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Borse Ue deboli, lo spread sfiora quota 150 punti

Dic 15, 2017

MILANO – Ore 10:00. Borse deboli nell’ultima seduta di una settimana caratterizzata dalle decisioni dei banchieri centrali: in Usa e Cina è arrivata una doppia stretta monetaria, mentre la Bce non ha toccato i tassi ma Draghi ha per la prima volta fatto una previsione di inflazione al 2020, spiegando che sarà ancora sotto il 2%. Milano segna un calo dello 0,14%. Londra lima lo 0,04%, Francoforte lo 0,2% e Parigi lo 0,1%. A Piazza Affari soffre nettamente Ferragamo dopo la mancata conferma degli obiettivi.

Apertura in rialzo per l’euro che viene scambiato a inizio seduta a 1,1784 nei confronti del biglietto verde. Dollaro/yen a 112,20. La moneta unica è il lieve ribasso rispetto allo yen a 132,23. Lo spread, dopo la chiusura di ieri a 147 punti, si è ora allargato a 149,6. Il tasso di rendimento è al 1,790%. Sull’Italia si sente già qualche tensione legata al prossimo voto politico e all’incertezza sullo scenario post-urne.

Stamattina la Borsa di Tokyo ha chiuso al ribasso per la quarta seduta consecutiva, con l’indice Nikkei che ha ceduto lo 0,62% tra le incertezze degli investitori sulle possibilità di approvazione definitiva della riforma fiscale americana, con i tagli voluti dal presidente Trump ma contestati da parte dei repubblicani. L’indice principale del mercato giapponese ha così lasciato sul terreno 141,23 punti e si è fermato a quota 22.553,22. Nel corso della settimana, il Nikkei ha perso complessivamente l’1,13%. L’indice Tankan relativo alle grandi imprese manifatturiere del Giappone si è attestato a 25 punti nel quarto trimestre, in miglioramento rispetto ai 22 punti della passata rilevazione. Il dato è superiore alle attese.

Gli stessi timori sulla riforma fiscale Usa hanno depresso ieri sera Wall Street, con il Dow Jones che ha chiuso a -0,31% e il Nasdaq a -0,28%.

Il prezzo del petrolio è in rialzo sui mercati asiatici, a causa della chiusura e della messa in sicurezza dell’oleodotto Forties che parte dal Mare del Nord in attesa che il suo operatore Ineos faccia nuove ispezioni della sottile crepa che ne ha causato la chiusura. Il barile del light crude, consegna a gennaio, è stato scambiato a 57,24 dollari sui principali circuiti asiatici. In rialzo anche il prezzo del barile del Brent, consegna a febbraio, è a quota 63,42 dollari. Con la chiusura di Forties e la riduzione dell’offerta, tale arresto favorisce un rialzo dei prezzi, proprio quando l’Aie, l’Agenzia internazionale dell’Energia, ha contraddetto le previsioni dell’Opec per il 2018, secondo cui invece la crescita dell’offerta potrebbe sorpassare la domanda. L’oro è in rialzo in Asia a 1.256,52 dollari l’oncia segnando un progresso dello 0,29%.

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