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Doccia fredda dall’Istat: confermata la “crescita zero” nel secondo trimestre 2016

Set 2, 2016

MILANO – Il Pil italiano non è cresciuto nel secondo trimestre del 2016, rispetto al primo periodo dell’anno: l’Istat non ha rivisto al rialzo, come si attendevano tra Palazzo Chigi e Tesoro, la stima fatta in via preliminare a metà agosto, quando aveva indicato una “crescita zero” capace di mettere a repentaglio i programmi di governo per l’intero 2016.

Nell’aggiornamento pubblicato oggi, l’Istituto di Statistica ha confermato che il Prodotto interno lordo italiano è rimasto fermo rispetto al trimestre precedente. Ha però rivisto al rialzo la stima di crescita rispetto all’anno scorso: l’economia si è espansa dello 0,8% rispetto al secondo trimestre 2015, contro il +0,7% indicato in via preliminare il 12 agosto scorso. A questo punto, la variazione acquisita per il 2016 – cioè quella che si verificherebbe se l’anno terminasse senza altre variazioni nella seconda metà – è dello 0,7%. Anche in questo caso, si tratta di un leggero rialzo dal +0,6% precedente.

Doccia fredda dall'Istat: confermata la "crescita zero" nel secondo trimestre 2016

La variazione del Pil rispetto al trimestre precedente

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Scomponendo le voci che formano il reddito nazionale, l’Istat rintraccia un andamento “stazionario” per i conusmi interni: salgono sì dello 0,1% quelli delle famiglie, ma scendono dello 0,3% le spese della Pubblica amministrazione. Non aiutano poi gli investimenti fissi lordi, che registrano una flessione dello 0,3% determinata soprattutto dalla minor spesa delle imprese per i macchinari. Le importazioni salgono dell’1,5% e le esportazioni dell’1,9%. Alla variazione del Pil contribuisce in negativo di 0,1 punti percentuali la domanda nazionale, così come accaduto per le scorte, mentre un contributivo positivo (+0,2 punti percentuali) è giunto dalla domanda estera netta.

Mentre un buon numero di italiani era in vacanza, i numeri emersi sul fatturato dei servizi avevano segnalato una crescita sostenuta che aveva fatto sperare in un riposizionamento del “reddito Italia” a un livello superiore rispetto alle prime proiezioni. Tra la prima stima e oggi, infatti, il governo e il premier Matteo Renzi in primis avevano fatto sfoggio di ottimismo. Ne erano un esempio le trenta slide trasmesse dal presidente del Consiglio nel giorno delle rilevazioni sulla disoccupazione, nelle quali ha anticipato nero su bianco che il Pil è atteso al +1% quest’anno e il deficit/Pil al 2,4%. Per il Prodotto, si tratta di un’indicazione inferiore all’1,2% contenuto nel Def, che deve essere aggiornato entro fine mese scontando l’andamento economico peggiore delle previsioni di aprile. Ma si tratta di un dato “tondo” e superiore ad altri osservatori: il Fmi, ad esempio, prevede che alla fine il Belpaese cresca dello 0,9%, stime in linea con quelle di altre istituzioni bancarie o di ricerca economica.

2014 2015 2016 2017 2018 2019
Indicatori di finanza pubblica – quadro programmatico Def 2016
Andamento del Pil -0,4 +0,8 +1,2 +1,4 +1,5 +1,4
Indebitamento netto -3 -2,6 -2,3 -1,8 -0,9 0,1
Saldo primario 1,6 1,6 1,7 2 2,7 3,6
Interessi 4,6 4,2 4 3,8 3,6 3,5
Debito pubblico 132,5 132,7 132,4 130,9 128 123,8

In % del Pil ad eccezione dell’Andamento del Pil (var % su anno prima)

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