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Enel, con reti e digitale scopre la sharing economy

Nov 22, 2016
LONDRA – Con una metafora che sarà appezzata dal suo ammistratore delegato Francesco Starace (grande tifoso della Roma), si può dire che Enel cercherà nei prossimi anni di andare il più possibile in rete. Così come cercherà di mettersi definitivamente alle spalle la stagione tutta old economy delle grandi centrali a carbone e gas, per traghettarsi sempre di più nel nuovo secolo e puntare sulla versione elettrica della sharing economy.

Sono gli spunti più interessanti che emergono dall’aggiornamento del piano industriale di Enel pesentato a Londra, dove Starace ha incontrato la comunità finanziaria. Un piano con molti segni positivi (più utili, più dividendi, meno costi operativi) e qualche segno meno (investimenti in calo). Ma soprattutto una nuova strategia industriale che vede una accelerazione verso la nuova economia digitale e di condivisione.

Partiamo da quest’ultimo aspetto prima di affrontare la parte finanziaria. Al centro dello sviluppo di Enel rimangono le rinnovabili: le nuove installazioni, nell’aggiornamento del piano, passano da 2,1 a 2,6 gigawatt. Ma con una grande differenza: per la gran parte (1,7 gigawatt), saranno impianti solari o eolici che verranno realizzati ma poi venduti per conservare solo la gestione operativa. In pratica, si ammortizzano prima e si liberano risorse, condividendo con un privato il rischio dell’investimento.

Ma è tutta la filosofia del piano che parla di condivisione. Su oltre 20 miliardi di investimenti in tre anni, 4,7 miliardi sono destinati alla digitalizzazione degli impianti, degli asset, dei rapporti con i clienti. Complessivamente, oltre 6 miliardi andranno per la digitalizzazione della rete, con l’installazione di 16 milioni di contatori intelligenti, di cui 12 milioni in sostituzione, con un totale di 48 milioni. Tutto deve essere pronto perché ci sia un’unica enorme smart grid – sia in Italia sia sui mercati esteri dove è presente – che metta insieme clienti, reti, impianti e sistemi di accumulo (ormai prossimi allo sviluppo commerciale su grande scala) per non disperdere l’energia rinnovabile prodotta.

Allo stesso modo, anche i rischi dei grandi impianti a gas andranno condivisi con in “clienti”. Starace ha spiegato che nuove centrali di grandi dimensioni verranno realizzate soltanto in presenza di contratti predefiniti di lungo periodo.

Dal punto di vista dei numeri, i dividendi distribuiti sul totale degli utili passano dal 55 al 65 per cento per arrivare al 70 per cento nel 2018. La crescita dell’utile netto al 2019 sale del 14 per cento, il dividendo minimo del 14 per cento. La digitalizzazione porterà ulteriori risparmi per mezzo miliardo, anche se Starace non ha detto se questo comporterà una riduzione di personale come avviene solitamente con innovazioni spinte. Inoltre, viene varato un piano di riacquisto di azioni proprie per 2 miliardi. In vista del rinnovo delle cariche previsto per la prossima primavera e anche stando alle voci che lo vorrebbero eventualmente come possibile candidato alla poltrona numero uno di Eni, Starace ha presentato il suo biglietto da visita a Palazzo Chigi.

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