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I segreti di Twin Peaks, la madre delle serie Tv moderne

Ott 22, 2016

Le serie Tv sono diventate molto popolari nell’ultima decade, con molta probabilità a partire dal fenomenoLost. Oltre a una scrittura e regia più attenta, l’alone di mistero su cui si fondava la trama fu il vero traino della serie, che grazie ad un continuo passaparola incrementò di anno in anno gli spettatori, ansiosi di svelare i segreti dell’Isola.

Dopo Lost, l’elemento mistero è diventato la colonna portante di molti serial moderni, che su di esso hanno fondato gran parte del loro fascino (a volte anche troppo). Sui misteri da dipanare spesso si innesca il fenomeno del binge watching, su cui il servizio Netflix nasce e prospera. Quello che molti giovani spettatori non sanno è che nel 1990, ormai ventisei anni fa, fu trasmessa la miniserie che diede il via a questo proficuo trend, anche se all’epoca in pochi se ne resero conto: Twin Peaks.

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Se dici Twin Peaks devi continuare menzionando David Lynch, il regista del sovrannaturale e del mistero. Oggi molti prodotti televisivi portano la firma di registi e autori famosi, spesso ingaggiati proprio per dare lustro allo show. Al contrario, I segreti di Twin Peaks (il titolo ufficiale italiano) nacque da un progetto a cui il regista americano pensava da tempo.

Concepito inizialmente come un biopic sulla vita di Marylin Monroe, il progetto si trasformò nella forma e nel medium, traslando dal grande al piccolo schermo, nel solco della politica di rinnovo totale che il network ABC stava perseguendo in quel periodo. Messi da parte i pregiudizi sull’ambiente televisivo, Lynch e il co-creatore Mark Frost cominciarono a lavorare sulla prima stesura del progetto, finalmente liberi da ogni tabù narrativo.

Questa libertà artistica è un aspetto particolarmente rilevante e deve essere valutato nel contesto di quegli anni ’80, che nella televisione erano dominati dall’edonismo delle soap-opera melodrammatiche, comedy spensierate anche se talvolta etnicamente più aperte (si pensi a I Robinson, tra le prime famiglie afroamericane della televisione). Gli argomenti più oscuri e difficili erano perlopiù evitati per non contrastare il clima di serenità e prosperità che l’America stava vivendo, parallelamente allo sfaldamento dell’Unione Sovietica. Twin Peaks arrivò all’inizio del nuovo decennio, pronto a infrangere molti dogmi televisivi fra cui il principale: l’omicidio. In questo caso l’iconico omicidio di Laura Palmer.

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La storia comincia con il ritrovamento sulla spiaggia del lago del corpo nudo di un’adolescente avvolta nella plastica, e basta il primo sguardo per identificarla: Laura Palmer, la ragazza più solare e popolare della provinciale cittadina di Twin Peaks. Il lutto non colpisce soltanto familiari e amici, ma l’intera comunità che ben conosce la piccola Laura. Chi può essersi macchiato di questo grave crimine? Spetterà all’agente dell’FBI Dale Cooper (Kyle MacLachlan, attore feticcio di Lynch) trovare l’assassino, con l’aiuto della polizia locale e dei cittadini.

Man mano che le indagini proseguono diventerà palese che Twin Peaks nasconde ben più di quanto si veda, e l’assassinio è solo la punta dell’iceberg che farà emergere il volto più sporco e corrotto della città, fatto di gioco d’azzardo, prostituzione minorile e giri di droga. Tutti nascondono segreti e scheletri nell’armadio, dietro un’ipocrita vita felice . Persino Laura non era quel bel visino innocente che appare in foto, e l’abilità della sceneggiatura sta nel costruirle un personaggio perfettamente tridimensionale senza mai renderla presente in scena. La ricerca del colpevole da parte di Cooper e soci si rivelerà un artificio che in metodologia della narrazione è noto come MacGuffin: si usa l’omicidio come punto di partenza per liberare la comunità dal male, un male che ben presto assumerà connotati paranormali.

Ma le investigazioni non sono l’unica storyline: si aggiungono infatti le vicende di tanti altri personaggi, anche non direttamente collegati alla Palmer, i quali devono affrontare tanti problemi, spesso causati dall’evento iniziale. Pur mantenendo una forte vena sarcastica, Lynch utilizza queste micro storie per rendere l’ambientazione aperta e variegata e per contrapporla allo stile narrativo tipico delle soap opera, basato su colpi di scena improvvisi e situazioni sempre più assurde e paradossali. La chiave parodistica usata per le trame secondarie non fa che accrescere la nostra simpatia verso gli strambi abitanti della città.

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L’elemento di Twin Peaks che meglio degli altri ha resistito al tempo è l’estetica: le vaste e imponenti foreste di Douglas First si alternano ai pittoreschi interni in legno e agli iconici diner americani, in una rappresentazione caratteristica che non ha eguali nel suo campo. Il riutilizzo costante delle medesime location genera familiarità nello spettatore, ormai a suo agio con la planimetria e le placide abitudini dell’immaginaria cittadina. Il regista-autore, cresciuto nella quotidianità americana, trasforma in icone situazioni e oggetti normalissimi, spesso legandoli a specifici personaggi: un esempio su tutti è l’amore del protagonista per le crostate di ciliegie e per il “caffè nero come una notte senza stelle.

All’epoca della prima messa in onda, grazie ad ottime recensioni in anteprima, il pilot riuscì a catalizzare l’attenzione del pubblico e registrò il record di 34 milioni di spettatori americani e un rating di 21.7, punteggio ineguagliato nel mondo delle fiction nemmeno negli ultimi anni da The Walking Dead (anche se è giusto specificare che Twin Peaks era trasmesso in chiaro). Il caso di Laura Palmer aveva stregato la nazione, che attendeva la domenica sera per conoscere nuovi dettagli del mistero, tanto che alla fine della prima stagione fu indetto un sondaggio per dedurre chi fosse l’assassino.

Nelle intenzioni degli autori il colpevole sarebbe stato catturato nel finale della seconda stagione. Purtroppo, nonostante le ottime premesse e un successo iniziale stellare, la ABC tolse a Lynch e Frost il pieno controllo artistico sul progetto e li obbligò a risolvere il caso Palmer prima del previsto.

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Dopo la chiusura della storyline principale si assiste a una sensibile perdita della generale qualità del prodotto, dovuta al disinteresse degli autori e alla mancanza di buone idee per giustificare la presenza di Cooper a Twin Peaks. L’attrattiva principale dello show era venuta a mancare e i fan presto persero interesse e abbandonarono in massa la visione. Sebbene le ultime due puntate vedano il ritorno di Lynch al timone e ci regalino uno dei finali aperti più memorabili della storia della TV, la nave era ormai affondata e l’ABC si rifiutò di rinnovare Twin Peaks, nonostante il fatto che il regista avesse già abbozzato la trama per la terza stagione.


In appena 30 puntate Twin Peaks ha aperto un nuovo, importante capitolo della storia del medium. Le tematiche trattate e i tabù infranti hanno permesso la nascita di una nuova generazione di prodotti, figli diretti o meno dell’assassinio di Laura Palmer: basti pensare che il longevo X-Files sia partito solo l’anno successivo, e che alcune serie Tv più recenti si basano sul medesimo antefatto (The Killing, Broadchurch, Wayward Pines). La serie di Lynch ha cambiato profondamente l’intera narrativa moderna, influenzando cinema e videogiochi con pittoresche ambientazioni nella provincia americana e nuove chiavi di lettura per l’introspezione psicologica (Silent Hill).

Era quindi scontato che nell’era dei revival televisivi qualcuno avrebbe proposto a David Lynch il seguito per la sua creatura prediletta. Dopo lunghe trattative, nell’autunno 2017 Lynch e Showtime lanceranno una nuova serie intitolata semplicemente Twin Peaks, situata temporalmente 25 anni dopo gli eventi finali e con gran parte del cast originale. Noi di Tom’s Hardware saremo pronti ad accoglierla con una fetta di crostata e un buon caffè bollente.

Se siete fra coloro che non hanno mai visto Twin Peaks, il consiglio è di recuperarlo su Sky On Demand o di acquistarlo nell’edizione Blu-Ray The Entire Mistery, probabilmente uno dei migliori cofanetti sul mercato, che include il film prequel Fuoco cammina con me e una miriade di contenuti speciali per approfondire i retroscena della serie cult.

“Quella gomma da masticare che tanto amavi sta per tornare di moda…”

David Lynch
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