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“Genova sfregiata dall’omaggio alla Rsi” La neo presidente Anpi contro il sindaco Bucci

Nov 7, 2017

Carla Nespolo, 74 anni, è presidente nazionale dell’Anpi da soli quattro giorni. Conosce bene Genova: «Mia madre era genovese, mentre mio zio Amino Pizzorno (nome di battaglia “Attilio”) è stato vice-comandante della VI ‘zona partigiana’ che operava tra il Piemonte e la Liguria ed è seppellito a Staglieno». Il Comune che per la prima volta dal dopoguerra rende omaggio ai caduti della Repubblica Sociale «è un fatto grave, triste, preoccupante. Uno sfregio che avviene in una città medaglia d’oro della Resistenza».

Si dice: “Ma avevano degli ideali anche i ragazzi di Salò”. Cosa ne pensa?

«La pietà e il rispetto per i morti sono sempre doverosi, ma le ragioni che ci stanno dietro no, non sono uguali per tutti. Onorare anche i repubblichini sembra voler dire “vabbè avevano un po’ di ragione gli uni e po’ gli altri”. Invece no, la nostra è una Repubblica nata dall’antifascismo. I comuni per come li conosciamo oggi, pur con tutti i problemi che hanno, sono frutto del sacrificio di chi ha fatto la Resistenza. Il sindaco di Genova dovrebbe ricordarselo: è stato eletto democraticamente proprio grazie al sacrificio di chi ha lottato per la libertà. Contro le violenze nazifasciste. Al sindaco direi di riflettere: se oggi ci fosse il fascismo lui non sarebbe stato nominato sindaco…».

Come spiegherebbe oggi a un ragazzo di venti anni il valore, l’attualità, dell’antifascismo?

«Ricordo le parole di Vittorio Foa all’indirizzo dei deputati neofascisti del Msi, per me attualissime: “Se voi oggi potete sedervi in parlamento e fare le vostre cerimonie liberamente è perché vi sconfiggemmo. Aveste vinto voi, noi oggi saremmo confinati o morti”. Ecco, è la storia questa».

Secondo lei dietro queste forzature, questo voler mettere tutti sullo stesso piano, c’è una strategia politica e culturale della destra?

«Sì, assolutamente, e non va sottovalutato il tentativo di far sparire la Resistenza dalla memoria. Quei valori sono sempre attuali, chi allora li combatteva oggi tenta di cancellarli».

Penso però anche ai diversi casi di esponenti del Pd che negli ultimi anni hanno fatto discorsi simili, legittimando i giovani di Salò. C’è un cedimento anche a sinistra?

«È accaduto anche questo, è vero. Però non confonderei le opinioni dei singoli con la strategia culturale messa in campo dalla destra».

Ormai però questo tipo di notizie — il Comune che omaggia i repubblichini, il sindaco che non va alla marcia antifascista e così via — sono accolte con sempre maggiore indifferenza. Ha questa impressione?

«Esiste questo pericolo. Noi con pazienza e tenacia proviamo a creare relazioni con le varie realtà antifasciste. Tentiamo di spiegare quanto sia ancora attuale la nostra Costituzione. Il cui problema non è che sia vecchia, quanto piuttosto che non sia attuata in toto: nella disparità di diritti tra uomo e donna, oppure nei diritti del lavoro. Il popolo italiano lo scorso dicembre ha deciso di difendere la Costituzione, per fortuna. Ma se non la vedi agire nel tuo presente, allora tutto si fa più complicato anche per noi».

Una decina di giorni fa c’è stata la marcia antifascista anche qui a Genova. A un certo punto uno spezzone si è

staccato dal corteo per andare a saldare la porta di ingresso di una sede dei neofascisti di Lealtà e Azione. Lei approva questo tipo di dimostrazioni?

«Non voglio esprimermi perché non conosco bene la situazione e il contesto. Ma posso dire che queste forme di fascismo riemergente — perché di fascismo si parla, anche se queste organizzazioni cambiano denominazioni per aggirare la legge — trovano linfa vitale nella mancanza di memoria».

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