morto a roma a 84 anni
Dalla Stampa, al Corriere della Sera a Repubblica, fino al Messaggero e al Giornale, Pansa ha scritto per i maggiori quotidiani italiani. Ha firmato anche numerosi saggi storici
13 gennaio 2020
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È morto a Roma all’età di 84 anni il giornalista Giampaolo Pansa, firma dei più importanti quotidiani italiani, scrittore, polemista commentatore. Ha lavorato alla Stampa – dove ottenne il suo primo contratto giornalistico nel 1961 – al Corriere della Sera e Repubblica (di cui fu anche vicedirettore), passando per il settimanale Panorama e l’Espresso e poi ancora per il Messaggero e il Giornale. Da poco era tornato a collaborare con il Corriere della Sera. Pansa è stato anche storico, autore di romanzi e saggi in gran parte incentrati sugli anni della guerra partigiana, un argomento che era stato anche al centro della sua tesi di laurea in Scienze Politiche , dove era stato allievo dello storico Alessandro Galante Garrone.
Piemontese di Casale Monferrato, dagli esordi torinesi con un memorabile reportage sulla Strage del Vajont agli articoli sull’attentato di Piazza Fontana e quelli sullo scandalo Lockheed , Pansa nella sua lunga carriera ha messo a segno tanti colpi. Sua per esempio l’espressione “Balena Bianca” per definire la democrazia cristiana. Alla fine degli anni ’80 del Novecento lancia dalle pagine di Panorama la sua celebre rubrica Il Bestiario , che poi porta sull’Espresso ed infine su Libero.
Una passione per gli anni del fascismo e della Resistenza maturata fin dalla tesi di laurea, Pansa ha firmato innumerevoli romanzi e saggi storici. Nel 2001 ha pubblicato Le notti dei fuochi, sulla guerra civile italiana combattuta tra il 1919 e il 1922, ma anche I figli dell’Aquila, racconto della storia di un soldato volontario dell’esercito della Repubblica sociale italiana. Ha firmato poi il ciclo dei vinti, libri dedicati alle violenze compiute dai partigiani nei confronti di fascisti durante e dopo la seconda guerra mondiale: Il sangue dei vinti (vincitore del Premio Cimitile 2005), Sconosciuto 1945, La Grande Bugia e I vinti non dimenticano (2010). Nel 2011 ha firmato Poco o niente. Eravamo poveri. Torneremo poveri, in cui ritrae l’Italia degli umili tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX attraverso la storia dei propri nonni e genitori. E ancora La guerra sporca dei partigiani e dei fascisti ( 2012) e Sangue, sesso e soldi . Una controstoria d’Italia dal 1946 ad oggi.
Provocatore fino all’ultimo, tra i suoi libri più recenti l’autoritratto intitolato Quel fascista di Pansa e poi un pamphlet su Salvini “Ritratto irriverente di un seduttore autoritario”. Pansa è morto a Roma assistito dalla moglie, la scrittrice Adele Grisendi . Nel 2016 aveva perso il figlio
Alessandro, ex ad di Finmeccanica morto di malattia a 55 anni.
Un dolore dal quale non si era mai ripreso.
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