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Cure alternative, urina e veleno di scorpione: così gli ultimi stregoni reclutano pazienti sul web

Set 2, 2016

BICARBONATO e escrementi di capra, veleno di scorpione e madonnine nei preservativi. Altro che pozioni magiche: chi si affida agli stregoni sembra bersi di tutto. Il metodo Hamer è solo uno dei rimedi che sembrano usciti dal Medioevo, e invece circolano, a volte uccidendo, nell’Italia di oggi.

Una donna col melanoma è morta a Torino nel 2014, trattata col metodo Hamer: “Liberati dai sensi di colpa”, le prescriveva la dottoressa. Lo stesso anno è scattata la condanna per il “dottor antichemio” Paolo Rossaro. Anche lui aveva usato con un malato di linfoma il metodo di Ryke Geerd Hamer, nato in Germania nel 1935 e ammalatosi di cancro, a suo dire, per lo shock della morte del figlio. Secondo la “nuova medicina germanica”, a provocare il cancro sarebbero gli squilibri psichici: risolti quelli, la malattia dovrebbe sparire. Quando però, anziché sparire, uccide, il caso finisce in procura. Se sono gli Ordini dei medici a intercettare lo stregone, possono provare a radiarlo. A volte – come nel caso di Stamina – la “pozione magica” viene somministrata in un ospedale pubblico. Ma nella maggior parte dei casi, è nel sottobosco social che i ciarlatani prosperano indisturbati.

“Mille italiani sono venuti a Cuba in due settimane”, esultava nel 2010 l’inventore del Vidatox, presunto farmaco anticancro a base di veleno dello scorpione azzurro, che vive solo sull’isola. La Finanza continuò per mesi a bloccare i flaconi commercializzati da una ditta albanese e somministrati a San Marino. Sempre a Tirana, il 16 ottobre 2012, una “gravissima alcalosi” da bicarbonato uccise Luca Olivotto, 28enne con un tumore al cervello che era finito nelle mani di Tullio Simoncini. L’autore di Il cancro è un fungo era stato radiato da un Ordine inorridito di fronte alla tesi secondo cui i tumori sarebbero causati da funghi, e per debellarli basterebbe creare al loro interno un ambiente alcalino. “Il chirurgo aveva detto a Luca che non poteva operarlo subito. E lui, per non aspettare, scelse la strada alternativa”, racconta Luigi Conte, segretario Fnomceo, la federazione degli Ordini dei medici.

Nel 2008 è toccato a Clara Palomba, 16enne di Firenze, malata di diabete. La sua curatrice, l’americana Marjorie Randolph, le consigliò di passare dall’insulina alle vitamine. Per nemesi, la stessa santona fu trovata morta in casa l’anno dopo, con le tracce di una pozione fai-da-te. Mentre Simoncini sembra passarsela meglio: a maggio 2015 due giornalisti, fintisi pazienti, lo rintracciarono in una clinica di Roma. Registrarono le sue parole (“Se fa la chemio è finita”) e la proposta di un’infusione in Albania.

“Possiamo radiare queste persone”, spiega Roberta Chersevani, segretaria della Fnomceo. “Ma loro possono fare ricorso alla Commissione centrale per gli esercenti professioni sanitarie”. Peccato che le decisioni di questo organismo siano state sospese a data da destinarsi da una sentenza di Cassazione del 2015. Ecco allora che Gabriella Mereu, 62 anni, di Cagliari, inventrice della “terapia verbale”, continua a dare consigli su Facebook. “Mi ero accorta che la mia anima non era più congruente con alcune parti del mio corpo. Avevo bisogno di reintegrarla. Così sono guarita”, racconta ad esempio sul social Alessandra Olgiati, ex malata di cancro. Radiata, la santona ha sfruttato l’opzione del ricorso. “Avevamo decine di pazienti a protestare sotto le finestre”, racconta Raimondo Ibba, presidente dell’Ordine di Cagliari. La più folkloristica fra le terapie della Mereu prevede di inserire una madonnina in un preservativo contro infezioni e infertilità.

“È surreale che in casi simili nessuno prenda una decisione perentoria”, chiosa Luca Pani, direttore dell’Agenzia italiana per il farmaco, che ha pubblicato un opuscolo anti-bufale. Quando ha attecchito, però, una stregoneria è dura da sradicare. Eleonora Brigliadori ha fatto ad esempio proseliti raccontando l’abitudine di bere urina per avvicinarsi all’immortalità. Il metodo Di Bella, diffuso a fine anni ’90, viene ancor oggi portato avanti dal figlio del dottor Luigi, Giuseppe. “Un caso di recente mi ha fatto male”, racconta Umberto Tirelli, primario del Centro oncologico di Aviano. “Era un giovane con un tumore ai testicoli. Poteva curarsi, ma voleva evitare la chemio e ha perso un anno cercando di guarire con il metodo Di Bella”.

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