Giovedì scorso un Samsung Note 7 ha preso fuoco in un aereo della Southwest Airlines in attesa di decollare dall’aeroporto di Louisville, in Kentucky. Venerdì un’altra unità dello stesso telefono si è surriscaldata mentre una ragazzina di 13 anni lo stava utilizzando. È successo in Minnesota. Entrambi i casi sono accomunati da un dettaglio importante: i due telefoni in uso erano modelli sostitutivi dello smartphone di Samsung ed erano ritenuti sicuri. Ora è emerso un terzo caso, sempre in Kentucky. Michael Klering, di Nicholasville, è finito all’ospedale con una bronchite acuta dovuta al fumo: il suo Note 7 aveva preso fuoco nella stanza da letto durante la notte.
«Il telefono doveva essere un modello sostitutivo, quindi mi sarei aspettato che fosse sicuro», ha detto l’uomo ai giornalisti della stazione radio WKYT, che per primi hanno riportato la notizia. «Non era collegato all’alimentazione, non stava facendo niente, era solo lì appoggiato».
L’aspetto più controverso di tutta la vicenda è che Samsung aveva saputo dell’incidente fin da subito, ancor prima del caso dell’aereo di Louisville, senza darne però alcuna comunicazione pubblica. Da quel che emerge dalla testimonianza dell’utente di Nicholasville, Samsung avrebbe cercato attivamente di non far uscire la notizia.
L’azienda ha chiesto a Klering di inviare all’assistenza quel che rimaneva del telefono, ma l’uomo si è rifiutato, accettando solo di fare una radiografia al dispositivo a spese di Samsung.
La prima impressione era quella di un servizio di assistenza premuroso e rapido. Ma un SMS inviato per sbaglio al cliente da un responsabile Samsung che si stava occupando del caso mostrerebbe tutt’altro intento: «L’ho appena saputo», si legge nel messaggio. «Posso provare a rallentarlo se pensiamo che possa essere utile, oppure gli lasciamo fare quel che minaccia di fare e vediamo se lo fa davvero». Klering adesso ha intenzione di chiedere il parere di un avvocato per capire se ci sono gli estremi per una causa. Nel frattempo si è rivolto alla stampa per diffondere la storia.
Gli unici commenti ufficiali di Samsung sono arrivati in seguito ai casi di giovedì (sull’aereo) e venerdì: «La sicurezza dei nostri clienti rimane la nostra priorità principale mentre investighiamo il problema». Rassicurazioni che stridono con il modo in cui è stato gestito il caso di Nicholasville. A questo punto l’ipotesi di un ritiro totale del prodotto dal mercato, magari su pressione delle autorità competenti, non è più così remota. Nel frattempo tutte le compagnie, prima del decollo, chiedono di non usare in alcun modo i dispositivi sugli aeromobili. Una pubblicità negativa che raggiunge centinaia di migliaia di viaggiatori, ogni giorno.
Quella del Galaxy Note 7 è la triste storia di un telefono nato perfetto, almeno sulla carta, che ha fin da subito strabiliato la stampa di settore per poi rivelarsi pericolosamente difettoso. Se anche i Note 7 sostitutivi mostrano lo stesso problema dei dispositivi oggetto della sostituzione viene da pensare che il problema sia da ricercare più a monte, magari nella fretta con cui l’azienda coreana ha voluto immettere sul mercato un dispositivo immaturo per anticipare la concorrenza dell’iPhone 7 e dei Pixel di Google. Che ora hanno campo libero e possono marciare sulle ceneri di un avversario che si è sconfitto da solo.