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Flixbus: il Milleproroghe lo boccia, ma la norma è sbagliata

Feb 23, 2017
Flixbus: il Milleproroghe lo boccia, ma la norma è sbagliata

I più smaliziati lo chiamano “trappolone“, espressione che chiarisce subito anche ai non addetti ai lavori di cosa si tratta. Una norma studiata ad hoc per favorire qualcuno, a scapito di qualcun altro: nel nostro caso, è bastato inserire un semplice emendamento all’interno del Milleproroghe, il maxi contenitore d’ogni sorta di argomento, sul quale il Governo pone la fiducia, rendendo di fatto impossibili modifiche e cambiamenti anche per questioni di tempo.

Voilà, il gioco è fatto: tra le pieghe del provvedimento, c’è anche una norma destinata a rendere presto molto difficile la vita alle compagnie di bus low cost.

In primis, Filobus, la società tedesca che da un paio di stagioni ha iniziato a solcare con i suoi bus verdi strade ed autostrade di tutta Italia, diventando in breve, grazie anche ad una politica di prezzi molto aggressiva, un’alternativa concreta ad altre mezzi di spostamento, ad iniziare dal treno.

Ecco cos’è accaduto: nel testo del decreto Milleproroghe licenziato anche dalla Camera, è finito un emendamento che prevede che solo gli operatori del trasporto, e non le piattaforme digitali, possano ottenere l’autorizzazione a operare sulle tratte interregionali.

Nella sostanza, è un blocco alla libera concorrenza, un pasticciaccio brutto cui non sarà possibile rimediare se non, ammesso che ce ne sia la volontà, attraverso una specifica legge, con tutte le incognite del caso su modalità e tempistica.

Certo, la materia è delicata: da anni il trasporto passeggeri sulle tratte tra Regioni diverse, dal nord al sud della penisola, non è più affidato dal ministero in concessione, ma su autorizzazione, aprendo così la strada ad operatori non solo nazionali. La prima società straniera a portare in Italia tariffe super scontate è stata l’inglese Megabus, con i suoi pullman blu.

Poi è stata la volta della tedesca FlixBus, che prima ha acquisito Megabus e poi ha imposto un un diverso, e vincente, modello operativo: infatti non possiede mezzi, ma si appoggia a società di trasporto locali (ad oggi se ne contano circa 50), assicurando da parte la parte logistica, di prenotazione e di marketing.

Un approccio vincente: FlixBus, presente in oltre venti Paesi, ha finora trasportato più di 3 milioni di italiani, collegando 120 città.

Ora però l’emendamento del Milleproroghe prevede che possano ottenere l’autorizzazione a operare solo raggruppamenti di impresa il cui capogruppo, in questo caso FlixBus, abbia come attività principale il trasporto.

E non il caso della società tedesca, che è solo una piattaforma.

In verità qualche sospetto che sia stata un’operazione studiata a tavolino è lecito nutrirlo, ad iniziare dai firmatari dell’emendamento: quattro senatori, ex parlamentari di Forza Italia ed oggi seguaci del pugliese Raffaele Fitto. E pugliese è il presidente di Anav, l’associazione autotrasporto viaggiatori, Giuseppe Vinella, che con la sua azienda, la Marozzi, opera sulla tratta tra Bari e Roma, non a caso la stessa su cui FlixbìBus è entrata qualche mese fa.

L’intento sarebbe di aumentare la trasparenza nel rilascio delle autorizzazioni, a garanzia della qualità del servizio e della concorrenza. Il caso di Flixbus, sostengono i parlamentari, è simile a quello di Uber, che in molte città risulta conveniente perché opera al di sotto dei prezzi di costo operativi.

Accusa che Flixbus restituisce al mittente: «Intanto – ha detto Andrea Incondi, responsabile di FlixBus in Italia – operiamo all’interno di una normativa ben definita del ministero dei Trasporti e abbiamo ricevuto l’autorizzazione anche dell’Antitrust. E grazie a politiche di prezzo dinamico, come le compagnie aeree low cost, riusciamo ad offrire viaggi convenienti per i clienti, che infatti affollano i nostri bus».

Alla fine, ci sarà la solita soluzione all’italiana: Andrea Mazziotti, relatore del decreto Milleproroghe alla Camera, ha rivelato di aver chiesto al Governo di cancellare al più presto la norma contestata, visti anche i segnali in tal senso arrivati in maniera bipartisan, da maggioranza ed opposizione.

Insomma, la tradizionale pezza a colore: così, forse, non verrà impedito agli italiani di continuare a viaggiare in maniera low cost sui verdi bus di Filobus.

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