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Il ricambio dell’elettrodomestico? Si stampa in 3D

Ott 16, 2016
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Non si butta via più niente, è finita l’epoca degli sprechi e anche il vecchio frullino ansimante torna nuovo perché gli ridà vita una nuova “protesi” (nel senso di pezzo di ricambio) stampata in 3D, un’anteprima assoluta della multinazionale francese SEB (160 anni tra qualche mese!) che ha cominciato a usare l’avanzatissima tecnologia tridimensionale per fabbricare i pezzi di ricambio dei suoi small appliances. Il Group SEB (Tefal, Moulinex, Krups, Rowenta, Lagostina, WMF) ha infatti annunciato di esssere la prima azienda a garantire una riparabilità decennale degli apparecchi grazie proprio ad una rivoluzione del suo servizio assistenza e al ricorso – altro primato mondiale – ad una progressiva stampa in 3D, su richiesta del cliente, dei prezzi di ricambio. Basterà una telefonata per ordinare il componente a casa o presso i centri di assistenza per apparecchi di qualsasi “età”.

Nel 2017 20mila ricambi in 3D

Un primato con numerosi vantaggi anche se decisamente impegnativo (300mila euro il primo investimento): ogni riparazione sottrae infatti una potenziale vendita a danno dei competitor soprattutto asiatici che operano in costante dumping, dimostrando così che ecologia e profitto possono andare d’accordo. E può ottenere quella fidelizzazione del cliente che oggi appare per tutti sempre più aleatoria. Group SEB, che fattura 4,7 miliardi di euro, con le due ultime acquisizioni della Emsa e del gigante WMF (ambedue forti nei casalinghi per cucina) è salita al primo posto del rank mondiale dei piccoli elettrodomestici . All’insegna del claim “Riparare piuttosto che buttare”già oggi il gruppo è in fase di test e stampa in 3D 40 referenze; ogni 15 giorni i clienti che hanno acquistato un pezzo di ricambio ottenuto con questa tecnologia vengono chiamati per dare un giudizio sul funzionamento. Se i test sono positivi – come pare che sia – a partire dal 2017 saranno 20mila i pezzi di ricambio di vecchi apparecchi stampati in 3D.

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Il robot che dà la lista della spesa

In realtà, dietro questo che sembra essere un semplice test c’è un programma di traformazione rivoluzionaria della vita degli elettrodomestici del gruppo, della gestione degli stock dei ricambi e della possibilità di interrompere il trend globalizzato dell’obsolescenza programmata che costringe spesso i consumatori a gettar via apparecchi solo leggermente difettosi (sopratutto casalinghi e piccoli elettrodomestici della cucina) ma facilmente riparabili. Oltre la metà dei tostapane, dei robot, dei tritatutto in panne sarebbe infatti facilmente riparabili e tornerebbero in perfetta forma. Una scommessa molto coraggiosa questa di SEB che va incontro ai consumatori affezionati al frullino, al fornetto, al toastapane, al robot e alla maccina per caffè che usano da qualche anno e che non vorrebbero affatto buttar via. Già dal 2013 SEB aveva avviato ricerche per abbattere i costi ormai proibitivi degli stock dei pezzi di ricambio, circa 5-6 milioni, che occupano un’intera ex fabbrica e la cui gestione potrà essere ridotta dal 50 al 70%. Del resto l’azienda è già molto attiva sul fronte digitale. Il robot Cuisine iCompanion, il robot tuttofare che cucina, lavora autonomamente prendendo ordini via smartphone, ad ogni ricetta programmata detta anche la lista degli ingredienti da acquistare.

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