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Il paradosso degli over 50, assunzioni in crescita ma record di disoccupati

Feb 27, 2017

N giovani n vecchi, spesso senza il sostegno dei genitori o la possibilit di arrivare presto alla pensione, intrappolati ai margini del mercato del lavoro in una condizione di ”inattivit” cronica. Sono i disoccupati “senior”, quelli che hanno perso il posto dopo aver oltrepassato la soglia dei 50 anni. Una platea che si allargata negli anni della crisi: oggi ne fanno parte quasi 500mila lavoratori, in prevalenza uomini (61%), con una crescita record nel giro di dieci anni, +225%, che ha pi che triplicato i 150mila del 2006.

Generazioni allo specchio

Non solo i giovani, dunque, hanno pagato il conto salato della crisi.

Anche se “pesano” meno della met degli under 30 senza lavoro (un milione), gli over 50 di sicuro non sono pi una nicchia del totale di tre milioni di disoccupati in Italia: sfiorano addirittura quota 1,2 milioni se si sommano anche i coetanei inattivi e scoraggiati (pi di 670mila, cresciuti del 72% dal 2006, in base al report realizzato dal centro studi Datalavoro per Il Sole 24 Ore).

Le statistiche evidenziano che molte di queste persone spesso sono deluse – sottolinea il sociologo Francesco Giubileo – ed difficilissimo ricollocarle in pochi mesi, quasi impossibile dopo un paio di anni. In passato la soluzione era una mobilit protratta nel tempo per creare un ponte pi o meno lungo diretto alla pensione. Una politica fatta tutta alle spalle delle future generazioni, che non possono pi contare su aiuti di questo tipo.

Insomma, oggi pi che mai,l’aumento della disoccupazione nella fascia di et pi adulta rischia di cristallizzarsi nel tempo, anche perch si tratta di lavoratori poco istruiti – in oltre il 60% dei casi sono fermi alla licenza media – e che arrivano da settori saturi o in recessione (ad esempio, l’edilizia). L’anno scorso la quota di disoccupati senior di lunga durata (in cerca di un lavoro da un anno o pi) arrivata al 61%, contro il 53,8% dei pi giovani, a riprova della difficolt degli adulti a reinserirsi nel mercato una volta perso il posto.

Le implicazioni non sono da poco – commenta Luigi Campiglio, ordinario di politica economica all’Universit Cattolica di Milano – visto che spesso si tratta di persone con figli ancora a carico che rischiano di restare in stand-by per lungo tempo, anche perch hanno competenze obsolete e faticano a riqualificarsi.

Il confronto con l’Europa

Sullo scacchiere europeo, anche se il nostro tasso di disoccupazione degli ultracinquantenni, pur raddoppiato, resta sotto la media dell’area euro (6,3%, rispetto al 7,6%), a colpire il ritmo di crescita dei disoccupati in valore assoluto (+225%): un abisso in confronto alla media europea del +55%, che si allarga ancor di pi se si considera il calo registrato in Germania (-54,6% e con un tasso di disoccupazione del 3,7 per cento).

Peggiore di noi tra i big risulta solo la Spagna, che colleziona pi di un milione di disoccupati over 50, cresciuti addirittura del 343% in dieci anni.

Sale anche l’occupazione

Non tutto per sembra perduto. La carta vincente resta comunque l’esperienza – conclude Giubileo -: ci sono infatti over 50 che sono nettamente preferiti ai giovani, perch possono offrire subito maggiori competenze maturate sul campo. Si spiega cos, in parte, il rovescio della medaglia, cio la crescita dell’occupazione in questi anni tra gli ultracinquantenni, aumentati del 49% in valore assoluto (anche a causa dell’allungamento dell’et pensionabile), con un tasso di occupazione che passato dal 45,1% del 2006 al 57,9% del 2016, mentre quello degli under 30 sceso dal 40,1 al 29,9 per cento.

L’altro “ingrediente” quello demografico: l’ultimo rapporto Istat evidenzia che tra il 2000 e il 2015 s cresciuta la popolazione in et da lavoro, ma gli effetti della denatalit successiva al baby boom hanno prodotto un assottigliamento delle classi pi giovani, quelle fino a 40 anni, mentre per l’effetto demografico opposto sono cresciute quelle senior, tanto che a partire dal 2013 il livello del tasso di occupazione dei pi anziani ha superato quello dei giovani (si veda l’infografica in basso).

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