• 2 Maggio 2024 15:00

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Cgia, gli investimenti restano inferiori al pre-crisi del 19 per cento

Gen 19, 2019

MILANO – Banca d’Italia ha appena aggiornato la stima sulla crescita per il 2019, tagliandola dall’1 allo 0,6 per cento e facendo indispettire il vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio. La Cgia di Mestre allarga il campo di visione e – mettendo a confronto il presente con il pre-crisi – mostra quanto questi tassi di crescita allunghino la strada per un pieno recupero dell’attività economica, sempre che sia sventato il rischio di una recessione più pronunciata.

La nota settimanale dell’Ufficio studi degli artigiani riflette sul fatto che “rispetto l’anno ante-crisi (2007) dobbiamo ancora recuperare 4,2 punti percentuali di Pil e ben 19,2 punti di investimenti”. A generare questo gap sono stati “in gran parte il crollo degli investimenti pubblici e privati” e la diminuzione dei consumi delle famiglie, che da soli “costituiscono il 60 per cento circa dell’intera ricchezza prodotta dal paese ogni anno”.

A distanza di 10 anni, infatti, le spese dei nuclei “sono inferiori di 1,9 punti e il reddito disponibile, sempre delle famiglie, è in calo di 6,8. In materia di lavoro, l’occupazione è aumentata dell’1,7 per cento, mentre il tasso di disoccupazione è cresciuto dell’84,4 per cento. Se, infatti, nel 2007 il tasso di coloro che era alla ricerca di un’occupazione si attestava al 6,1 per cento, nel 2018 è salito al 10,5 per cento (dato ancora ufficioso)”. Pur avendo recuperato in termini di occupati (23,3 milioni l’anno scorso contro i 22,9 del 2007), a dare una fotografia della fragilità di questo recupero è il crollo delle ore lavorate: tra il 2007 e il 2017 (ultimo anno in cui il dato è disponibile) il monte ore è sceso a 43,2 miliardi (-6,1 per cento che in termini assoluti equivalgono a – 2,7 miliardi di ore). Se a questo dato si aggiunge il boom dei contratti a termine (cresciuti di un quarto nel raffronto col pre-crisi), si completa l’immagine della precarietà occupazionale.

Principali indicatori economici Italia: confronto 2007 – 2018 (valori %)
PIL INVESTIMENTI CONSUMI

FAMIGLIE

REDDITO

DISPONIBILE DELLE FAMIGLIE

OCCUPATI

DISOCCUPATI

EXPORT

-4,2 -19,2 -1,9 -6,8 +1,7 +84,4 +13,9

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati ISTAT e Prometeia

Tra le poche voci positive si registra l’export: “A distanza di un decennio le vendite all’estero sono cresciute del 13,9 per cento”. “Sebbene negli ultimi cinque anni il Pil sia tornato a crescere, il risultato è presto detto: rispetto l’anno pre-crisi siamo meno ricchi, sono franati gli investimenti, spendiamo meno e abbiamo più disoccupati”, ha annotato il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo.

La Cgia ha previsioni un po’ più ottimistiche sulla crescita del 2019, fissata allo 0,8 per cento grazie alla previsione di un incremento dell’1,9 per cento degli investimenti, del +1,1 per cento dei consumi delle famiglie. “Seppur in frenata, l’export aumenterà del 2,9 per cento, a dimostrazione che le nostre produzioni continuano a essere apprezzate dai mercati internazionali”. Anche in questo caso, comunque, non si esclude che “se la crescita del Pil dovesse essere molto inferiore del +1 per cento stimato dal Governo Conte, quest’ultimo dovrà approvare una manovra correttiva già prima dell’estate”. Sarebbe un compito non da poco, “visto che entro la fine di quest’anno bisognerà trovare 23 miliardi di euro per evitare l’aumento dell’Iva che, altrimenti, scatterà dal 1° gennaio 2020”.

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