RAPPORTO OSMED
L’indagine presentata dall’Aifa: nel 2018 il 98% degli anziani ha ricevuto almeno una prescrizione farmacologica, e sono state dispensate, ogni giorno e per ogni utilizzatore, oltre 3 dosi con una spesa di 656 euro pro capite
di Barbara Gobbi
18 luglio 2019
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Spesa farmaceutica pubblica e privata ferma a 29 miliardi di euro sui livelli dell’anno scorso – con il 77% rimborsato dal Ssn e un pro capite di 482 euro – e con le due componenti principali, territoriale e di acquisto da parte degli ospedali, rispettivamente a 20.781 milioni di euro (-1%) e a 11,9 miliardi (+0,9%).
Il Rapporto 2018 sull’uso dei farmaci in Italia confezionato dall’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali (Osmed) presentato oggi a Roma certifica un esborso complessivo stabile, dove la prima voce di spesa sono gli antitumorali a fronte di consumi massimi per il cardiovascolare – cui però fanno da contraltare una serie di storture da correggere.
Come i trend regionali sull’ottovolante – consumi e spesa più alti nelle Regioni del Sud, con Bolzano virtuosa tra tutti (120 euro pro capite e 721,4 dosi consumate per mille abitanti) – anche per il difforme ricorso ai più convenienti medicinali a brevetto scaduto e a farmaci equivalenti. E percentuali di consumo da capogiro nelle fasce d’età estreme della popolazione, che insieme a indicatori di aderenza alle terapie con “ampi spazi di miglioramento”, fanno scattare l’allarme appropriatezza.
A snocciolare i dati è lo stesso direttore generale dell’Aifa, Luca Li Bassi: «Quasi la metà dei bambini ha ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica, con un picco del 77% nel primo anno di vita e un maggior consumo di antibiotici. Mentre tra gli anziani, che assumono in media nel corso dell’anno 6,7 sostanze diverse e assorbono circa il 70% delle dosi giornaliere e il 60% della spesa in assistenza convenzionata, ben il 22% arriva a prendere almeno 10 principi attivi diversi». Dati che il farmacologo Silvio Garattini passa allo scanner: «Molti anziani prendono fino a 12-15 dosi di farmaci al giorno con un enorme numero di possibili interazioni e in assenza di studi che valutino l’impatto sulla salute e sui costi. Senza contare che sono troppi i farmaci in commercio con la stessa indicazione terapeutica e a prezzi enormemente difformi. Come gli anti-diabetici, che possono variare dai 96 euro della metformina (disponibile in ben 70 formulazioni) ai 1.711 euro del principio più caro per la stessa indicazione terapeutica. Idem per gli oncologici, i cui prezzi esosi, anche in questo caso estremamente variabili, sono spesso imputabili a fattori essenzialmente emotivi».
Da qui il doppio invito a una revisione del meccanismo dei prezzi – «scegliere il prodotto a prezzo più basso», consiglia il farmacologo dell’Istituto Mario Negri di Milano – e alla diffusione tra i cittadini fin dai banchi di scuola di una «cultura del farmaco». Bene prezioso che però – afferma ancora Garattini – «sta diventando sempre più strumento di consumo che di salute. Il Servizio sanitario spende ben 22 miliardi per acquistare farmaci. Cioè il 20% della spesa pubblica totale. Un eccesso, a fronte di tutti i bisogni e gli impegni a cui il nostro Ssn, per altro in crisi di sostenibilità, deve fare fronte. E allora è va applicato quanto prima il documento sulla nuova Governance del farmaco che questo Governo ha presentato nei mesi scorsi in vista di una revisione complessiva del sistema».