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I soliti noti hanno ricominciato a bacchettare l’Italia ‘sprecona’

Giu 17, 2022

AGI – Ufficialmente c’è consenso e “assoluta fiducia sulla robustezza e la resilienza dell’eurozona anche di fronte al cambiamento dei mercati”, per dirla con le parole del presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, ma nei fatti, fuori dalle stanze del Consiglio a Lussemburgo tornano a farsi sentire i falchi.

Il più diretto è l’austriaco Magnus Brunner: “L’Italia? Deve mettere a posto i suoi conti. Come sono tenuti a farlo tutti, non possono esserci regole diverse in base al Paese”, ha tagliato corto prima di prendere parte alla riunione con i suoi omologhi dell’eurozona.

“La Bce deve avere molte più possibilità per reagire contro l’inflazione e per averle serve che tutti abbiano i conti in ordine”. Dello stesso avviso, seppur più velatamente, il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner. “Non parlo dell’Italia, non do consigli agli altri Paesi, penso alla Germania e dico che tutti dobbiamo tagliare il deficit e intraprendere il giusto percorso per ridurre il debito. Lo dobbiamo fare tutti”, ha affermato.

Lindner è convinto comunque che “non ci siano motivi per innervosirsi per lo spread“. Insomma è tutto sotto controllo, per ora. Meno frugale del solito l’olandese Sigrid Kaag che si è limitata a benedire l’annuncio della Bce di mettere in campo un nuovo strumento contro lo spread. “L’Italia sta garantendo tutti gli indicatori, è solida nei fondamentali, non ha elementi di fragilità in questo momento. Dobbiamo auspicare però che l’Europa nel suo insieme non torni alle ricette che sono state seguite nella crisi degli anni Dieci perché quelle ricette non hanno funzionato, non sono servite ai Paesi più fragili ma nemmeno ai Paesi più solidi”, ha avvertito il ministro del Lavoro, Andrea Orland, anche lui a Lussemburgo ma per partecipare al Consiglio Occupazione. “Io credo che oggi si tratti non tanto di guardare a questo o a quel Paese ma di costruire, come durante la pandemia, una risposta comune che non sia la risposta data in passato ma che assomigli il più possibile a quella invece data durante la pandemia”, ha esortato.

Alla prudenza nei conti, soprattutto per i Paesi ad alto debito (leggi Grecia e Italia ma anche Spagna e in parte Francia), però invita anche il commissario europeo all’Economia nonché ex premier italiano, Paolo Gentiloni. “Stiamo navigando in acque agitate nella nostra economia ma questo non vuol dire che la recessione sia inevitabile ma significa che dobbiamo concentrare le nostre politiche fiscali sulle riforme, negli investimenti, in una politica di prudenza specialmente per i Paesi con un alto livello di debito”, ha detto al suo arrivo.

“Tutti gli Stati membri devono attuare i propri piani di ripresa con forte determinazione e allo stesso tempo perseguire politiche di bilancio prudenti in linea con le nostre raccomandazioni. In questo modo possiamo garantire che le politiche fiscali e monetarie mantengano quella complementarietà che è stata una caratteristica così importante delle nostre decisioni dall’inizio della pandemia”, ha ribadito al termine della riunione. Anche perché “la politica monetaria da sola non può risolvere tutto, serve anche una politica fiscale ed economica”.

In mezzo c’è stato il confronto con la presidente della Bce, Christine Lagarde, che ha ribadito la volontà di intervenire per evitare la frammentazione tra gli Stati. Il campanello d’allarme contro i falchi l’aveva suonato già a Bruxelles il vice presidente della Commissione europea, Frans Timmermans. L’occasione era la presentazione del libro di Romano Prodi all’Ambasciata italiana in Belgio. E si parlava delle “nuove spinte anti-europee” che arrivano dall’Italia.

“Ciò che abbiamo perso negli ultimi anni è la sfiducia. Quello che ci aveva dato da fare negli ultimi anni, la sfiducia tra Nord e Sud. Con il Covid, con l’eroismo italiano nella pandemia, è stata vinta questa sfiducia. E l’ultima cosa che possiamo perdere ora e’ la fiducia tra noi”, è il monito lanciato. “È importantissimo che i programmi che abbiamo deciso siano applicati completamente non solo negli investimenti ma anche nelle riforme. Se facciamo un lato e non l’altro torna la sfiducia”, ha evidenziato. A Lussemburgo un po’ di sfiducia oggi già si respirava. 

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