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Con la pandemia persi 40 mila liberi professionisti

Nov 4, 2021

AGI – Per dieci anni le libere professioni hanno registrato un vero boom: poi è arrivato il Covid che ha escluso dal mercato decine di migliaia di persone.

È l’allarme lanciato da Confcommercio, secondo cui dal 2008 al 2019 i libero professionisti sono cresciuti dell’89% (+10% nel 2019 rispetto al 2018). Quelli non iscritti a ordini professionali sono 429.000 e lavorano per il 98,9% nei servizi di mercato.

Rappresentano il segmento più dinamico dell’occupazione ma anche il più fragile, che ha risentito fortemente dell’effetto pandemia. Tra liberi professionisti ordinistici e non ordinistici – nel 2019 in totale rappresentavano oltre 1 milione e 400 mila lavoratori – se ne sono persi per strada almeno 40 mila.

Secondo l’indagine dell’ufficio studi di Confconmmercio, resi noti nell’ambito del convegno “Professioni Restart: la ripartenza fra opportunità e criticità”, alla crescita numerica non ha corrisposto quella dei redditi: infatti, se il reddito complessivamente generato da queste professioni è cresciuto di oltre il 40% nel periodo 2009-2019, quello pro capite è diminuito di oltre il 25% fermandosi a poco più di 15.900 euro.

Si tratta di professionisti del settore ambiente e sicurezza, amministratori di condominio, wedding planner, professionisti dell’ICT, designer, consulenti aziendali, formatori, professionisti del wellness, optometristi e guide turistiche.

Più della metà della categoria svolge attività scientifiche e tecniche ad elevata specializzazione che tra il 2008 e il 2019 sono cresciute del 71,6%.

Tuttavia, a registrare i più forti incrementi nello stesso periodo sono le attività complementari dei servizi alla persona, dall’istruzione +237,7% all’assistenza sociale +139%, al tempo libero +119%.

Secondo Confcommercio, se il settore non riprende, sarà difficile tornare ai livelli occupazionali pre-crisi: le professioni non ordinistiche sono in grado di creare nuove opportunità di lavoro anche nelle fasi di ripiegamento del ciclo economico e costituiscono uno dei principali driver di crescita dell’occupazione, pure in un contesto depresso dall’insufficiente dinamica della produttività totale dei fattori. Ma in questa fase hanno bisogno di attenzione. 

Confcommercio Professioni chiede, in via prioritaria, l’equo compenso per le prestazioni professionali e, per uscire dall’emergenza della pandemia, la rateizzazione straordinaria del complessivo debito fiscale accumulato,  politiche attive mirate per la riqualificazione professionale, un welfare su misura che permetta anche una maggiore conciliazione dei tempi vita-lavoro.

“Per ripartire dopo la pandemia – afferma Anna Rita Fioroni, presidente di Confcommercio Professoni – occorrono innanzitutto politiche su misura per i professionisti che con le loro competenze sono protagonisti dell’attuazione del Pnrr. In particolare, va introdotto l’equo compenso per le prestazioni professionali anche per le professioni non ordinistiche e soprattutto nei confronti della Pubblica amministrazione, vanno previste più consistenti agevolazioni per la transizione 4.0″.  

“Nel breve termine – sottolinea – occorre un intervento per la rateizzazione straordinaria del complessivo debito fiscale risultante alla data del 31 dicembre 2021”.     

“La pandemia ha inoltre dimostrato – aggiunge Fioroni – che sono necessari ammortizzatori sociali in via strutturale per i lavoratori autonomi professionali con riferimento soprattutto agli iscritti alla gestione separata Inps, e va valutata l’opportunità di rendere meno onerosa l’ISCRO introdotta in via sperimentale. Inoltre, le politiche attive per la formazione e riqualificazione professionale devono essere rivolte anche al lavoro autonomo professionale”.

“Alla luce del post emergenza – conclude Fioroni – è poi fondamentale facilitare l’accesso e la garanzia al credito mentre per il welfare vanno promosse le coperture previdenziali e sanitarie integrative rispetto a quelle offerte dal sistema pubblico e misure per la conciliazione vita-lavoro”.

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