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Il Nobel a Parisi 80 anni dopo il mito di via Panisperna

Ott 5, 2021

AGI – La Fisica italiana torna a splendere a livello mondiale, con il Nobel a Giorgio Parisi, premio che era nell’aria (è di pochi giorni fa l’inserimento nella Clarivate Citation Laureates per essere tra i tre fisici più citati al mondo per i loro articoli scientifici) e che riporta la nostra Fisica ai fasti del secolo scorso, quando dall’Italia riecheggiavano letteralmente nel mondo le scoperte rivoluzionarie di Marconi e poi di Fermi.

La grande scuola della Fisica italiana si sviluppa proprio intorno a Enrico Fermi, che dagli anni ’20 rivoluziona la concezione dell’atomo e dell’energia atomica anche, come si rivelerà tristemente pochi decenni dopo, a scopi bellici.

Sono i ‘Ragazzi di via Panisperna’, un gruppo di giovani di genio intorno a Fermi (che a sua volta aveva poco più di 30 anni) e al potente Orso Maria Corbino, già senatore, accademico d’Italia, grande “ombrello” sotto cui i ragazzi terribili di Fermi conducono esperimenti rivoluzionari, nella sede dell’istituto al centro di Roma.

Ci sono Rasetti, Pontecorvo (che successivamente emigrerà in Urss tra le polemiche), Segrè e naturalmente Ettore Majorana, il più talentuoso, di cui Fermi ammirato dirà: “Ci sono i grandi scienziati, eccellenti, e sono pochi nel mondo. Poi c’è un’altra categoria, quella dei Newton e dei Galileo: Ettore era tra questi”.

Lo stesso Majorana che pubblicherà pochissimo, e scomparirà in circostanze misteriose negli anni ’30 senza essere mai ritrovato. 

Lo studio del nucleo atomico

A via Panisperna 90, presso il ‘Regio Istituto di Fisica’, il gruppo dei “ragazzi di Corbino” si occupa inizialmente di spettroscopia ottenendo notevoli risultati, ma all’inizio degli anni ’30 si concentrano sulla strada più promettente e inesplorata, quella dello studio del nucleo atomico.

Nel 1933 Fermi elabora la sua teoria più importante, quella del decadimento beta: quando un nucleo decade emette insieme all’elettrone un’altra particella, neutra e minuscola: il neutrino. Il processo fondamentale della teoria di Fermi è la transizione di un neutrone in un protone con la creazione di un elettrone e di un neutrino.

Sviluppata la teoria di questo processo, risulta subito chiaro a Fermi che per riprodurre i valori delle vite medie osservate è necessario attribuire il processo stesso a un’interazione estremamente più debole di quella elettromagnetica, detta in seguito interazione debole o fermiana.

Molti concordano nel ritenere che questa ricerca di Fermi segnò la nascita della moderna fisica teorica delle particelle elementari. Nel 1934 i ragazzi di via Panisperna capiscono che il modo migliore per creare la radioattività in laboratorio è usare come proiettili i neutroni, e l’esperimento riesce.

La chiave è nei “neutroni lenti”, ossia rallentati prima di raggiungere il bersaglio da uno strato di paraffina, che rendono la radioattività molto maggiore e soprattutto stabile. Sono le basi teoriche che porteranno l’uomo a impadronirsi dell’energia atomica. Un miracolo che porterà a Fermi il premio Nobel per la Fisica nel 1938.

Ma la storia dei ragazzi di via Panisperna è già finita, o quasi: a metà degli anni ’30 Segrè se ne va, Majorana insegna a Napoli (per poco), Pontecorvo è a Parigi.

Da Stoccolma, dove ritira il Nobel, Fermi emigra direttamente in America con la moglie, per sfuggire alle leggi razziali appena promulgate. Lì parteciperà al progetto che porterà alla bomba atomica. 

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