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Gli scontri di Hong Kong pesano anche sui mercati, Borse in calo

Nov 11, 2019

MILANO – Ore 10:00. I duri scontri di Hong Kong pesano sulla riapertura dei mercati finanziari, a cominciare proprio dalla Piazza della ex colonia brittanica che ha perso il 2,6 per cento negli scambi chiusi stamattina. In ribasso i future sui mercati americani, così come le aperture nel Vecchio continente. Milano segna un calo dello 0,3%, con Telecom Italia, Ubi e Banco Bpm tra i titoli più venduti. Parigi riesce a tenere in rialzo dello 0,1%, mentre Francoforte scivola dello 0,1% e Londra cede lo 0,45 per cento.

La Borsa di Tokyo ha chiuso la prima seduta della settimana col segno meno, con gli investitori che hanno anche fatto scattare le prese di profitto con l’indice è ai massimi in un anno: il Nikkei ha perso lo 0,26%, a quota 23.331,84. Sul mercato valutario lo yen si stabilizza con il dollaro, poco sopra a 109, e sull’euro a 120. Shanghai ha risentito della debolezza di tutta l’area, anche in attesa di conoscere i dati del Single’s day di Alibaba, la giornata dello shopping che dà un termometro dell’andamento dei consumi: -1,8 per cento. Wall Street riparte dopo un venerdì chiuso in positivo grazie a un colpo di coda nel finale: il Dow Jones ha segnato +0,01% e il Nasdaq è salito dell’1,1 per cento. Una fonte di preoccupazione è arrivata dalla Casa bianca: Trump ha detto che non ha ancora trovato un accordo con pechino per la rimozione delle tariffe, smentendo le dichiarazioni del portavoce del ministero del commercio cinese, Gao Feng.

L’agenda macroeconomica, piuttosto scarica, ruota intorno all’indice Zew sulla fiducia delle imprese tedesche. Nel corso della mattinata è attesa la lettura di settembre della produzione industriale in Italia, oltre al dato preliminare del Pil della Gran Bretagna relativo al terzo trimestre 2019. Intanto lo spread tra Btp e Bund tedeschi riparte da zona 145 punti base, con il differenziale greco una decina di punti più alto. Senza grandi scossoni quello spagnolo, poco sopra 60 punti dopo l’ennesima elezione interlocutoria. L’euro apre stabile ma resta debole, sotto quota 1,11 dollari. La moneta europea passa di mano a 1,1023 dollari e 12015 yen. Dollaro/yen a 108,96.

Nel mese di ottobre, l’inflazione della Cina misurata dall’indice dei prezzi al consumo è balzata al record in quasi otto anni, dal gennaio del 2012, salendo su base annua del 3,8%, rispetto al +3% del mese precedente. La peste suina che continua ad affliggere il paese si è tradotta in un ennesimo balzo dei prezzi della carne suina, volati del 101,3% su base annua.

Tra le materie prime, avvio di settimana in netto calo per le quotazioni del petrolio sulle attese per gli sviluppi della trattative tra Usa e Cina e per i timori dei possibili sviluppi delle tensioni ad Hong Kong. I contratti sul greggio wti con scadenza a dicembre hanno perso 47 centesimi e passano di mano a 56,77 dollari al barile. Il Brent cede 52 centesimi a 61,9 dollari al barile. Recupera il prezzo dell’oro sui mercati asiatici dopo il calo del 3,7% della scorsa settimana, il maggiore negli ultimi 3 anni. Il lingotto con consegna immediata recupera ora lo 0,3% e passa di mano a 1.462 dollari l’oncia.

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