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Ex Ilva, Confindustria all’attacco della politica: “Scelte irragionevoli e non meditate”

Nov 5, 2019

MILANO – Il continuo tira e molla sul famoso scudo penale per i commissari e gli acquirenti dell’Ilva è alla radice della fuga di ArcelorMittal dall’acciaieria tarantina. Un esito, quello deflagrato ieri per iniziativa della multinazionale, che per la Confindustria ha come responsabili ultimi il governo e il Parlamento. Lo dice chiaro e tondo Marcella Panucci, direttrice generale di viale dell’Astronomia, a margine di una audizione alla Camera sul decreto Fiscale.

Prosegue l’alta tensione intorno al caso, in vista dell’incontro tra il premier Giuseppe Conte e i vertici del gruppo anglo-indiano, che però è slittato a domani alle 11.30, sempre a palazzo Chigi. Al tavolo, oltre al premier, siederà anche il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli.

Rep

Intanto si susseguono le accuse sulle ragioni che hanno portato a questo punto. “I continui cambiamenti di norme – ricostruisce Panucci – gli interventi a gamba tesa sulle norme penali, l’instabilità del quadro non solo non attraggono investimenti ma fanno scappare quelli che ci sono”. Secondo la rappresentante confindustriale, “òa vicenda di Ilva è emblematica e consegue a una scelta fatta in Parlamento nelle scorse settimane di revocare uno dei punti qualificanti del contratto che l’investitore aveva firmato con lo stato italiano. Mi auguro che chi deve capisca quali sono le conseguenze di scelte irragionevoli e non meditate”.

Diverso l’approccio, ma simile l’esito del discorso portato avanti da Legambiente. Che finisce comunque per puntare il dito sulla sequela di esecutivi che non hanno risolto il problema. “L’ennesimo colpo di scena nella vicenda dell’impianto siderurgico di Taranto conferma quanto sia stata approssimativa ed emergenziale la gestione da parte dei diversi governi succedutisi in questi anni di una delle più grandi vertenze ambientali ed industriali del nostro Paese”, dice la divisione pugliese dell’associazione ambientalista. Che ritiene che “sia stato sbagliato non considerare la salute un problema prioritario quanto quello del lavoro”. “Una sequela di decreti – si afferma – non ha detto l’unica cosa sensata che andava stabilita fin dall’inizio: qual è la quantità di acciaio che si può produrre a Taranto senza creare danni inaccettabili per la salute dei suoi cittadini?”.

Dal fronte sindacale, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, intervenendo a Radio Anch’io su Rai Radio 1 chiede al governo di “togliere ogni alibi ad Arcelor Mittal. Si ripristini l’immunità penale – chiede Landini – ma non ci devono essere licenziamenti”.

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