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Fiocco rosa al centro sociale ex Canapificio, a Caserta. E’ nata Angelle Amy, la figlia di Mariarita e Mamadou

Dic 29, 2018

Si chiama Angelle Amy e pesa 2 chili e 700 grammi. È la figlia di Mariarita Cardillo e di Mamadou Kovassi Idris. Entrambi operatori del centro sociale ex Canapificio di Caserta. Lei, casertana 31 anni, con una laurea in lettere e giornalismo, lavora nel servizio legale. Lui, 36 anni, Ivoriano, lavora come mediatore culturale. Angelle Amy è arrivata al mondo il 22 dicembre, poco dopo le dieci di sera, nell’ospedale di Marcianise, dopo un parto cesareo, “senza grandi sforzi”, come dice Mariarita, la giovane mamma che sprizza felicità da tutti i pori e che non smette ancora di piangere di gioia.

Quella dei genitori di Angelle Amy è una storia di integrazione, di giovani che provano a costruire un futuro senza muri e senza pregiudizi. Convivono da un anno, ma si frequentano da tempo. Mamadou, è scappato dalla guerra scoppiata in Costa D’Avorio nel 2004. “E’ stato allora che ha dovuto lasciare la facoltà di lingue dell’università della capitale, che frequentavo dal 2001”, racconta, mentre i suoi pensieri vagano in storie ormai lontane. Primo di sette fratelli (3 sorelle e quattro maschi), Mamadou ha perso anche la mamma.

“All’inizio anche i miei genitori sono scappati in Ghana. Io, invece, sono scappato in Libia e ci sono stato due anni e mezzo. Mi hanno messo in carcere per quaranta giorni senza un motivo. Mi picchiavano spesso. Sono riuscito a pagare una cauzione con l’aiuto di alcune persone e da lì sono partito alla volta dell’Italia, su un gommone, destinazione Lampedusa, con la speranza di avere un futuro diverso. Sono giunto a Roma. Era il 2008”. Poi Mamadou ha incontrato quelli dell’ex Canapificio che gli hanno offerto la possibilità di lavorare come mediatore culturale perché parla più di una lingua. Ora è a Caserta con regolare permesso.

Fiocco rosa al centro sociale ex Canapificio, a Caserta. E' nata Angelle Amy, la figlia di Mariarita e Mamadou

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“Essere papà? E’ qualcosa di indicibile. Sono felice, anzi felicissimo – dice Mamdou, con un largo sorriso – non pensavo che si potesse provare tanta gioia”. Nel reparto maternità dell’ospedale di Marcianise, il giovane Ivoriano si presenta con una felpa con la scritta “Super Dad”. Si avvicina alla culla della figlia che sembra un batuffolo di ovatta, e la bacia. Poi la prende in braccio con timidezza, come fa un padre col primo figlio. Gli occhi lucidi e una felicità incredibile. “Non sono abituato – dice emozionandosi mentre la stringe al petto – non credevo che diventare papà fosse così bello. Essere papà mi dà anche un equilibro, una stabilità alla mia vita che comincia a mettere dei punti fermi”. La sua felicità è contagiosa. Con lui ci sono anche altri amici della coppia. Si commuovono anche loro. Sono tutti frequentatori del centro sociale ex Canapificio che qui a Caserta significa anche modello di integrazione che funziona.

“Porta il nome di due grandi donne – afferma Mariarita mentre tende le braccia per prendere la bambina per darle la poppata – quella di mia nonna, Angela e quella della nonna di Mamadou, Amy”. “Amy è un nome musulmano e significa persona generosa, aperta, accogliente – spiega Mamadou – ho voluto dare questo nome non solo per il suo significato, ma anche per rendere omaggio a mia nonna che mi ha educato e insegnato molte cose, soprattutto la solidarietà e la tolleranza verso le persone”.

“Abbiamo deciso – dice ancora Mariarita – che nostra figlia parlerà diverse lingue. Il papà le parlerà in francese e in dialetto ivoriano. Io in Italiano e in dialetto napoletano”.

“Mia figlia è fortunata – incalza Mamadou – a differenza di altri bambini che sono nati in Italia e che non hanno la possibilità di essere riconosciuti come figli di questo paese. Ne conosco tanti che si trovano dalle parti di Castel Volturno. I genitori sono senza documenti e anche i figli diventano immigrati clandestini, sono apolidi. Non hanno né la cittadinanza in Italia, né in Africa. E’ un’ingiustizia. Mia figlia è italiana, ma avrà anche la cittadinanza Ivoriana. Bisognerebbe dare la possibilità a tutti coloro che nascono in qualsiasi paese di avere una nazionalità”.

Nella stanza, intanto, arrivano anche i genitori di Mariarita. Sono nonni per la prima volta esattamente come il papà di Mamadou. Anche per loro è una festa, L’arrivo di Angelle Amy è un regalo di Natale ineguagliabile.

“A mio padre ho mandato le foto della bambina. E’ contentissimo. Come pure i miei fratelli – continua a dire il giovane Ivoriano mentre osserva la figlia che succhia al seno della mamma – mi hanno chiesto già di portarla in Africa. Ma è ancora troppo piccola. Sono contenti perché io per loro sono una speranza. Se riesco ad integrarmi, posso aiutarli a sopravvivere. Cosa vorrei per mia figlia? La cosa più importante credo sia l’educazione, farla andare a scuola. Deve vivere la vita pienamente. Questo è mancato in Africa. Deve vivere la realtà dell’Europa, ma deve conoscere anche come si vive da secoli nel nostro continente. Con l’arrivo di tanti bambini come Angelle Amy l’Italia non potrà essere solo un paese di Italiani – dice ancora mentre accarezza la piccola mano della figlia – Spero che si faccia strada il multiculturalismo, l’accoglienza e l’integrazione. Accettare le persone significa costruire un bellissimo paese”.

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