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False fatture per i rimborsi sulla ricerca, scoperta maxi frode da 45 milioni

Lug 25, 2019

Sono oltre 200 gli indagati in un’inchiesta fiscale condotta dalla Guardia di Finanza di Padova che ha portato alla luce una maxi frode per 45 milioni di euro, realizzata tramite l’emissione di false fatture per far ottenere ad aziende indebiti crediti d’imposta.

La frode riguarda il settore della ricerca scientifica. In particolare la Gdf, che ha eseguito 200 decreti di perquisizione in 38 province italiane, ha permesso di individuare un’associazione per delinquere, composta dagli amministratori e dal consulente di un network di società padovane, finalizzata alla illecita fruizione di agevolazioni fiscali riconosciute dallo Stato a fronte di investimenti in ricerca scientifica.

L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Padova, è andata a verificare il regolare utilizzo delle agevolazioni fiscali che consentivano un credito d’imposta (originariamente nella misura del 90%, poi ridotta al 50% a partire dal 2015) a favore delle società che avessero sostenuto costi o finanziato progetti di ricerca in Università, ovvero in Enti pubblici di ricerca.

Accanto ai soggetti istituzionalmente preposti, la norma considerava ‘soggetti finanziabili’ anche i cosiddetti ‘Organismi di ricerca’, ovvero soggetti che svolgono, senza scopo di lucro, attività di ricerca di base, di ricerca industriale o di sviluppo sperimentale, diffondendone i risultati mediante l’insegnamento, la pubblicazione o il trasferimento di tecnologie. E proprio un ‘organismo di ricerca’ operante in provincia di Padova sarebbero stato la ‘fabbrica’ delle false fatture per operazioni inesistenti, sulle quali si basano i fittizi crediti d’imposta.

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