• 26 Aprile 2024 1:31

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Corsa alla vaccinazione, boom di prenotazioni. Solo il 5% resta contrario  

Lug 24, 2021

AGI – Aumenta tra gli italiani la propensione a vaccinarsi, con una quota in crescita tra il mese di dicembre 2020 e giugno 2021, mentre al contempo diminuisce la percentuale di contrari. E’ la fotografia scattata nella ricerca Response Covid-19, condotta dall’Univesità Statale di Milano e da Swg attraverso interviste a un campione della popolazione prima delle parole del premier Mario Draghi che hanno impresso una ulteriore spinta a favore della vaccinazione.

Nel dettaglio, la disponibilità a vaccinarsi appare in continua crescita: a dicembre, secondo la precedente rilevazione, era il 60%, a marzo era l’80% e a giugno si è raggiunto l’85%. I contrati al vaccino sono invece una minoranza, che si è ridotta ulteriormente: a dicembre erano il 12%, oggi sono solo il 5%, mentre la percentuale di chi è poco disponibile a vaccinarsi passa dal 10% circa di marzo al 6% di giugno.

I più propensi a vaccinarsi, spiega ancora la ricerca, sono gli anziani over 65 e i giovani nella fascia 18-24. Le fasce d’età centrali (25-54 anni) sono quelle in cui c’è un maggior numero di indecisi o contrari al vaccino. Più del 10% dichiara di essere poco o per niente disponibile a fare il vaccino anti Covid-19.

Tra gli scettici, la principale preoccupazione riguarda gli effetti collaterali, anche se il numero è in diminuzione. A dicembre circa il 16% degli intervistati era preoccupato per gli effetti collaterali, oggi il 5%. Sono invece pochi quelli contrari ai vaccini per principio, solo il 3% della popolazione maggiorenne.

Quanto al tema dell’obbligatorietà del vaccino, oggi più del 50% degli italiani è a favore di questa misura, mentre a dicembre solo il 40%. I progressi del piano vaccinale sembrano quindi produrre maggiore consenso per l’obbligatorietà dei vaccini anti Covid-19, visti i positivi effetti sulla riduzione dei contagi. La maggior parte degli italiani non ha dubbi sulla sicurezza del vaccino e si fida della comunità scientifica (oltre il 60%).

“Questi dati – commenta Cristiano Vezzoni, autore dello studio – sono in netto contrasto con il peso che è attribuito alle posizioni no-vax nel dibattito pubblico”.

 

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