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Con la pandemia c’è stato un boom di allergie agli acari

Mag 4, 2021

AGI – Altro che pollini. In questa nuova primavera in pandemia a dare il tormento agli italiani allergici sono gli acari, microscopici “animaletti” che si celano nella polvere.

Considerati “nemici invernali”, in tempi di Covid-19, ora che si trascorre più tempo in casa, diventano i principali responsabili di allergie. Lo sostiene Catello Romano, pediatra-allergologo e docente nel corso di formazione professionale ECM di Sanità In-Formazione per Consulcesi Club dal titolo “Allergie e Covid-19. L’aderenza alle terapie ai tempi della pandemia”.

I sintomi dell’allergia agli acari sono piuttosto comuni: starnuti, tosse e nei casi più gravi asma e dermatiti. “Da non confondere con i sintomi dell’infezione Covid-19 per evitare in questo modo di allarmarsi inutilmente”, sottolinea il docente. 

“È bene ricordare – continua l’esperto – che i sintomi di infezione Covid-19 comprendono: rinite, tosse, febbre, dispnea grave, spossatezza, perdita di gusto e olfatto. Mentre i sintomi dell’allergia respiratoria comprendono rinite con starnuti, prurito al naso, gocciolamento nasale, naso chiuso, congiuntivite, tosse secca, dispnea che si controlla con la terapia antiasmatica, perdita cronica di olfatto da poliposi nasale, prurito rinofarningeo e non è prevista la febbre”.

Gli acari sono minuscoli “animaletti” invisibili a occhio nudo (misurano circa un terzo di millimetro), si sviluppano principalmente negli ambienti caldi e umidi, con una temperatura compresa tra i 20 e i 30 gradi, e si nutrono prevalentemente di derivati della pelle umana e animale. Pochi milligrammi di forfora sono sufficienti a nutrire migliaia di acari per alcune settimane.

“Quando gli acari vengono a contatto con la pelle o con le mucose respiratorie dei pazienti allergici provocano una reazione infiammatoria che si può manifestare con prurito, dermatite, asma, rinite”, spiega Catello Romano.

“Al contrario di quanto si crede comunemente – prosegue l’esperto – i metodi convenzionali di bonifica ambientale, dall’aerazione della casa fino a misure drastiche come la eliminazione di materassi e cuscini di coperte ed altro, non portano a una riduzione della concentrazione degli acari nell’ambiente domestico. È necessario, invece, ricorrere a vari presidi che possiamo dividere in due: chimici e fisici”.

È compito del medico, secondo l’allergologo suggerire al singolo paziente il rimedio più efficace. “Bisogna, infatti, tener conto non solo dell’efficacia dei singoli presidi – osserva – ma anche dei costi e del livello di risposta del paziente.

La soluzione ideale è rappresentata dall’uso congiunto di federe, che isolano gli acari nei materassi e nei cuscini; di un acaricida (benzil-benzoato) usato su tappeti, divani, poltrone, moquette etc in grado di ammazzare gli acari; di un aspirapolvere con filtro ad acqua e microflitro HEPA che allontana fisicamente la polvere e gli acari impedendo che si verifichi il contatto con il paziente allergico e di disinquinatori d’aria che, oltre a ridurre la concentrazione di acari nell’ambiente, migliorano la qualità dell’aria respirata”.

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