Il tema delle notizie false è uno dei più dibattuti al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, che diventa anche l’occasione per mostrare i primi impegni concreti da parte delle aziende. Così ieri Facebook ha annunciato una campagna di tre giorni per educare gli utenti a riconoscere ed evitare le fake news, oggi Google lancia l’etichetta Fact Check in tutto il mondo.
L’iniziativa è partita a ottobre con Google.com e Google.co.uk: nelle ricerche, accanto alle etichette già note (Blog, Opinione, Editoriale, ecc), ne è apparsa un’altra, indicante appunto che la notizia in questione è stata controllata e ritenuta conforme ai criteri di verifica dei fatti adottati da Google. Questa informazione verrà visualizzata ora anche nella pagina dei risultati di ricerca, e gradualmente in tutti i Paesi. Lo snippet mostrerà informazioni sulla dichiarazione verificata, da chi è stata fatta (si tratta sempre di organizzazioni esterne, riconosciute a livello nazionale e internazionale) e se una fonte ha verificato quella particolare dichiarazione.
Queste informazioni non saranno disponibili per qualsiasi risultato e potrebbero esserci pagine di risultati di ricerca in cui diverse fonti hanno verificato la stessa affermazione raggiungendo conclusioni diverse. Le verifiche dei fatti – spiega l’azienda in un post – “non sono effettuate da Google e potremmo anche non essere d’accordo con i risultati, proprio come diversi articoli di fact checking potrebbero essere in disaccordo tra loro, tuttavia riteniamo che sia utile per le persone capire il grado di consenso attorno a un argomento e avere informazioni chiare su quali fonti concordano. Rendendo queste attività di fact checking più visibili nei risultati di ricerca, riteniamo che gli utenti possano esaminarle e valutarle con maggiore facilità per formarsi così opinioni e pareri informati”.
L’idea di Google si basa sulla partecipazione diretta degli editori e delle testate giornalistiche, che devono garantire il rispetto delle regole stabilite a Mountain View e inserire nel codice delle pagine uno speciale markup (indicatore). Solo gli editori che sono algoritmicamente determinati come fonte autorevole di informazioni si qualificheranno per essere inclusi. “Infine -si legge ancora le post – i contenuti dovranno rispettare le norme generali che si applicano a tutti i tag di dati strutturati e ai criteri di Google News Publisher per il fact checking. Se un editore o un articolo di fact checking non raggiunge questi standard o non rispetta tali norme, potremo, a nostra discrezione, ignorare il markup”. A differenza di Facebook, che ha cominciato in alcuni Paesi a segnalare le notizie false con un bollino rosso, qui dunque l’etichetta dovrebbe aggiungere valore agli articoli, non segnalarne la scarsa attendibilità.
Anche questa non è una soluzione definitiva: bufale e notizie false circoleranno comunque, e ci saranno sempre articoli e video fatti apposta per guadagnare con la pubblicità. Fornita, lo ricordiamo, quasi sempre da Google stessa, o da Facebook. Il bollino servirà a segnalare che alcune notizie sono state verificate, ma quanti davvero preferiranno il fact checking a un titolo costruito ad arte?