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Bosnia: 25 anni dopo la guerra l’Ue resta un miraggio

Nov 28, 2019

ASPETTATIVE DELUSE

Ma l’Italia continua a sostenere domanda di adesione di Sarajevo a Bruxelles

di Gerardo Pelosi

28 novembre 2019


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Il Governo italiano ha sostenuto, nell’ultimo Consiglio europeo, l’avvio del processo di adesione alla Ue della Bosnia e della Macedonia del Nord contro l’avviso contrario di Francia, Olanda e Danimarca

3′ di lettura

SARAJEVO – È passato quasi un quarto di secolo dalla guerra dei Balcani e dall’assedio di Sarajevo ma quell’orizzonte di integrazione nelle istituzioni euro-atlantiche resta, per molti di quei Paesi, ancora lontano. È il caso della Bosnia dove, secondo un recente sondaggio, la percentuale di chi si dichiara a favore dell’adesione alla Ue è calato dal 75% del 2006 al 45% del 2018.

Un pericoloso campanello d’allarme che dimostra la meno forte capacità di attrazione dell’Unione per i Paesi dei Balcani. In questo quadro, l’Italia continua a investire nella sicurezza e stabilità di quell’area consapevole che da lì dipende in larga misura anche la sua sicurezza interna.

Italia a favore dell’adesione di Bosnia e Macedonia del Nord alla Ue

Per questo motivo il Governo italiano ha sostenuto, nell’ultimo Consiglio europeo, l’avvio del processo di adesione alla Ue della Bosnia e della Macedonia del Nord contro l’avviso contrario di Francia, Olanda e Danimarca. Una delegazione della Commissione Esteri della Camera guidata dalla presidente Marta Grande (5 Stelle) e dal vicepresidente Piero Fassino (Pd) è da ieri, 27 novembre, a Sarajevo per incontri con le autorità bosniache e per intervenire alla Conferenza promossa dall’ambasciata italiana in occasione del 155esimo anniversario dell’apertura del primo Consolato italiano in Bosnia.

Balcani occidentali, Fassino: sbloccare processo integrazione europea

Piero Fassino, che da sottosegretario agli Esteri aveva seguito a vicino le vicende della guerra non sembra avere dubbi: «Il percorso di integrazione europea dei Balcani occidentali – afferma – va ripreso, rimuovendo lo stop del Consiglio europeo di ottobre. Sono passati 24 anni dalla fine della guerra nei Balcani ed è tempo che l’Ue onori la promessa di allora di integrare i Balcani per garantire alla regione pace, stabilità e sicurezza». Secondo Fassino «è necessario accelerare i negoziati di adesione in corso con Serbia e Montenegro, avviarli con Nord Macedonia e Albania e riconoscere lo status di candidato alla Bosnia Erzegovina. Non farlo significa frustrare le aspettative dei popoli dei Balcani e ridare spazio alle pulsioni nazionalistiche che molte tragedie hanno causato nella regione e in Europa». L’Italia, secondo Fassino, ha sempre espresso pieno sostegno all’integrazione europea dei Balcani e vuole giocare un ruolo propulsivo per la ripresa del percorso di integrazione perché «a 100 anni dalla fine della prima guerra mondiale che ebbe il suo inizio nell’attentato di Sarajevo, è tempo che ai Balcani sia riconosciuto il loro posto nella casa comune europea».

Grande: disponibili all’ingresso nella Ue

Analisi condivisa dalla presidente Marta Grande secondo la quale la diminuzione del potere di attrazione della Ue deriva anche dai numerosi problemi che in questi anni sono emersi in tutta la loro gravità in Europa dalla crisi dell’eurozona, ai problemi sociali, alla lunghezza e alla complessità del processo di adesione ma «il nostro messaggio di disponibilità all’ingresso nella Ue deve essere chiaro». Marta Grande ha moderato (insieme a Piero Fassino e Maurizio Lupi) uno dei panel della conferenza internazionale organizzata dal titolo “Italia e Bosnia Erzegovina: Balcani e Ue da un secolo all’altro. 155 anni dal primo Consolato Generale d’Italia a Sarajevo”, a cui partecipano analisti ed esperti bosniaci, italiani e internazionali. Presentato per l’occasione un libro sulla storia dei rapporti tra i due paesi, dall’apertura del primo Consolato Generale d’Italia a Sarajevo avvenuto il 20 giugno 1863 fino all’impegno italiano durante la guerra degli anni Novanta e nella costruzione della pace.

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