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Gli appunti segreti di Zuckerberg: Apple e regolamento europeo le carte più spinose – La Repubblica

Apr 11, 2018

COME SPESSO accade alla politica – per esempio nelle aule parlamentari o negli incontri fra leader – stavolta i fotografi sono stati in grado di pizzicare i promemoria preparati per l’audizione di Mark Zuckerberg di fronte alle commissioni riunite per l’energia e il commercio del Senato degli Stati Uniti di ieri sul caso Cambridge Analytica. Un lungo elenco di note e appunti che il fondatore e amministratore delegato di Facebook ha tenuto sott’occhio mentre rispondeva alle decine di domande – in gran parte generiche o mal formulate – dei senatori. Memorandum che gli sono stati utili per gestire al meglio lo slalom, concluso in fondo senza troppi danni (e con un salto verso l’alto delle azioni del social network). Ma soprattutto per non cadere in contraddizione: in queste dichiarazioni al Congresso, nonostante a Zuckerberg sia stato risparmiato il passaggio del giuramento come nel caso dei manager della BP chiamati a rispondere sul disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, i soggetti sono tenuti a dire la verità. D’altronde si tratta di veri interrogatori.

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·IL COINVOLGIMENTO DI APPLE

Anche se è stata citata in due sole occasioni, per cercare di paragonare il suo servizio a quelli offerti da altri player del mercato digitale e per accennare al tema dei dati, pare che Zuckerberg fosse pronto a tirare nella mischia anche Tim Cook e Cupertino con ben più forza. Dallo scatto dell’Associated Press, che ha immortalato le tracce a disposizione di Zuck lasciate aperte sulla scrivania, si vede che c’era un punto pronto: “Molte contestazioni sulle applicazioni che usano in modo sbagliato i dati di Apple ma non ho mai visto Apple informarne gli utenti. Sarebbe importante riservare a tutti lo stesso trattamento” si legge. E ancora: “Sotto il profilo dei dati siamo molto simili. Quando si installa un’app sullo smartphone si dà accesso a una serie di informazioni, proprio come quando si accede a un servizio con Facebook”.

Gli appunti segreti di Zuckerberg: Apple e regolamento europeo le carte più spinose

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Il primo punto preparato dai collaboratori era però una citazione di Jeff Bezos di qualche anno fa, nella quale il Ceo di Amazon spiegava che ci sono “società che lavorano duro per far pagare di più i clienti e altre che fanno di tutto per farle pagare di meno”. Ma, come si spiegava, non c’è stato bisogno di sferrare questi attacchi.

Mark Zuckerberg’s private data was accidentally made public when he failed to use the proper privacy settings while testifying on the Hill Tuesdayhttps://t.co/K2na48lGL8pic.twitter.com/RFoW9Y0kIy

— VICE News (@vicenews) 11 aprile 2018

·IL REGOLAMENTO EUROPEO

Un punto è dedicato al Gdpr, il nuovo regolamento europeo per la protezione dei dati personali che entrerà in vigore il prossimo 25 maggio e che, a un certo punto, è stato posto a Zuckerberg come possibile modello a cui una legge statunitense potrebbe ispirarsi. Su quel punto, il Ceo ha risposto che vale la pena parlarne e attingendo almeno a una riga degli appunti: “Ciascuno merita una buona protezione della privacy” anche se nelle note la frase era un po’ diversa, parlava di ‘strumenti’ a disposizione dei clienti. Ma fra gli appunti c’era anche scritto di “non dire che già facciamo ciò che il Gdpr richiede”. Cioè, in qualche modo, di non assicurare un trattamento più stringente di quello in vigore negli Stati Uniti.

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Anche se nei punti successivi viene elencata una serie di vincoli previsti dalle regole europee che la piattaforma già seguirebbe o su cui dovrebbe aumentare gli sforzi. Anche su questo fronte, non c’è stato troppo bisogno di dare fondo agli appunti. Per la cronaca, Zuck se l’è cavata con la seguente risposta, in linea con le note: “A parte le specifiche regole, mi auguro che rimanga sempre qualche elemento di diversità perché negli Stati Uniti abbiamo una sensibilità diversa rispetto ad altri Paesi”.

Gli appunti segreti di Zuckerberg: Apple e regolamento europeo le carte più spinose

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·COME REAGIRE

Pronta anche frase secca e molto dura – “Respectfully, I reject that. Not who we are” – da sfoderare nel caso in cui fosse attaccata la società con paragoni impropri senza tuttavia mancare di rispetto ai senatori. Non sembra, rileggendo le trascrizioni delle quasi cinque ore di interrogatorio, che sia mai stato necessario utilizzarla.

·RESPONSABILITA’

“Non butterò le persone in mezzo a una strada” si legge rispetto alle responsabilità su Cambridge Analytica, di cui Zuckerberg si è d’altronde preso ogni colpa da settimane. C’era una frase pronta anche per chi gli avesse chiesto se intendesse dimettersi: “Ho fondato Facebook, sarà una mia decisione, ho fatto errori, sarà una grande sfida ma abbiamo risolto altri problemi prima e scioglieremo anche questo. Stiamo già agendo”. Cioè, no.

·ELEZIONI

Tre punti pronti sui temi elettorali. A parte quello su un comitato di ricerca indipendente per valutare gli effetti dei social network sulla democrazia un paio di passaggi sono stati in effetti utilizzati, per esempio quando Zuck ha alluso ai progressi fatti nelle elezioni tedesche, francesi e in Alabama e alle altre tornate in arrivo, dal Brasile all’India.

·SICUREZZA

In più punti dei fogli, scritti al pc, sono sintetizzati gli aspetti più importanti sulla questione chiave di Cabridge Analytica. In cui si coglie, a braccetto con l’intenzione di non licenziare nessuno, una sfumatura di intimismo. Per esempio quando si legge “io uso Facebook tutti i giorni così come la mia famiglia”. E ancora, sui dati concessi dagli utenti, l’aspetto importante che né estremi di carte di credito né numeri della previdenza sociale fossero stati diffusi e utilizzati. Anche di questa frase non c’è traccia nella trascrizione completa. Segno che Zuckerberg si aspettava un bombardamento ben più pesante dai senatori.

·DIVERSITA’

C’erano appunti pronti anche per rispondere alle accuse di scarsa diversità e rappresentatività della società all’interno di Facebook: “La Silicon Valley ha un problema e Facebook è parte di questo problema” si legge con una certa sorpresa: “Si tratta di una sfida personale, abbiamo molta strada da fare” sotto il punto di vista dei dipendenti: solo il 3% sono afroamericani e il 5% ispanici.

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