Mentre a Parigi si celebra l’auto in tutte le sue forme, arrivano dati preoccupanti per le diesel: secondo un studio appena pubblicato da T&E (Transport & Enviroment, struttura di coordinamento europeo operante dal ’90 che controlla in termini di approccio ambientale le dinamiche del settore dei trasporti in tutte le sue estensioni), a truccare le carte sulle emissioni inquinanti sono stati praticamente tutti i costruttori.
Tutti baravano, tutti sapevano, solo VW è stata trovata con le mani nella marmellata: così, con ipocrita nonchalance, si è puntato il dito contro il gruppo di Wolfsburg, nascondendo sotto il tappeto verità scottanti.
Una tra tutte: secondo i calcoli T&E, ancora oggi ben 29 milioni tra vetture diesel e furgoni in circolazione sulle strade europee sono fuori norma, che soprattutto quelle classificate Euro5 superano di almeno tre volte il limite di NOx e che solo uno su quattro veicoli diesel immatricolati a partire dal 2011 rispetta quegli standard.
Numeri da brivido: il maggior numero di motori diesel “sporchi“ viaggia sulle strade francesi (5,5 milioni), seguita da Germania (5,3 milioni), Regno Unito (4,3 milioni), Italia (3,1 milioni), Spagna (1,9 milioni) e Belgio (1,4 milioni). Tutti veicoli ritenuti conformi alla legge al momento della loro vendita da parte delle autorità di omologazione nazionali.
«Il vero scandalo del Dieselgate in Europa – ha detto Greg Archer, direttore di T&E – è negli organi di controllo nazionali, che hanno chiuso almeno un occhio con l’unico scopo di proteggere le case automobilistiche nazionali o la propria attività. Ma barare sulla regolamentazione ambientale non è un crimine senza vittime, anzi: ci sarebbe bisogno di un organismo di controllo europeo indipendente, per impedire agli stati membri dell’UE di proseguire nella politica di difesa dei produttori di auto e per garantire il mercato unico, nell’interesse di tutti i cittadini».
Da oltre un anno da queste pagine sosteniamo che si è dato in pasto all’opinione pubblica il diesel indicandolo come il Moloch responsabile di tutti i mali, quindi di riflesso escludendo i motori a benzina quasi da ogni indagine sul loro effettivo contributo, a volte anche superiore, all’aumento delle emissioni nocive.
Invece sappiamo bene che anche sui propulsori a benzina si è barato, come avremo modo prossimamente di dimostrare, allo scopo di presentarli come più virtuosi di quanto in realtà siano. Torniamo però all’argomento iniziale: per redigere il suo report, T&E ha analizzato i dati delle emissioni di circa 230 vetture diesel, tutte omologate Euro6. Ne emerge un quadro davvero sconfortante, visto che nessuna (!) è risultata in regola.
Anche la più “virtuosa“ – quasi un effetto catartico, anche se la performance migliore non ha nulla a che fare con il Dieselgate, ma è dovuta alle scelte tecnologiche fatte prima dello scoppio della scandalo -, la Volkswagen, è oltre i limiti, con emissioni di una volta superiori.
Ma a spaventare sono altri numeri: Fiat e Suzuki inquinano in media 15 volte oltre il limite legale di NOx; i veicoli Renault-Nissan superano il limite di più di 14 volte, mentre General Motors (Opel/Vauxhall) inquina 10 volte di più, e tutti gli altri a seguire.
Una classifica poco lusinghiera: il processo di verità intorno al Dieselgate deve ancora iniziare.