• 3 Maggio 2024 9:53

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Dove sono le principali basi della Nato in Italia

Giu 30, 2022

AGI – L’invasione russa in Ucraina e l’annuncio del presidente Usa, Joe Biden, di voler rafforzare la presenza militare Nato in Europa (“in ogni ambito: terra, aria e mare”) rimettono al centro dell’attenzione, anche mediatica, le basi in Italia che già rivestirono un ruolo essenziale di sostegno ai tempi, ad esempio, delle operazioni in Bosnia, Serbia e Kosovo.

La loro storia inizia nel 1951 a seguito della sottoscrizione di un’intesa di collaborazione ad hoc: al momento, secondo stime ufficiose, nelle decine di installazioni militari a stelle e strisce vivrebbero almeno 13 mila militari. L’importanza maggiore è rivestita sicuramente dalla base Nato di Sigonella, nella piana di Catania, principale hub dell’Aviazione di Marina Usa e più attrezzata base logistica in appoggio alla sesta Flotta americana nel Mediterraneo: qui sono di stanza, tra gli altri, i famosi droni spia ‘Global Hawk’, il principale asset Usa per le missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione. E da qui possono partire anche i droni d’attacco ‘Reaper’.

Nella memoria collettiva, Sigonella si lega ad una famosa crisi politico militare, datata 1985, quando Bettino Craxi si oppose alla consegna alla Delta Force di Abu Abbas e degli altri terroristi colpevoli del sequestro della Achille Lauro. Altro sito fondamentale per l’Alleanza atlantica in Europa è Aviano (Pordenone) il cui aeroporto, una infrastruttura militare italiana, viene utilizzato dall’Usaf, l’Aeronautica militare statunitense.

Dal 1955 è in vigore un accordo Usa-Italia per l’utilizzo congiunto della base, che è anche della Nato: dal ’92 al 2005 fu quartier generale della ‘Sixteenth Air Force’, oggi a Ramstein, in Germania. Secondo un rapporto americano del ‘Natural Resources Defence Council’ ad Aviano, sede del 31esimo Fighter Wing, sarebbero conservate alcune bombe atomiche B61-4, di potenza variabile: una cinquantina, secondo alcune fonti, tutte non ufficiali, ma il loro numero potrebbe essere stato ridotto.

Altre bombe nucleari Usa sarebbero stoccate nell’aeroporto militare di Ghedi, 25 km a sud di Brescia, in una struttura a gestione totalmente italiana classificata come ‘Main operating basè, addetta cioè ad attività esclusivamente militari.

A Vicenza, nella caserma Carlo Ederle (eroe della prima guerra mondiale), c’è un’altra importante base dell’Esercito Usa, casa del 173esimo Airborne Brigade Combat Team e dello United States Army Africa: a partire dal 2013 un altro campo ha affiancato l’Ederle, Camp Del Din. A Motta di Livenza (Treviso), nella caserma Mario Fiore, è di stanza il ‘Multinational Cimic Group’, reparto multinazionale interforze a guida italiana mentre a La Spezia c’è il ‘Centre for maritime research and experimentation’, specializzato in ricerche di tipo scientifico e tecnologico.

Il ‘Deployable Air Command and Control Xentrè della Nato si trova nella base aerea dell’Aeronautica militare italiana di Poggio renatico, in provincia di Ferrara: gli è affidato il controllo dello spazio aereo dell’Alleanza. Nel comune di Pisa, a poca distanza da Livorno, c’è Camp Darby base nata nei primi anni ’50 con la consegna di mille ettari di pineta all’Esercito statunitense: intitolata al brigadier generale William O.Darby, ucciso dall’artiglieria nemica il 30 aprile 1945 sulle rive del Lago di Garda, è un deposito di missili, ordigni e munizioni cui attingono le forze Usa. Sotto controllo italiano, è improprio considerarla una base Nato.

L”Allied Joint Force Command’ di stanza a Napoli, nei dintorni di Lago Patria, dal 2013, anno della riorganizzazione dell’area militare della Nato, rappresenta uno dei due comandi strategici operativi assieme all”Allied Joint Force Command’ Brunssum e dipendente direttamente dall”Allied Command Operations’ del ‘Supreme Headquarters Allied Powers’ Europe, il quartier generale supremo delle potenze alleate in Europa. Il comandante ha la responsabilità anche della VI flotta della Marina statunitense, che oltre alle basi di Sigonella e, appunto, Napoli – dispone di un attracco nel porto di Gaeta. A Taranto infine si trova il comando delle forze navali e anfibie offerto dall’Italia alla Nato. 

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