La class action avviata a marzo scorso da Altroconsumo nei confronti di Samsung Italia ha ricevuto da oggi il via libera grazie a un’ordinanza del Tribunale di Milano. Come ricorderete infatti lo scorso anno, dopo attenti controlli in laboratorio, Altroconsumo aveva registrato una discrepanza che a volte raggiungeva anche il 40% tra la memoria effettivamente disponibile su alcuni dispositivi e quella nominale dichiarata dal produttore, a tutto svantaggio dei consumatori che pagavano per una quantità di spazio effettivamente inutilizzabile.
Ovviamente per i lettori più smaliziati la differenza tra quantitativo di memoria dichiarato ed effettivamente disponibile può sembrare un’ovvietà, ma per la maggior parte dei consumatori non è così e questi ultimi potrebbero quindi aver effettuato acquisti sulla base di valutazioni imprecise.
La class action riguardava in realtà anche alcuni prodotti Apple, ma trattandosi di due iter giuridici separati per il momento si è ottenuto il via libera contro la filiale italiana del colosso coreano.
“una decisione storica”, come la definisce Marco Pierani, direttore relazioni esterne per Altroconsumo, “perché legata a un’azione collettiva di risarcimento che nasce in Italia e i cui effetti ricadranno ovunque, investendo un colosso della telefonia e dell’elettronica presente sul mercato internazionale. L’obiettivo dell’azione di Altroconsumo è semplice e complesso insieme: eliminare le pratiche che negano la trasparenza vuol dire sgomberare elementi strutturali di disturbo allo sviluppo del mercato e alla fiducia dei consumatori. Imprese, operatori economici e consumatori non devono agire su fronti opposti: l’empowerment del consumatore può solo giovare ad un mercato in piena evoluzione di sistema” ha concluso Pierani.
Leggendo l’ordinanza apprendiamo che potranno aderire alla class action di Altroconsumo “i consumatori che abbiano acquistato in Italia nel periodo che va dal 16 agosto 2009 al 19 dicembre 2014 uno modello di smartphone o un modello di tablet distribuiti da Samsung Italia tra quelli compresi nel seguente elenco:
- A) smartphone
- A1) Ace 4 SM-G357FZ;
- A2) Ace II;
- A3) Core Plus SM-G350;
- A4) Express II SM-G3815;
- A5) Grand Neo GT-I9060;
- A6) Mini 2;
- A7) S III Mini GT-I8200;
- A8) S III Neo GT-I9301;
- A9) S4 mini (3G + 8GB);
- A10) S4 mini GT-I9195;
- A11) S5 mini SM-G800F;
- A12) X Cover;
- A13) X Cover 2;
- A14) Young;
- B) tablet
- B1) Note Pro;
- B2) Tab 3 10.1;
- B3) Tab 3 8″;
- B4) Tab 3 Lite;
- B5) Tab 4 10.1;
- B6) Tab S 8.4;
2) consumatori che abbiano acquistato in Italia nel periodo che va dal 16 agosto 2009 al 24 novembre 2014 un modello di smartphone o un modello di tablet distribuiti da Samsung Italia tra quelli compresi nel seguente elenco:
- A) smartphone
- A15) S4 GT-I9505;
- A16) S5 SM-G900F;
- B) tablet
- B7) Tab S 10.5″.
Chi sceglierà di aderire dovrà indicare per quale modello di dispositivo intende formulare la propria adesione, utilizzando la numerazione progressiva indicata nell’ordinanza, indicando il codice IMEI, ossia il numero univoco di identificazione del dispositivo, e allegando documentazione che costituisca prova dell’acquisto effettuato in Italia. Altroconsumo comunque mette a disposizione sul proprio sito maggiori informazioni di dettaglio su modelli, tempistiche e modalità di adesione utili per aderire all’azione risarcitoria.
A tale proposito chiariamo comunque che aderire alla class action non equivale ad ottenere con certezza un risarcimento, né il via libera dato dal Tribunale di Milano all’azione stessa equivale a una sentenza di colpevolezza per Samsung. Spetterà ora a un giudice, in una causa, valutare i pro e i contro ed emettere una sentenza.
In ogni caso secondo le stime, in determinate situazioni e per determinati modelli, in caso di successo si potrebbe arrivare a ottenere un rimborso massimo di circa 300 euro.