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Borse chiusura in rosso dopo la Bce e con la Fed, l’Eurogruppo bacchetta la Grecia

Set 10, 2016

MILANO – I listini europei chiudono in rosso, il giorno dopo le parole con cui il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha lasciato invariato il costo del denaro e preso tempo sull’ampliamento del Quantitative easing. L’Eurotower, nonostante l’aggiornamento sulle stime di salute del Vecchio continente, ha mantenuto stabile il programma di liquidità per i mercati da 80 miliardi al mese, confermandolo fino a marzo 2017. Milano ha perso l’1,26%, Londra l’1,19%, Francoforte lo 0,95% e Parigi l’1,12%. Negativa anche Wall Street: il Dow Jones ha ceduto il 2,12%, il Nasdaq il 2,54% e lo S&P 500 il 2,4%.

Ad appesantire i mercati, il nuovo monito dell’Eurogruppo, tenutosi a Bratislava, alla Grecia. In proposito, il presidente dell’organismo che riunisce i ministri dell’Eurozona, l’olandese Jeroen Dijsselbloem ha detto che bisogna accelerare sulle riforme. “Alcuni esborsi – ha ricordato Dijsselbloem – sono collegati ad alcune tappe, impegni, che vanno rispettati. C’è molta pressione su questo.

Nel corso dell’estate è stato fatto poco lavoro e questo può avere delle spiegazioni, ma ora quella scusa non c’è più, quindi bisogna tornare al lavoro e accelerare sulle riforme”. Ad Atene è prevista l’assemblea dei paesi mediterranei dell’Ue. Alla riunione convocata dal premier ellenico Alexis Tsipras partecipano il il presidente del consiglio Renzi e il presidente francese Hollande; l’obbiettivo è rafforzare il coordinamento e la cooperazione in vista del vertice tra gli stati mediterranei dell’Ue del 16 settembre, che si terrà sempre a Bratislava.

Sul fronte macro, invece, in Germania il surplus commerciale di luglio scende 19,4 miliardi di euro dai 21,4 del mese precedente e sotto le attese (consensus 22 miliardi) e in Francia la produzione industriale a luglio scende dello 0,66%, dato inferiore alle stime che indicavano +0,2%, mentre peggiora il deficit commerciale che arriva a 80,8 miliardi a luglio contro i 61,8 del mese precedente. In Spagna la produzione industriale annuale a luglio cresce dello 0,3% contro lo 0,8% della rilevazione precedente.

Chiusura in territorio negativo negativo per Wall Street. Il Dow Jones perde il 2,12% a 18.087,77 punti, il Nasdaq cede il 2,54% a 5.125,91 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 2,4% a 2.128,02 punti. A tener banco sono stati il dato sulle scorte e sulle vendite all’ingrosso Usa, due indicatori che forniscono agli operatori qualche indicazione sullo stato di salute della Corporate America. Dopo Il rialzo del mese precedente, in luglio le scorte di magazzino all’ingrosso sono rimaste invariate, deludendo le previsioni. Secondo quanto reso noto dal dipartimento del Commercio americano, le scorte sono appunto rimaste ferme, come anticipato dalla lettura intermedia di metà mese, mentre gli analisti attendevano un incremento dello 0,1%. A giugno il dato era salito dello 0,3%. Le vendite all’ingrosso sono calate dello 0,4%, meno del +1,9% di giugno. Per questo, all’attuale ritmo di vendita, occorrerebbero 1,34 mesi per esaurire completamente le scorte, più degli 1,33 mesi del mese precedente, ma meno del picco di 1,37 mesi di gennaio. Negative per i mercati anche le parole di Daniel Tarullo, membro del board della Federal Reserve, durante un’intervista all’emittente televisiva Cnbc, secondo cui un aumento dei tassi di interesse non è escluso quest’anno.

A Piazza Affari, ancora in tensione il comparto bancario, dopo che la Bce ha anche lasciato invariati i tassi: quello sulle operazioni di rifinanziamento principali allo 0%, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale allo 0,25% e quello sui depositi al -0,40%. Tutti tassi che rendono complicato il business tradizionale delle banche, che faticano a fare utili prestando i soldi a imprese e privati. Non a caso molti istituti europei, a partire dalla tedesca Deutsche Bank per finire con l’Italiana Mps, vivono un momento difficoltà. Mps ha aperto debole oscillando più volte sulla parità per poi chiudere in calo, dopo le dimissioni dell’amministratore delegato Fabrizio Viola, annunciate ieri a mercato chiuso. Siena cerca quindi un nuovo timoniere per rilanciare la banca e promuovere sul mercato una maxi ricapitalizzazione. In proposito il pole position ci sarebbe Marco Morelli, numero uno di Merrill Lynch in Italia, e Fabio Gallia a capo della Cdp. Quello che è certo è che, a differenza di Unicredit che per scegliere il nuovo ad ha impiegato oltre sei settimane, il futuro timoniere di Rocca Salimbeni sarà nominato in tempi brevi.

Le Borse asiatiche stamani hanno chiuso sulla partita, a Tokyo l’indice Nikkei termina sostanzialmente piatta (+0,04%) favorito dalla debolezza dello yen, mentre Shanghai ha perso lo 0,55%. In Cina l’inflazione cresce nel mese di agosto dello 0,1%, mentre il dato annualizzato è in aumento dell’1,3%. Da segnalare il tonfo della Corea del Sud, con l’indice Kospi giù dell’1,25% dopo il terremoto artificiale registrato in Corea del Nord in seguito al nuovo test nucleare effettuato da Pyongyang.

Nel complesso, tutti i listini mondiali sono in una fase di stallo, in attesa che si ricomponga il puzzle delle Banche centrali chiamate a prendere decisioni importanti. In proposito, la Fed, che resta orientata a un piccolo rialzo dei tassi, probabilmente aspetterà l’esito delle elezioni presidenziali di novembre prima di aumentare nuovamente il costo del denaro, come ha fatto nel dicembre 2015, dopo anni di immobilismo.

Sul fronte dei cambi, in attesa del nuovo intervento della Fed e dopo che ieri la Bce, assecondando i desiderata della Germania, ha lasciato invariata la sua politica monetaria, l’euro torna a rafforzarsi sopra quota 1,126 dollari. Perde quota invece il petrolio, dopo la volata di ieri, innescata dalla pubblicazione dei dati del dipartimento Usa dell’energia che hanno registrato un calo delle scorte settimanali. Il Wti, contratto con consegna a ottobre, scende a 46 dollari al barile.

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