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Data Center iperconvergenti per un IT per tutti

Mar 6, 2018

In un modo che è stato inizialmente strisciante ma con un processo che tende a velocizzarsi è in atto la trasformazione dei data center.

A dare il via sono state le esigenze degli utilizzatori e del contesto di business in cui si muovono e , subito a seguire, chi li gestisce, e cioè il personale IT alle prese con una trasformazione digitale che in pochi anni ha proiettato il data center in uno scenario di utilizzo e un contesto architetturale del tutto nuovo.

Svariati sono i fattori che hanno portato a questo cambiamento, alcuni di natura economica e sociale, altri di natura prettamente tecnologica ed organizzativa . Il numero di febbraio di Cloud&Business li esamina in dettaglio.

Tra i primi va annoverata l’esigenza da parte delle aziende di concentrarsi sul core business e di ottimizzare Capex e Opex, il che, detto in altre parole, contenere il costo delle infrastrutture o perlomeno parametrarle ai ritorni in termine di fatturato e allo stesso tempo ottimizzare, alias ridurre, il personale preposto.

Il processo di virtualizzazione dell’IT è stato in pratica un modo per contenere il Capex ed utilizzare al meglio il data center.

Tra i secondi la proiezione verso l’esterno dell’azienda, la crescita tumultuosa della Mobility, l’esigenza di rispondere rapidamente alle richieste del mercato.

Il successo del Cloud e dell’IT visto come servizio e come modo per esternalizzare la sua complessità deriva in definitiva dal fondersi di quanto sopra detto.

L’iperconvergenza è un ulteriore passo in questa direzione volta a semplificare la complessità dell’IT e in qualche modo permettere anche alle PMI e alle aziende e agli enti pubblici in generale di poter trarre beneficio dai processi che sino ad ora hanno interessato e favorito i service provider o i fornitori mondiali di servizi cloud, senza che si debbano far carico degli oneri di una complessa gestione.

I benefici del diffondersi di soluzioni iperconvergenti sono molteplici. Innanzitutto si apre la possibilità anche per medie o piccole aziende di disporre di soluzioni resilienti e con prestazioni facilmente espandibili, sia per uso locale che per realizzare infrastrutture di backup o di disaster recovery a costi di realizzazione e di esercizio contenuti.

Va osservato che però nel caso di soluzione per il disaster recovery un ruolo importante è assunto da parametri quali RPO e RTO, ovverossia il punto da recuperare e il tempo in cui lo si vuole realizzare per ritornare operativi.

Un secondo beneficio è che diventa più facile evolvere a livello di applicazioni e di elaborazione e gestione verso il cloud.

Si può in tale scelta strategica spostare sul cloud attività non critiche per quanto concerne la riservatezza, così come adottare il cloud per la fase di test e sviluppo di nuove applicazioni mantenendo però una gestione e un controllo locale delle applicazioni e relativi dati aventi carattere sensibili che non potrebbero essere trasferiti sul cloud, sia in base a scelte strategiche che a regolamenti nazionali e sovranazionali.

Ulteriore approfondimento, oltre all’analisi di come cambia l’offerta di soluzioni di cloud ibrido e per una maggior sicurezza nel cloud su Cloud&Business n. 68

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