Non ha trovato sicuramente la giornata pi favorevole il Tesoro per piazzare il nuovo BTp decennale: le tensioni legate al contesto politico italiano e l’ipotesi di elezioni a stretto giro di posta; i dati sull’inflazione tedesca che contribuiscono a creare dubbi sul proseguimento dell’azione Bce, ma anche un ritorno dell’avversione al rischio su scala globale (che ha raggiunto anche quella Wall Street fino a qualche giorno fa spinta dall’effetto Trump) hanno finito per condizionare l’esito dell’asta di ieri.
Cos si spiega perch il nuovo benchmark con scadenza giugno 2027 sia stato piazzato per un ammontare di 4 miliardi di euro al 2,369%, un tasso superiore di ben 60 centesimi rispetto al precedente decennale emesso a dicembre e che in asta su queste durate non si vedeva addirittura da ben 27 mesi. Anche le richieste sono leggermente scese rispetto al passato, risultando pari a 1,29 volte l’offerta (da 1,42) e rimanendo comunque rassicuranti, tanto che gli analisti obbligazionari quasi in coro hanno sottolineato con favore come il Tesoro sia in fin dei conti riuscito a collocare l’intero importo annunciato.
Oltre al decennale, sul mercato primario sono infatti finiti anche titoli con scadenza 5 anni per complessivi 2,75 miliardi a un rendimento lordo dello 0,914% e un CcTeu con scadenza febbraio 2024 allo 0,684% registrando una domanda pi sostenuta (rispettivamente 1,32 volte l’offerta per il BTp quinquennale e 1,43 per il titolo a tasso variabile). Sul secondario, del resto, la tensione che pure va avanti ormai da qualche settimana non certo stata da poco: se si guarda all’Italia, il rendimento decennale si attestato al 2,33%, massimi dall’estate del 2015, mentre lo spread rispetto al Bund tedesco salito fino a quota 188, riportandosi addirittura sui livelli del maggio 2014.
Il fatto che a essere venduti siano stati un po’ tutti i titoli dell’Eurozona con eccezione di quelli della Germania (e al di fuori dell’area euro, i Treasury Usa e i Gilt britannici) dimostra se non altro che una certa componente di avversione al rischio ha avuto un ruolo rilevante, al di l delle problematiche italiane. Sulla scadenza decennale il BTp ha comunque subito in maniera superiore la pressione rispetto agli OaT francesi (+3 centesimi all’1,06%) e ai Bonos spagnoli (+4 centesimi all’1,63%), mentre soltanto il Portogallo (+12 centesimi al 4,24%) e la Grecia sonoramente redarguita dal Fondo monetario internazionale venerd scorso (+40 centesimi al 7,63%) hanno fatto peggio.
L’elemento di ulteriore disturbo di ieri, su questo versante, stato rappresentato dai dati sull’inflazione tedesca. Le cifre preliminari relative a gennaio evidenziano infatti un ulteriore avvicinamento dell’indice dei prezzi al consumo in Germania alla soglia critica del 2%, dalla quale distano ormai un solo centesimo. Gli analisti si aspettavano per la verit in media un dato ancora pi elevato, ma questo non sar sicuramente sufficiente per attenuare le pressioni nei confronti della Bce.
Mario Draghi, al termine dell’ultimo Consiglio dell’Eurotower da lui presieduto ormai quasi due settimane fa, si difeso ricordando le 4 condizioni necessarie che dovr avere il rialzo dell’inflazione (a medio-lungo termine, durevole, sostenibile e diffusa in tutta l’Eurozona) prima che lo stimolo monetario possa essere ridotto. Ieri un piccolo aiuto in questo senso arrivato da Ewald Nowotny, che ha escluso qualsiasi decisione sul quantitative easing prima dell’estate. Entro la fine del 2017 discuteremo su quello che succeder in futuro, ha spiegato il Governatore della Banca d’Austria, non certo una colomba all’interno del board, aggiungendo che in estate avremo migliori informazioni per prendere una decisione e avvertendo anche che un’interruzione troppo rapida degli acquisti potrebbe mettere a rischio la ripresa.
Oggi, insieme a quelli di Francia e Spagna, sono in programma i dati relativi all’intera Eurozona, dai quali potrebbe trasparire un’accelerazione della dinamica dei prezzi relativamente pi contenuta (le attese medie sono per un tasso dell’1,5%), ma soprattutto legata alle sole componenti volatili quali i prezzi di petrolio e altre materie prime. Per molti analisti il tasso core che le esclude potrebbe anzi non schiodarsi dallo 0,9% di dicembre, ma non detto che tutto ci sia sufficiente per mitigare le pressioni sull’obbligazionario e sui BTp in particolare.(Ma.Ce.)
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