• 26 Aprile 2024 23:58

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“Entusiamo ed equilibrio”, i segreti dell’Italia di Mancini secondo Domenghini

Giu 11, 2021

AGI – La sua punizione passò in mezzo alla barriera e gonfiò la rete, consentendo all’Italia di raggiungere il pareggio contro la Jugoslavia. Era la finale dell’Europeo 1968. La partita si rigiocò due giorni dopo e gli azzurri si imposero per 2-0, vincendo l’unico Europeo della loro storia. A calciare quella punizione fu Angelo Domenghini, ex ala dell’Inter e della nazionale, che ha parlato all’AGI di quell’Europeo di 53 anni fa e di quello che prenderà il via oggi.

L’Italia di Roberto Mancini, secondo Domenghini, “è una nazionale molto forte in qualsiasi reparto: offensivamente, in mezzo al campo e in difesa”. Due parole per descriverla? “Equilibrio ed entusiasmo. I risultati stanno dando ragione a Mancini, ci sono giocatori giovani e sono rimasti i vecchietti che danno tanta esperienza”.

Le nazionali favorite per la vittoria “sono parecchie: la Spagna, la Germania, la Francia, l’Inghilterra, l’Olanda, e ci siamo anche noi. Ce la giocheremo”. Insomma, “l’Italia è una delle favorite ed è importante partire col piede giusto, già dalla prima partita” questa sera contro la Turchia. Il giocatore di questa nazionale che Domenghini preferisce è “Nicolò Barella. È nato per giocare a calcio, ha qualità incredibili ed è un giocatore a tutto campo, che corre per 90 minuti”.

Del 1968, invece, Domenghini ricorda “l’entusiasmo che avevamo, l’orgoglio di indossare la maglia azzurra”. Senza la sua punizione, che fissò sull’1-1 il risultato nella prima finale contro la Jugoslavia, l’Italia avrebbe ancora zero Europei nel suo palmares: “Ho preso la rincorsa, ho chiuso gli occhi e ho tirato forte. Ho avuto fortuna, la palla è passata in mezzo alla barriera. In quella partita la Jugoslavia meritava di vincere”. Poi due giorni dopo “abbiamo ribaltato tutto perché il ct Valcareggi ha cambiato diversi giocatori”, e la partita è finita 2-0. “Eravamo – conclude Domenghini – un gruppo unito, ma poi sono i singoli giocatori a fare la differenza. Se non ci fossero giocatori forti, non si vincerebbe”. 

AGI – La sua punizione passò in mezzo alla barriera e gonfiò la rete, consentendo all’Italia di raggiungere il pareggio contro la Jugoslavia. Era la finale dell’Europeo 1968. La partita si rigiocò due giorni dopo e gli azzurri si imposero per 2-0, vincendo l’unico Europeo della loro storia. A calciare quella punizione fu Angelo Domenghini, ex ala dell’Inter e della nazionale, che ha parlato all’AGI di quell’Europeo di 53 anni fa e di quello che prenderà il via oggi.
L’Italia di Roberto Mancini, secondo Domenghini, “è una nazionale molto forte in qualsiasi reparto: offensivamente, in mezzo al campo e in difesa”. Due parole per descriverla? “Equilibrio ed entusiasmo. I risultati stanno dando ragione a Mancini, ci sono giocatori giovani e sono rimasti i vecchietti che danno tanta esperienza”.
Le nazionali favorite per la vittoria “sono parecchie: la Spagna, la Germania, la Francia, l’Inghilterra, l’Olanda, e ci siamo anche noi. Ce la giocheremo”. Insomma, “l’Italia è una delle favorite ed è importante partire col piede giusto, già dalla prima partita” questa sera contro la Turchia. Il giocatore di questa nazionale che Domenghini preferisce è “Nicolò Barella. È nato per giocare a calcio, ha qualità incredibili ed è un giocatore a tutto campo, che corre per 90 minuti”.
Del 1968, invece, Domenghini ricorda “l’entusiasmo che avevamo, l’orgoglio di indossare la maglia azzurra”. Senza la sua punizione, che fissò sull’1-1 il risultato nella prima finale contro la Jugoslavia, l’Italia avrebbe ancora zero Europei nel suo palmares: “Ho preso la rincorsa, ho chiuso gli occhi e ho tirato forte. Ho avuto fortuna, la palla è passata in mezzo alla barriera. In quella partita la Jugoslavia meritava di vincere”. Poi due giorni dopo “abbiamo ribaltato tutto perché il ct Valcareggi ha cambiato diversi giocatori”, e la partita è finita 2-0. “Eravamo – conclude Domenghini – un gruppo unito, ma poi sono i singoli giocatori a fare la differenza. Se non ci fossero giocatori forti, non si vincerebbe”. 

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