere il titolo continentale dopo la leggenda Pietro Mennea nel 1978 a Praga quando esisteva ancora la Cecoslovacchia, l’Unione Sovietica e la Germania era divisa in due.

Dall’oro olimpico di Tokyo con quello sprint concluso dopo 9″80 sono trascorsi 380 giorni, poco più di un anno. In mezzo tante cose, sicuramente troppe come la serie di stop causa guai fisici.

Chiusa anzitempo la stagione dell’oro a cinque cerchi, Marcell era ritornato per la stagione al coperto finalizzata alla conquista del titolo iridato al coperto (oro a Belgrado nei 60 indoor).

Poi la drammatica primavera fino a un mese fa quando alzò bandiera bianca prima delle semifinali dei Mondiali. Dalla distrazione-elongazione di primo grado del bicipite femorale di fine maggio si è arrivati fino alla lesione al grande adduttore della gamba destra che stava rischiando ad una chiusura anticipata della stagione.

Tra le altre noie, i problemi gastrici a Nairobi ai primi di maggio e il dolore al gluteo a fine giugno. Nella notte di Muenchen, la versione tedesca di Monaco di Baviera, tutto è andato nel dimenticatoio perché i muscoli di Marcell hanno mandato in estasi il pubblico in gran parte teutonico arrivato sugli spalti dello stadio che ospitò i Giochi, divenuti poi del terrore, del 1972.

In finale Jacobs è scappato fuori dai blocchi macinando con la sua stupenda falcata metro dopo metri fino a tagliare il traguardo prima di tutti in 9″95. Alle spalle dell’azzurro i britannici Zharnel Hughes (9″99) e Jeremiah Azu (10″13).

Merita un plauso anche l’altro azzurro Chituru Ali, ottavo in 10″28 dopo aver corso il primato personale di 10″12 in semifinale. L’Italia è tornata sul podio dei 100 agli Europei a quarant’anni dall’argento di Pierfrancesco Pavoni ad Atene 1982.

La prima medaglia italiana della storia nei 100 metri ai Campionati europei era stato l’argento di Orazio Mariani a Parigi nel 1938. In 84 anni l’Italia è salita sette volte sul podio dei 100 metri ai Campionati europei, due volte sul gradino più alto nel 1978 con Pietro Mennea che vinse in 10″27 e oggi con Jacobs, il ragazzo con sangue un po’ texano e un po’ gardesano essendo nato a El Paso ma poi trasferitosi da piccolo a Desenzano del Garda.

In 84 anni spazio anche al bronzo di Carlo Monti con 10″8 a Oslo nel 1946, all’argento di Franco Leccese con 10″7 a Bruxelles nel 1950, all’argento di Mennea con 10″34 a Roma nel 1974, e all’argento di Pierfrancesco Pavoni con 10″25 ad Atene nel 1982.

Per la terza volta dal 1938 l’Italia era presente con due atleti nella finale dei 100 metri. La prima nel 1966 a Budapest con Ippolito Giani, quinto, e Pasquale Giannattasio, ottavo, e la seconda a Barcellona 2010 con Emanuele Di Gregorio, settimo, e Simone Collio che non arrivò al traguardo.

AGI – Trecentottanta giorni dopo, il ritorno di Marcell Jacobs. Un fulmine azzurro nella notte bavarese sotto l’Olympiaturm che corre in 9″95 e vince l’oro europeo dei 100 metri, la gara più corta, più breve, più emozionante, più incerta fino all’ultimo centimetro dell’atletica leggera.
Marcell ha vinto perché ha imposto la legge del più forte. Jacobs, secondo italiano della storia a vincere il titolo continentale dopo la leggenda Pietro Mennea nel 1978 a Praga quando esisteva ancora la Cecoslovacchia, l’Unione Sovietica e la Germania era divisa in due.
Dall’oro olimpico di Tokyo con quello sprint concluso dopo 9″80 sono trascorsi 380 giorni, poco più di un anno. In mezzo tante cose, sicuramente troppe come la serie di stop causa guai fisici.
Chiusa anzitempo la stagione dell’oro a cinque cerchi, Marcell era ritornato per la stagione al coperto finalizzata alla conquista del titolo iridato al coperto (oro a Belgrado nei 60 indoor).
Poi la drammatica primavera fino a un mese fa quando alzò bandiera bianca prima delle semifinali dei Mondiali. Dalla distrazione-elongazione di primo grado del bicipite femorale di fine maggio si è arrivati fino alla lesione al grande adduttore della gamba destra che stava rischiando ad una chiusura anticipata della stagione.
Tra le altre noie, i problemi gastrici a Nairobi ai primi di maggio e il dolore al gluteo a fine giugno. Nella notte di Muenchen, la versione tedesca di Monaco di Baviera, tutto è andato nel dimenticatoio perché i muscoli di Marcell hanno mandato in estasi il pubblico in gran parte teutonico arrivato sugli spalti dello stadio che ospitò i Giochi, divenuti poi del terrore, del 1972.
In finale Jacobs è scappato fuori dai blocchi macinando con la sua stupenda falcata metro dopo metri fino a tagliare il traguardo prima di tutti in 9″95. Alle spalle dell’azzurro i britannici Zharnel Hughes (9″99) e Jeremiah Azu (10″13).
Merita un plauso anche l’altro azzurro Chituru Ali, ottavo in 10″28 dopo aver corso il primato personale di 10″12 in semifinale. L’Italia è tornata sul podio dei 100 agli Europei a quarant’anni dall’argento di Pierfrancesco Pavoni ad Atene 1982.
La prima medaglia italiana della storia nei 100 metri ai Campionati europei era stato l’argento di Orazio Mariani a Parigi nel 1938. In 84 anni l’Italia è salita sette volte sul podio dei 100 metri ai Campionati europei, due volte sul gradino più alto nel 1978 con Pietro Mennea che vinse in 10″27 e oggi con Jacobs, il ragazzo con sangue un po’ texano e un po’ gardesano essendo nato a El Paso ma poi trasferitosi da piccolo a Desenzano del Garda.
In 84 anni spazio anche al bronzo di Carlo Monti con 10″8 a Oslo nel 1946, all’argento di Franco Leccese con 10″7 a Bruxelles nel 1950, all’argento di Mennea con 10″34 a Roma nel 1974, e all’argento di Pierfrancesco Pavoni con 10″25 ad Atene nel 1982.
Per la terza volta dal 1938 l’Italia era presente con due atleti nella finale dei 100 metri. La prima nel 1966 a Budapest con Ippolito Giani, quinto, e Pasquale Giannattasio, ottavo, e la seconda a Barcellona 2010 con Emanuele Di Gregorio, settimo, e Simone Collio che non arrivò al traguardo.

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