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Decreto Rilancio, startup e pmi innovative fanno il pieno di incentivi

Mag 21, 2020

MILANO – Un intervento “qualificante”. Così il sottosegretario allo Sviluppo economico, Gian Paolo Manzella, definisce il ‘pacchetto Startup’ che alla fine è entrato del decreto Rilancio approdato in Gazzetta Ufficiale.

Un insieme di misure caldeggiato dall’ecosistema dell’innovazione italiano, che si era sentito tagliato fuori dai provvedimenti messi in pista dal governo con il Cura Italia e il decreto Liquidità: misure che poco si adattavano – a sentire i protagonisti delle startup – alle caratteristiche delle giovani società che crescono in fretta, ma fanno pochi ricavi; e che hanno bisogno di molti capitali, con pochi flussi di cassa, per lanciare i loro prodotti sul mercato.

Dopo alcune riflessioni sulla presenza o meno delle coperture, l’articolo 38 del decreto risponde in linea di massima alle aspettative che si erano create durante le audizioni di settore. E secondo Manzella si tratta di una risposta che lascia il segno perché dà una sorta di status giuridico a tutto l’ecosistema innovativo, che va dalle imprese agli investitori.

“Voglio segnalare – ha rimarcato Manzella in una nota – quattro misure che rispondono alle esigenze di molte delle oltre 11 mila startup italiane. La prima è il rafforzamento degli strumenti finanziari per iniettare liquidità e investire in queste imprese: 100 milioni per il programma Smart and Start di Invitalia e 200 milioni per intervenire insieme ai privati nel capitale delle startup. La seconda sono i contributi per finanziare acquisti di servizi di incubatori e acceleratori e altri soggetti che lavorano per il loro sviluppo. La terza sono sgravi fiscali per favorire l’investimento dei privati nel capitale delle imprese innovative. E c’è infine una riserva di 200 milioni per l’accesso alle garanzie del Fondo Centrale di Garanzia”.

Il dettaglio delle misure conferma infatti i 100 milioni al programma di Invitalia, cui si unisce un’altra dotazione da 10 milioni che andranno in contributi a fondo perduto (voucher) per l’acquisto dei servizi offerti da incubatori e affini, che accompagnano le startup nella loro crescita. La dotazione di 200 milioni al Fondo di sostegno al Venture capital s’intende finalizzata a sostenere investimenti nel capitale, anche tramite strumenti partecipativi, nonché mediante l’erogazione di finanziamenti agevolati, la sottoscrizione di obbligazioni convertibili in favore delle startup. Il Fondo riguarda anche le pmi innovative, si legge nel testo. Il decreto rimanda a un decreto attuativo del Mise entro 60 giorni per l’attuazioni di queste misure.

Dopo un passaggio in cui sembravano espunti, nel testo sono entrati anche la proroga di 12 mesi dell’iscrizione nel registro delle società innovative (che ha riflessi per esempio sugli incentivi pubblici e comprende la deroga sulla legge di fallimentare: aspetto non secondario durante la crisi) e l’incentivazione fiscale all’investimento in startup e pmi innovative (purché iscritte nell’apposito registro). Si parla di sgravi alle persone fisiche, che completano così le detrazioni già previste anche per le società su taglie d’investimento maggiori: dall’Irpef si detrae il 50% di quanto investito nel capitale sociale di una startup o Pmi innovativa anche tramite organismi di investimento collettivo. Nella fase di gestazione, si ipotizzava anche un intervento sulle società per la deducibilità dei soldi spesi dalle società per acquisire startup. Nella formulazione finale, l’investimento non può eccedere i 100 mila euro e deve esser mantenuto per tre anni. Si cerca poi di render più attraente il programma “Investor Visa” per intercettare i capitali internazionali, dimezzando le soglie d’accesso. Confermato infine il fondo da 4 milioni per sostenere le spese di progettazione dei videogiochi.

La copertura complessiva prevista è su tre anni: pari a 314 milioni di euro per l’anno 2020 e 70,8 milioni di euro in termini di minori entrate nel 2021 e 40,5 milioni di euro nel 2022.

Tra gli interventi c’è, a parte, anche il Fondo per il Trasferimento Tecnologico presso il Mise dal valore di ben mezzo miliardo, affidato all’Enea (a fronte di una commissione di gestione all’1% – 5 milioni – e una dotazione ulteriore di 12 milioni) che per lo scopo istituisce la Fondazione Enea Tech. “La misura – si legge nel provvedimento – oltre ad accelerare una politica industriale fondata sull’innovazione, contribuisce al miglioramento della produttività e della resilienza del sistema delle Pmi e alla creazione di nuove significative opportunità di lavoro qualificato”. La finalità del fondo è “favorire la collaborazione di soggetti pubblici e privati nella realizzazione di progetti di innovazione e spin-off e possono prevedere lo svolgimento di attività di progettazione, coordinamento, promozione, stimolo alla ricerca e allo sviluppo attraverso l’offerta di soluzioni tecnologicamente avanzate, processi o prodotti innovativi, attività di rafforzamento delle strutture e diffusione dei risultati della ricerca, di consulenza tecnico-scientifica e formazione, nonché attività di supporto alla crescita delle start-up e Pmi ad alto potenziale innovativo”. Con i soldi finanziati, il Mise può autorizzare la partecipazione indiretta in “capitale di rischio e/o di debito, anche di natura subordinata, nel rispetto della disciplina europea in materia di aiuti di Stato” secondo parametri da definire.

Fausto Boni, presidente di Vc Hub Italia, ha accolto con soddisfazione l’inserimento delle norme ma su questo ultimo aspetto in particolare attende chiarimenti circa la funzione dello strumento, che nasconde il rischio di sovrapposizioni con altre forme d’intervento (in particolare il Fondo Innovazione) e dispersione di risorse. “Ci auguriamo che nelle prossime settimane i decreti attuativi possano prevedere misure che chiariscano ulteriormente alcune norme”. Il neo direttore generale di Vc Hub, Francesco Cerruti, auspica che “le importanti risorse vengano prevalentemente investite in maniera indiretta in altri fondi di trasferimento tecnologico”.

“Tutte le associazioni startup sono in festa per le misure approvate: è passato tutto ciò che chiedevamo. Con la sola riserva, al momento, sul Fondo per il Trasferimento Tecnologico”, conferma Gianmarco Carnevale, presidente dell’associazione Roma Startup.

MattiaMor (Iv) ha seguito la gestazione del pacchetto e a conti fatti parla di “una cifra importante, un miliardo, per permettere la crescita di un settore che rappresenta il futuro del nostro sviluppo economico”. Le misure vanno “nella direzione alla quale lavoro da due anni: aumentare la consapevolezza del Governo sull’importanza di questo ecosistema per il nostro futuro”. Già ragiona su possibili correttivi in sede di conversione: “Il 50% di detrazione per gli investimenti di persone fisiche in start-up non deve avere un limite a 100.000 eiuro di base detraibile altrimenti limitiamo l’attrazione di investimenti, e il fondo da 500 milioni destinato al trasferimento tecnologico deve avere una governance e linee guida le più efficienti possibili, affinché siano massimizzati i risultati: sarà fondamentale che questi siano gestiti in sinergia con gli operatori privati più performanti sul mercato”.

“E’ un pacchetto importante, che ci allinea a quanto si sta facendo in altri Paesi e che evidenzia quanto le startup siano oramai nella strategia industriale italiana. Un passaggio importante per il nostro futuro d’impresa: c’è e ci sarà sempre più bisogno delle idee e dell’imprenditorialità che c’è dietro queste imprese innovative”, ha concluso Manzella ringraziando Patuanelli e Gualtieri “per il loro continuo sostegno nel realizzare questo obiettivo”.

Saltato invece nel decreto il potenziamento del Piano Impresa 4.0, che dovrà aspettare ulteriori provvedimenti e nuove coperture da trovare (il Mise aveva lavorato a una proposta dove il credito di imposta per gli investimenti digitali saliva dal 6% a 10% con un bonus ulteriore – pari al 15% – destinato alle spese per agevolare lo smart working; inalterato il tetto di spesa che resta a 2 milioni di euro).

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