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Caso Arata e fondi russi, Conte e Di Maio non affondano il colpo – L’HuffPost

Lug 22, 2019

La politica è “come una banca” e va “usata”. Le intercettazioni citate in una informativa della Dia di Trapani piombano sul tavolo del governo. Da queste parole si evincerebbe una complicata trama per nominare il leghista Armando Siri al governo e in qualche modo influenzare il ruolo di Luigi Di Maio. Quelle di Paolo Arata sono frasi che scottano e che fanno capolino nella settimana più complicata per la sopravvivenza del governo. Inizia così un giro di telefonate e di contatti. L’ordine di scuderia, in un passaparola tra il premier Conte e lo stato maggiore dei 5Stelle, è quello di non affondare il colpo contro la Lega, né sul caso Arata né mercoledì quando il presidente del Consiglio dovrà fornire alle Camere un’informativa sui presunti fondi russi destinati al Carroccio. È in questa sede che Conte, riferiscono fonti a lui vicine, terrà un discorso non solo in qualità di premier ma anche da giurista.

Giurista nel senso che non entrerà nel merito delle indagini. Non parlerà del ruolo di Savoini, che avrebbe fatto da intermediario tra la Russia e la Lega, né del fatto che Matteo Salvini non poteva non sapere, come sostengono le opposizioni. Niente di tutto questo. Il premier sta scrivendo un’informativa in difesa dell’esecutivo e del ruolo dell’Italia nello scacchiere internazionale nell’ambito dell’alleanza atlantica. Non farà una difesa a spada tratta del ministro dell’Interno ma neanche affonderà il colpo.

L’informativa sarà il più istituzionale possibile “affinché ci sia la massima trasparenza”, come precisano fonti di Palazzo Chigi. Non si tratta quindi di una sfida al vicepremier leghista, bensì – viene sottolineato – di rispetto nei confronti delle Camere. Conte difenderà quindi il governo nella sua collegialità ma ciò potrebbe trasformarsi in una sfida diretta qualora Salvini dovesse decidere di parlare dai banchi della Lega.

Per adesso sia Conte sia Di Maio stanno ben attenti a non provocare l’alleato che a tratti sembra diventare un avversario quando provoca il Movimento 5 Stelle sul fronte dell’Autonomia. Sulle nuove intercettazioni di Arata, il capo M5s in un Facebook live dice così: “È gravissimo. Se qualcuno, esterno al governo, ha provato a manipolare le scelte di governo, a controllare o sabotare l’azione del M5S, pretendo – e lo chiederò alla magistratura – la massima chiarezza”, dice Di Maio. Da notare un passaggio di non poco conto. Il vicepremier grillino tira in ballo la magistratura. Chiederà alla magistratura di farà chiarezza, non alla Lega e ai diretti interessati. Tutto ciò per non minacciare ulteriormente la stabilità gialloverde. La linea che tiene il Movimento 5 Stelle ormai da qualche tempo è quella di non rimanere con il cerino in mano. Ovvero “dovrà essere Salvini a prendersi la responsabilità dello strappo”.

Il pressing interno su Salvini per una rottura cresce di ora in ora, alimentato anche dai sondaggi che, nonostante le inchieste, danno la Lega in costante crescita. Il titolare del Viminale nega la voglia di rimpasto ma, mette nel mirino il titolare del ministero dei Trasporti, attaccato peraltro anche da un fedelissimo di Di Maio, come Max Bugani, furioso per il sì del ministero al passante di Bologna. Per adesso un incontro tra Salvini, Conte e Di Maio non sembra esserci, sebbene il premier attenda un confronto con il leader leghista prima della sua informativa sui fondi russi.

Intanto aleggiano minacce di crisi più o meno velate. Ma a proposito di questo negli uffici M5s vanno dritti al punto: “Salvini ci dica cosa vuole fare. Vuole un rimpasto di governo? Vuole la crisi? A noi non è arrivata alcuna richiesta”. Il fronte caldo, tra riunioni e Consiglio dei ministri, è quello sull’Autonomia. Il leader M5S sceglie di non mandarle a dire: “La riforma va fatta, ma dobbiamo scriverla bene. Se qualcuno sta giocando a spaccare l’Italia o il governo, non lo permetteremo a nessuno”, avverte il vicepremier.

I nodi, sull’Autonomia, verranno al pettine con le riunioni ristrette – decisiva quella con i tecnici del Mef – convocate dal premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi domani pomeriggio. Premier che, in queste ore, non si sbottona sulle minacce di crisi o di ribaltone, convinto che in fondo sono dinamiche politiche nelle quali non vuole entrare. Anzi, risponde alle polemiche convocando già per giovedì parti sociali e imprese sulla manovra. E rivendicando, così, il ruolo di premier davanti a Salvini.

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