Il 29 ottobre il Partito Pirata Islandese potrebbe vincere le elezioni. L’ultimo sondaggio realizzato dal Social Science Research Institute of the University of Iceland per il quotidiano Morgunblaðið ha confermato che il 22,6% dell’elettorato è pronto a votare i “pirati” capitanati da Birgitta Jónsdóttir. Al secondo posto l’Indipendence Party con il 21,1% e al terzo Left-Green con il 18,6%.
Per gli islandesi non è un risultato previsionale inaspettato: la scorsa primavera i sondaggi davano Pìratar al 38%. Ad ogni modo sarebbe una conquista storica per il movimento pirata europeo e per la stessa Islanda, che avrebbe ben 15 seggi corsari in parlamento (Alþingi) sui 63 complessivi.
Per il Governo però non bisogna farsi illusioni perché i due partiti principali del paese hanno lasciato intendere che realizzeranno una coalizione. Difficile che i conservatori e i progressisti vogliano coinvolgere anche l’emergente Pìratar, ma non sono da escludere colpi di scena.
“Prima di tutto, l’adozione della nuova costituzione che è già stata votata in un referendum non-vincolante”, ha dichiarato la parlamentare Ásta Helgadóttir, riferendosi alle future sfide. “I pirati sono concentrati sulla decentralizzazione dei poteri, l’accesso all’informazione e i diritti civili e umani. I pilastri di ogni sensata nozione di democrazia”.
Il Partito Pirata islandese ormai non si interessa più solo ed esclusivamente di copyright ma ha fatto della battaglia per il rispetto dei diritti digitali un elemento centrale per tutte le battaglie politiche.
È favorevole a tutti gli strumenti che possano supportare iniziative di democrazia diretta. Inoltre, con gli scandali generati dai Panama Papers e le recenti crisi bancarie, è diventato un simbolo di legalità rispetto alla vecchia nomenclatura.