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Il Belpaese che brucia si tinge di nero

Ago 2, 2021

AGI – Il giorno dopo le fiamme nella Riserva naturale della Pineta Dannunziana, polmone verde di Pescara, a dominare è il nero, accompagnato dal forte odore di bruciato. Meta’ del verde è andato in fumo, e il nero è visibile anche sulla battigia, dove le palme di alcuni stabilimenti balneari sono andate a fuoco. E’ questa immagine, diventata virale sui social, ad aprire un’altra settimana infernale per il Sud del Belpaese, che dal 15 giugno scorso ha visto 37.407 interventi dei vigili del fuoco per incendi di bosco e vegetazione su tutto il territorio nazionale, 16mila in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Tra le regioni più colpite vi sono la Sicilia con 8.669 interventi, la Puglia con 8.628 e la Calabria con 3.785. Le uscite dei Canadair e degli elicotteri nello stesso periodo sono state 1.156. Nelle ultime 24 ore sono stati 717 gli interventi, con 49 interventi della flotta aerea del Corpo, impegnati ad Aidone san Bartolo (Enna), a Randazzo (Catania), a Chieti Rocca San Giovanni, in provincia di Catanzaro e in provincia di Bari a Gravina di Puglia.

Il quadro è drammatico, e su questo il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, sarà’ sentito in audizione in parlamento il prossimo giovedì’. A Pescara, domate le fiamme, le operazioni di bonifica proseguono ma la situazione è sotto controllo. In azione anche i Vigili del fuoco arrivati dalla Toscana e dal Lazio a supporto dei colleghi pescaresi.

Le attività di bonifica proseguono infatti a Bolognano, Farindola, Montebello di Bertona e Città Sant’Angelo (Pescara). Sul gravissimo incendio che ha colpito la città’ abruzzese la Procura ieri ha aperto un fascicolo contro ignoti. Nel Pescarese la notte è stata comunque segnata dall’emergenza per incendi che si sono sviluppati in altre località e che si sono aggiunti a quelli già in corso da ieri.

Gli incendi sono ripresi a Messina dove, da alcuni giorni le fiamme devastano le colline attorno alla città e causano danni anche in diversi centri della provincia: non si sono fermate, dopo una domenica di fuoco vissuta soprattutto nelle campagne del villaggio di Galati Sant’Anna, nella periferia sud della città, dove ieri erano state fatte sgomberare alcune famiglie dalle loro abitazioni, e a Faro superiore, nella zona nord.

Vigili del fuoco e uomini della forestale da questa mattina sono impegnati a Giampilieri e nel vicino Comune di Scaletta Zanclea per spegnere alcuni roghi. Il fuoco ha danneggiato gli impianti delle sorgive che servono alcune aree sia del versante nord sia di quello a sud della città’, mandando in tilt l’erogazione dell’acqua in diverse zone.

A Catania la Protezione civile regionale ha tenuto un vertice straordinario: “L’autocombustione, come origine degli incendi, mi pare assai rara – ha detto il presidente della Regione, Nello Musumeci, riferendosi agli incendi di venerdì scorso. Dobbiamo operare a 360 gradi. Accanto alle ipotesi dolose dobbiamo aggiungere la temperatura a 45 gradi e un leggero venticello che è quello che basta per far divampare gli incendi”. Il presidente della Regione ha poi concluso: “Regione comune provincia e protezione civile stiamo lavorando per un piano si sicurezza e di prevenzione. Non è il momento delle polemiche”. Nell’isola sono arrivate 33 squadre di volontari dopo la lo stato di mobiitazione proclamato da Roma. Domani la Regione Siciliana firmerà la convenzione con i Vigili del fuoco, attesa da ben prima che divampassero gli incendi che stanno distruggendo il territorio siciliano. 

Un’altra riserva naturale è a rischio, dopo quella pescarese, in Calabria. Nella notte è divampato un incendio nel sentiero del Crocchio della Riserva naturale Valli Cupe, nel territorio della Sila, nel Catanzarese. E’ stato necessario l’intervento di un elicottero di Calabria Verde per domare l’incendio e salvare uno dei sentieri piu’ suggestivi della Riserva. La presenza del laghetto di Manulata nei pressi della struttura antincendio ha consentito di limitare i danni già’ ingenti. “Gli incendi – afferma la presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta – stanno gravemente colpendo l’intero territorio regionale anche per effetto dei cambiamenti climatici, ma non mancano purtroppo le azioni dei piromani che ogni anno devastano il territorio. Necessari oltre alla prevenzione e alla manutenzione sul territorio, anche controlli rigorosi sui comportamenti di eventuali malintenzionati che creano danni gravissimi all’ambiente dalla collettività'”.

Due piromani sono stati arrestati, uno a Milano e l’altro a Roma, ma resta al centro delle polemiche il tema della prevenzione. “E’ ora di potenziare il soccorso: serve arrivare a 40 mila unità operative”, dice il coordinatore nazionale della Funzione Pubblica dei Vigili del Fuoco, Mauro Giulianella. La dotazione organica reale del corpo dei Vigili del Fuoco, precisa il dirigente sindacale, “è attualmente di circa 35 mila unità, le assunzioni non coprono neanche i pensionamenti e il personale è chiamato al raddoppio dei turni, al prolungamento di orario e agli straordinari. Siamo sempre gli stessi: pochi, con scarsi Dpi e con automezzi storici e personale anziano (47 anni l’eta’ media), senza una assicurazione Inail contro infortuni e malattie professionali. La politica deve capire che senza previsione e prevenzione dei rischi in ogni ambito del soccorso, a pagarne le spese sarà’ sempre e solo la collettività’. Contratto, assunzioni, Inail e previdenza complementare saranno le nostre continue richieste al governo”.

Secondo il geologo Antonello Fiore, presidente nazionale della Sigea, gli ultimi incendi in Abruzzo, Puglia, Sicilia e Sardegna “confermano quello che stiamo registrando negli ultimi anni con un cambiamento del regime degli incendi che richiede un cambio di strategie nel governo di questi fenomeni e nel governo del territorio. Sull’Alta Murgia – sottolinea – è stato distrutto dalle fiamme il Bosco Difesa Grande di Gravina in Puglia, area a valenza naturalistica riconosciuta come sito di interesse comunitario della rete Natura 2000 e dal 2015 anche zona speciale di conservazione”. “La distruzione alla quale assistiamo – aggiunge Fiore – non riguarda solo le specie vegetali, ma l’intero ecosistema che caratterizza le aree percorse dal fuoco. Sappiamo che con gli anni la vegetazione colpita dal fuoco si riprenderà, mentre i danni diretti all’ecosistema sono irreparabili, come pure i danni indiretti sulla stabilità dei versanti con possibile innesco a breve e a lungo termine di frane e il verificarsi di eventi alluvionali”.

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