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Dall’Italia due progetti per garantire acqua potabile nella Striscia di Gaza

Nov 7, 2017

L’Italia meta dei migranti che abbandonano i loro paesi in Africa e Medio Oriente alla ricerca di un futuro migliore. Ma anche un paese che sta in prima linea nei progetti di assistenza internazionale.

A Gaza pi del 97% dell’acqua delle falde non adatta al consumo

A cominciare dalla Striscia di Gaza. In quei territori sono in pochi ad avere accesso all’acqua potabile. In un report del 2012, le Nazioni Unite affermavano che la situazione a Gaza sarebbe diventata invivibile entro il 2020 se non si fosse agito – spiega Dina Taddia, presidente di GVC, una Ong che opera nella cooperazione allo sviluppo per garantire i diritti fondamentali in 21 paesi del mondo (tra questi Siria, Libano e Palestina) -. La profezia sembra essersi avverata prima della scadenza del termine. Una delle sfide pi importanti per i due milioni di residenti – la met dei quali sono bambini- rimane l’accesso all’acqua potabile e a condizioni igienico sanitarie adeguate. Oggi – continua Taddia – pi del 97% dell’acqua delle falde di Gaza non adatta al consumo e pi di 100mila metri cubi di acqua di scolo al giorno vengono scaricati nelle acque del Mar Mediterraneo. l’equivalente di 43 piscine olimpioniche. Circa 40 mila fogne non sono connesse alle reti con un accumulo di 18.804 tonnellate di rifiuti solidi che non vengono trattati o riciclati al giorno. Ci si traduce in condizioni insalubri per le famiglie che vivono nella Striscia di Gaza, conclude la responsabile della Ong bolognese.

La storia di Salwa: acqua potabile solo tre volte a settimana

Se questa la situazione in quella zona, la storia di Salwa dimostra che qualcosa pu cambiare. E in meglio. Vedova, rimasta sola con un figlio disabile, vive in una casa dalle mura distrutte. Una perenne invasione di mosche. Condizioni igieniche insopportabili. Freddo in inverno, troppo caldo in estate. Il pozzo nero, intasato, non pu essere svuotato con regolarit: in famiglia dolori addominali e malesseri sono problemi all’ordine del giorno. La famiglia di Salwa pu ricevere acqua potabile solo tre volte a settimana, quando la municipalit riusce a raggiungere Rafah, comunit tra le pi vulnerabili della Striscia di Gaza. Grazie a GVC, la situazione ora cambiata. In meglio: grazie a un progetto sostenuto da Unicef attarverso fondi del governo giapponese, intervenuta per fornire a questa famiglia un serbatoio per l’acqua da 1.500 litri e una pompa per riempirlo. Ha poi garantito a Salwa e Mohammed acqua potabile e svuotato la fogna, ristabilendo condizioni igieniche ottimali nella casa danneggiata dal conflitto del 2014. Per la loro famiglia significa anche non dover pagare somme ingenti per avere acqua potabile.

Atwa: la fogna vicino alle camere da letto (quasi mai svuotata)

In un’altra comunit, questa volta a Khan Younis, una famiglia di quattordici persone vive in condizioni insopportabili in una casa piccolissima. Il buco che serve per raccogliere l’acqua fognaria vicino le camere da letto e non viene quasi mai svuotato. La salute dei bambini a rischio. Non c’era un altro posto in cui potessimo installare la latrina. Non potevamo permetterci di pagare pi di 30 euro al mese per svuotarla regolarmente racconta Atwa, contadino che guadagna 5 euro al giorno, unica entrata per tutta la famiglia. Anche in questo caso le difficolt sono tante e anche lavarsi un problema, dal momento che la sola fonte d’acqua accessibile per la famiglia il pozzo privato dei vicini, la cui acqua non sempre disponibile e costa loro circa 13 euro al mese. Le spese raddoppiano, poi, a causa della necessit di acquistare anche i kit igienici. Per aiutare Atwa e i suoi figli l’Ong, oltre a riabilitare la fogna, ha fornito kit igienici gratuiti, installato un serbatoio da 1.500 litri e distribuito taniche di acqua potabile due volte al mese.

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